Dal momento del suo rapimento all’ambasciata risalente all’undici aprile 2019, il silenzio attorno alla figura di Julian Assange è divenuto assordante. Un silenzio da parte dei governi, della stampa ma anche del team legale.
L’estate del 2019, senza notizie, sembrava interminabile. È stato necessario l’intervento dell’associazione per i diritti umani Wikijustice, di cui stavo divenendo membro all’epoca, che ha reso noto al grande pubblico il numero di matricola da carcerato1 di Assange, affinché potessero essergli recapitate almeno delle lettere. Nel mentre, la ricezione di una lettera con un SOS in codice Morse2 apposto sul retro che non solo ci ha incoraggiati, ma ci ha spronati legalmente a continuare a fornire assistenza a una persona in serio pericolo.
Ad un certo momento, poi, è anche emersa la negligenza della difesa. A settembre, con grande stupore di tutti, il giudice Baraitser si è addirittura preso gioco di come l’avvocato di Assange non avesse nemmeno presentato una richiesta di rilascio:
“Quindi ho dato al suo avvocato l’opportunità di presentare una richiesta di cauzione a suo nome e lei si è rifiutata di farlo. Forse non è una sorpresa, visti i suoi precedenti di elusione della giustizia in questi procedimenti3. »
Da parte sua, già nell’ottobre del 2019, il sindacato svizzero Adetra (Associazione per la difesa dei lavoratori), anch’esso estremamente attivo nella difesa di Assange, ha espresso forti dubbi in merito alla Signora Jennifer Robinson, l’avvocato più importante dello scenario penitenziario australiano. Essa non ha esitato, quindi, a lodare nella stampa l’avvocato Amal Clooney4, la quale aveva già rappresentato Assange in passato ma che da allora era entrata a far parte dell’establishment filo-democratico, e soprattutto non ha esitato a sottomettersi, qualche mese prima, alla mascherata seguente: l’organizzazione, nel luglio 2019, di una “Conferenza mondiale sulla libertà dei media” organizzata dal governo britannico e canadese a pochi chilometri dalla prigione di Belmarsh5! Non dimentichiamoci che il Partito Democratico, di cui la signora Clooney e suo marito figurano fra i primi donatori, è stato il principale accusatore, all’interno dell’apparato statale, contro Assange per più di un decennio6!
Un decennio in cui l’indagine preliminare svedese è stata utilizzata senza sosta per calunniare Julian Assange, al fine di screditarlo pubblicamente e di affievolirne progressivamente il consenso popolare. Infatti, quando Assange non era ancora stato accusato né di stupro né tantomeno di alcun’altro crimine, la suddetta indagine ha fornito il pretesto pseudo-giudiziale necessario per negargli ogni possibilità di riabilitazione.
In seguito, tuttavia, è emerso anche lo scandalo di conflitti di interesse all’interno degli studi legali, diffuso dalla giornalista investigativa statunitense Lucy Komisar7 e trasmesso in francese dall’investigatore firmatario di “basicblog8“: si tratta di una serie di avvocati coinvolti in casi di estradizione per conto degli Stati Uniti. Fra loro, Alan Dershowitz, che in passato aveva addirittura sostenuto la legalizzazione della tortura come strumento della lotta contro il terrorismo.
Possiamo andare oltre alcuni eventi burleschi come la vicenda del Signor Juan Branco, il quale si è presentato in Francia ad un detenuto come nientemeno che l’avvocato del signor Assange, quando in verità non aveva nemmeno prestato giuramento9. Si tratta è ovviamente di un fatto più aneddotico, il quale partecipa tuttavia all’accrescimento della confusione generale.
Obbligo d’inventario o dichiarazione di fallimento?
Siamo nel giugno 2020 e, al momento della valutazione, come dimostrano gli scambi procedurali10, non sono stati fatti passi avanti da parte del team legale nel chiedere la libertà vigilata per il giornalista australiano, fatta un’eccezione a causa del Covid-19 che però è stata immediatamente respinta. Ci si può chiedere quanto possa essere opportuno basare questa tanto attesa richiesta unicamente sul virus, dato che le autorità britanniche potrebbero benissimo rispondere anche solo per motivi di salute.
