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Una risposta a Marco Chiesa: la destra populista sta con i manager!

Secondo un recente sondaggio commissionato dalla Confederazione e realizzato dall’Istituto di criminologia dell’università di Zurigo, la Svizzera ha perso il primato di “oasi felice” europea. La retorica della destra populista mostra come l’aumento dei casi di furto, d’omicidio e delle lesioni sono da attribuirsi all’apertura delle frontiere, e dunque dall’arrivo dello straniero criminale in Svizzera. Questa è la tesi portata da Marco Chiesa (UDC) in un suo recente articolo sul tema. Ma è lo stesso professore Martin Killias responsabile dello studio in questione che non condivide questa interpretazione e ritiene che l’aumento degli atti microcriminali non sono dovuti all’apertura delle frontiere: “Prima di Schengen veniva controllato soltanto il 3% dei passaggi alla frontiera. Non fa una grande differenza”.

La visione del Signor Chiesa e della “destra” si concentra dunque su una questione di poco peso, tralasciando l’analisi dei cambiamenti socio-economici avvenuti nella nostra nazione, che sono invece il dato centrale della questione. La crisi ha evidenziato il peggioramento del potere d’acquisto di chi vive e lavora in Svizzera, aumentando i casi di disagio sociale che colpiscono sempre più le fasce deboli della popolazione, creando il terreno fertile per una società più criminosa. Invito poi il Signor Chiesa a togliere il paraocchi, e ad analizzare in modo più equilibrato i dati che riporta nel suo articolo: ”Proprio nei delitti gravi la proporzione di stranieri è tremendamente alta, basti pensare che sono loro attribuibili il 62% degli stupri, il 59% del traffico dei stupefacenti e il 59% degli omicidi”. Se gli stranieri presentano queste percentuali è per la situazione sociale che ricoprono nella società svizzera, e dunque alla loro tendenza ad avere uno status sociale basso, e non per una loro presunta innata tendenza a delinquere.

In questo momento storico incolpare il diverso e dunque istigare l’odio tra la popolazione non è certamente la soluzione per risolvere in maniera decisa questo evidente scontento generale. Anzi queste esternazioni possono portare a loro volta a degli atti di criminalità: la strage di Oslo è purtroppo un esempio lampante, a partire dal quale formazioni politiche come la stessa UDC dovrebbero finalmente farsi un esame di coscenza.

La causa sono piuttosto le politiche economiche neoliberiste – che il partito del signor Chiesa promuove a tutto campo – e gli accordi bilaterali che hanno liberalizzato il mercato del lavoro, favorendo i “soliti” e penalizzando i “molti”. Queste politiche hanno creato una malsana concorrenza tra i lavoratori, rea di livellare verso il basso i salari, peggiorando quindi le condizioni di lavoro e di vita di tutti. Questa situazione va di pari passo con l’erodersi delle assicurazioni sociali, come ad esempio la revisione della cassa disoccupazione, necessario paracadute nella caduta verso gli abissi della crisi del mondo occidentale. La disoccupazione giovanile è però il dato più preoccupante. Per un giovane trovare un posto di lavoro è sempre più difficile, e una volta trovato essi vengono spesso usati come “manodopera a basso costo”. I salari degli apprendisti sono troppo bassi per affrontare le esigenze attuali, aumentando il disagio giovanile. A conferma di questo è lo stesso professore Killias che afferma: “i reati  interessano soprattutto i giovani con meno di 26 anni” che si trovano “ammassati nei dintorni della stazione di Zurigo con quantità infinite di alcol a disposizione”. Non è forse questo un preoccupante degrado giovanile causato da queste politiche?
Se da un lato la destra populista si scaglia con veemenza quando può attaccare gli aumenti di criminalità, perché non fa altrettanto con i forti aumenti dei reati finanziari come le evasioni fiscali, e i falsi in bilancio? Non è forse reato evadere il fisco e aspettare la prossima amnistia fiscale, proposta da questa destra dai due pesi e due misure?

L'autore Alessandro Lucchini studia economia ed è candidato al Consiglio Nazionale

L’aumento della microcriminalità, come conseguenza degli attacchi allo stato sociale e delle liberalizzazioni del mercato del lavoro, è purtroppo un dato con cui stiamo convivendo e necessita di un inversione di rotta reale: non più quindi abbandonando gli strati più disagiati della popolazione attraverso politiche populiste à la UDC – che non risolveranno alcun problema – ma una manovra nazionale di soccorso per chi sta pagando una crisi che non ha causato, fatta di salvaguardia del welfare e dei paracaduti sociali.

La soluzione non si trova nei facili estremismi di “destra” atti a nascondere il nocciolo dei problemi, analizzando la società con il paraocchi e non volendo ammettere che sono le politiche neoliberali la causa dell’aumento della criminalità.
La soluzione è ridare potere d’acquisto alle fasce deboli della popolazione, ma soprattutto ridare dignità agli emarginati: cambiare finalmente, in parole povere, le carte in tavola, seguendo il modello islandese di rifiuto del pagamento del debito della crisi da parte dei più deboli e di rivitalizzazione del paese attraverso l’investimento in esse. E che si abbia anche finalmente il coraggio di dare il via a questo processo di cambiamento ritirando i bonus milionari agli autori del crac finanziario, destinando queste persone ad una guadagnatissima detenzione.

Alessandro Lucchini, studente di economia e candidato al Consiglio Nazionale, Partito Comunista

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