Qui ci attendeva il treno e la scorta per il viaggio. Qui ricevemmo i primi colpi: e la cosa fu così nuova e insensata che non provammo dolore, nel corpo né nell’anima. Soltanto uno stupore profondo: come si può percuotere un uomo senza collera?
Primo Levi, Se questo è un uomo, 1958
La citazione non sembri sproporzionata. Lo stesso Levi condividerebbe l’allarme e l’angoscia segnale a cui, con la sua vita e la sua opera, ci ha indotto e sempre ci induce affinché manteniamo vigile attenzione al manifestarsi del pericolo. Il pericolo è la violenza inutile, non mentalizzata. L’aggressione che accade improvvisa e provoca, ancor prima del dolore, lo stupore.
Lo stupore pervade ogni riga della cronaca dei fatti di Genova che Davide Rossi decide di pubblicare oggi a sei anni di distanza. Sei anni dopo averli vissuti in prima persona, avendo evitato i colpi al corpo ma non quelli all’anima.
Curiosamente anche il racconto di Davide Rossi, che è il racconto di un viaggio iniziatico, sacrificale, come quello di Levi, inizia con un treno e con la descrizione dei primi sintomi di un processo che conosciamo bene ma che troppe volte non siamo in grado di prevenire; anche quando viene annunciato da fonti autorevoli e a tutta voce. Il prologo avviene alla Stazione Centrale di Milano dove la polizia scorta i giovani che intendono recarsi nel capoluogo ligure per protestare le loro ragioni sul palcoscenico del G8. I ragazzi vengono intercettati e condotti lungo il binario: Le forze dell’ordine non solo fanno svuotare loro zaini e borse riversando tutto per terra, aprire i sacchi a pelo, ma li obbligano a spogliarsi sino a rimanere in mutande e reggiseno, e qualcuna con la maglietta, le ragazze, lì, ai piedi dei vagoni.
Le ragioni di questo comportamento sono solo apparentemente di prevenzione e profilassi a possibili violenze; piuttosto, oggi possiamo comprenderlo, tale azione di polizia prelude alla violenza gratuita che caratterizzerà gli interventi repressivi dei celerini a Genova. Violenza, questa sì, annunciata, addirittura dal Primo Ministro, a gran voce attraverso le sei televisioni che trasmettevano sotto il suo controllo. Gli effetti della grande paranoia organizzata e diffusa mediaticamente, non potevano che realizzarsi puntualmente come erano stati preannunciati. Ovvero, non tanto in una logica di scontro tra parti avverse predisposte alla reciproca aggressività, ma in una logica di aggressione violenta da parte degli armati nei confronti degli inermi, che culminerà nell’omicidio di piazza Alimonda e nella macelleria messicana della scuola Diaz di Bolzaneto.
Nell’appassionato ma lucido racconto di Davide Rossi ogni fatto viene descritto con precisione oggettiva ma anche con calore emotivo e secondo la prospettiva soggettiva di un manifestante che gode dei privilegi del giornalista, condivide nei confronti del proprio gruppo sindacale la responsabilità organizzativa, ma scende in prima linea con la convinzione del rivoluzionario non violento. Del rivoluzionario che crede che la rivoluzione verrà dalla luce e non dalla tenebra che avvolse la mente di troppi, in quei giorni.
Un rivoluzionario anomalo, Davide Rossi, uno che non costruisce barricate tra sé e il nemico ma che, piuttosto, le smantella con la pazienza e l’irruenza della parola, in forma di racconto e di teatro. Teatro in forma di memoria. Ricordiamo, con emozione (per avervi partecipato oltre che assistito), le narrazioni teatrali di Davide Rossi: monologhi o dialoghi aperti su personaggi importanti del nostro recente passato. Indimenticabile la piéces tenuta qualche anno fa sulla banchina del porto di Ponza dedicata a Sandro Pertini; ma anche il bel lavoro su Lorenzo Milani, replicato a Milano negli stessi anni. E il racconto biografico su Umberto Saba, i cui lavori preparatori a cura di Emanuele Scotti e di Davide Rossi sono stati raccolti in un quaderno recentemente pubblicato dallo stesso editore – Alea di Milano – , che oggi ci propone Con il cuore nei giorni di Genova. Ci piacerebbe che il poliedrico autore ce lo raccontasse da un palco con la stessa passione con cui avvince i suoi giovani alunni. Attraverso le sue lezioni e le pagine di questo suo libro, il giovane maestro insegna, alla generazione che lo segue, a riconoscere i tristi segni che preannunciano il riemergere improvviso della violenza gratuita e inutile; la quale sgorga tra le fibre consunte di un tessuto sociale logorato da anni di sospensione della democrazia e della partecipazione, così come tra quelle di povere menti dove la trama degli insegnamenti della storia non si è intrecciata alle maglie di una ben tessuta etica relazionale.
Il libro: Davide Rossi, Con il cuore nei giorni di Genova, Alea editore, Milano 2007, che contiene una presentazione di Haidi Gaggio Giuliani e una introduzione di Vittorio Agnoletto, può essere richiesto al Centro Studi Anna Seghers inviando una e-mail a: annaseghers@libero.it