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2 Comments

  1. Oggi tutti in fregola per la caduta del muro di berlino di 25 anni fa.
    Si diceva, e si dice che il muro divideva la germania fingendo di non sapere che divideva due stati sovrani la rft (repubblica federale tedesca) e la rdt (repubblica democratica tedesca).
    Questo muro, cadendo, ha figliato un po’ ovunque.
    Da allora sono stati costruiti all’incirca 8 mila chilometri di muri per svariati scopi ma un unico programma: separare i vivi; in medioriente, europa, asia, america è stato un proliferare, ma tutti fanno finta di niente.
    Ricordiamone alcuni: un muro divide israele e i territori palestinesi occupati; un muro con filo spinato blocca strade fra la parte greca e quella turca di cipro; strade sbarrate le troviamo ancora in irlanda del nord fra quartieri cattolici e protestanti (99 muri di 48 km in totale).
    Un muro corre tra stati uniti e messico fino alle acque dell’oceano pacifico; un muro corre tra la corea del sud e la corea del nord eufemisticamente chiamato zona demilitarizzata; un muro attornia badr city, quartiere sciita di baghdad e poi tra turchia e grecia (una decina di km di filo spinato lungo il fiume Evros.
    Approvato di recente un muro di 107 km tra turchia e bulgaria; a sud-ovest la spagna si è attrezzata per bloccata la “porta” dal mediterraneo; a Padova una recinzione sulla via anelli per creare il ghetto degli immigrati.
    Il record appartiene alla barriera lungo la frontiera tra india e bangladesh (4100 km previsti, 3000 già alzati); e poi tra india e pakistan 3300 km, tra pakistan e afghanistan (2400 km); e poi ancora tra uzbekistan e tagikistan; blindata la frontiera fra arabia saudita e yemen; cemento tra oman ed emirati arabi; tra kuwait e iraq.
    Ma non finisce qui. L’africa entra nella hit parade con la cosiddetta “cintura di sicurezza” del marocco di 2700 km nel sahara (per proteggersi dalle incursioni del fronte polisario); barriera elettrificata tra botswana e zimbabwe.
    Nei paesi brics i muri dividono la povertà dalla ricchezza proteggendo i signori dal popolo delle favelas.
    Non sarebbe il caso di parlarne?

    riferimento ad articolo su l’espresso 16 ottobre 2014

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