Durante l’ultima edizione del Film Festival di Locarno è stato proiettato il documentario “Le vénérable W.” di Barbet Schröder (Francia, 2017) sull’influente monaco buddista birmano Wirathu. Nella sala osservo il pubblico, prevalentemente femminile, con un’ammirazione per il buddismo che lo si legge
ContinuaThe Reagan Show, produzione documentaristica statunitense finanziata dalla CNN e realizzata da Pacho Velez e Sierra Pettengill, ripercorre gli anni ’80 della presidenza Reagan ricostruendo il suo approccio mediatico e il dialogo con il segretario generale del PCUS Mikhail Gorbachev. Questo documentario,
ContinuaTra le pellicole degne di nota di questa 70esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno vi è senza dubbio Das Kongo Tribunal di Milo Rau (Svizzera 2017, 100’). Questo vivace e godibile documentario ha il merito di affrontare un tema spinoso e
ContinuaLa recensione di Zeno Casella (leggi qui) sul documetario A campaign of their own proiettato al Locarno Festival inerente la campagna elettorale di Bernie Sanders, mi consente di riflettere a mia volta sui contenuti emersi dalla visione del film, i quali, al di
ContinuaIl sipario si chiude su Locarno70 sulle note dei Gotthard, rock band ticinese. Un documentario ben realizzato da Kevin Merz; un documentario che risulta essere una delle scelte più azzeccate dalla direzione artistica. Sì, perché se i numeri premiano il Locarno Festival,
ContinuaIl Festival di Locarno, persa la parola “film”, dopo aver evanescentemente perso quella “internazionale”, offre molto cinema occidentale, per altro poco convincente. Abbiamo visto ad esempio quattro donne svampite, una madre francese depressa (“Domani e tutti gli altri giorni” di Noémie Lvovsky),
ContinuaCon il Pardo d’oro alla del tutto non convincente video installazione “Mrs. Fang” del cinquantenne cinese anticomunista e francese d’adozione Wang Bing, già a Venezia nel 2010 con il brutto, noioso e politico “I dannati di Jabiangou”, sì è chiusa una delle
ContinuaFinalmente, al Locarno Festival di quest’anno, abbiamo trovato un documentario esplicito, di denuncia sociale, impegnato, e soprattutto senza troppe ambiguità: senza cioè quel politically correct che intorpidisce ormai troppo spesso il dibattito storico e intellettuale anche nella cinematografia. “CHoisir à vingt ans”
ContinuaLa corrente filosofica russa del cosmismo è al giorno d’oggi tutt’altro che dimenticata. Lo dimostra il coraggioso tentativo del regista Anton Vidokle, il quale, alla 70esima edizione del Locarno Festival ne dedica un film: Immortality for All: A Film Trilogy on Russian
ContinuaGee, would I rather be ass raped with a tree branch or a hot poker? È con questa disillusa e rassegnata domanda che potremmo riassumere l’animo di buona parte dei protagonisti di A campaign of their own di Lionel Rupp (Svizzera 2017, 74’), un
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