Inoltre, nessuna denuncia è stata presentata dal team legale per la tortura, nonostante l’esperto indipendente delle procedure speciali del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, Nils Melzer, avesse pubblicato un rapporto sulla tortura in relazione al caso di Julian Assange nel maggio 2019. Fatti confermati poi dall’ex diplomatico britannico Craig Murray e Karen U. Kwiatkowski, ex tenente colonnello dell’aeronautica militare statunitense, ex membro della NSA ed ex analista del Pentagono, che ha persino parlato dell’uso di droghe BZ all’interno delle mura della prigione di Belmarsh11. Questa sostanza tossicologica non letale, ufficialmente vietata a livello internazionale dalla Convenzione sulle armi chimiche, potrebbe spiegare il preoccupante deterioramento dello stato di salute di Assange a sei mesi dall’inizio della sua prigionia.
Il 29 dicembre 2019, è stato ancora il relatore speciale dell’Onu sulla tortura a dover denunciare nuovamente al governo britannico le gravi violazioni procedurali, esprimendo poi preoccupazione per le condizioni di detenzione e di salute di Julian Assange, chiedendone il rapido rilascio12.
Non è stata tantomeno presentata alcuna denuncia alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sebbene il 28 gennaio 2020 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa abbia invitato gli Stati membri a opporsi all’estradizione del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, negli Stati Uniti, e a decidere del suo rapido rilascio13.
Nessuna denuncia è stata presentata per contestare la figura del giudice Arbuthnot (a causa di conflitto di interessi) o quella del giudice Baraitser, ciò nonostante le deplorevoli condizioni dell’udienza: l’impossibilità dell’imputato e dei giornalisti di sentire le domande a causa dei microfoni chiusi, oppure la comparsa dell’imputato all’interno di una gabbia di vetro, nello stile dedicato ai criminali di guerra, negando così all’interessato qualsiasi forma di confidenzialità con i suoi avvocati14.
Perché un tale fiasco?
Questo bassissimo livello d’attività contrasta con la pletora di avvocati che ruotano intorno a Julian Assange. Secondo le nostre informazioni, gli avvocati sarebbero, malgrado questa cifra causi non poche perplessità, un centinaio. Chi li paga? Hanno tutti ricevuto un mandato dal principale interessato? Dovremmo fare distinzione tra gli avvocati di Assange e quelli di Wikileaks.
In tutto ciò, parrebbe che la forza mandatrice sia principalmente la Courage Foundation, fondazione che raccoglie fondi per la difesa di Julian Assange e che chiede, curiosamente, di inviare gli assegni di sostegno direttamente al Paese che ha giurato la sua morte ed è divenuto maestro nell’arte del controllo, come da me espresso pubblicamente con stupore dopo esserne stato informato dall’attivista e storica Monika Karbowska15.
Il coraggio è senza dubbio il fornitore di avvocati. Secondo Adetra, “il rappresentante della Fondazione Courage in Svizzera ci ha anche informato di come gli onorari degli avvocati provengano dalla Fondazione Courage. Tuttavia, non sappiamo se queste informazioni riguardino tutto o parte del team legale di Julian Assange16. »
Fino al 2018, la Courage Corp. era diretta da una persona di cui non si hanno notizie dal dicembre 2016 e che non era altro che la compagna di Assange, nonché la stessa che ha assistito Snowden al suo arrivo all’aeroporto di Mosca.
In qualsiasi sistema democratico, un avvocato può sempre aprire le porte della prigione. Com’è possibile che in questo caso non si sia riusciti ad ottenere maggiori contatti con Julian Assange?
Il sindacato Adetra, coinvolto in questo caso in Svizzera, è rimasto sorpreso da quella che potrebbe apparire come una strategia degli avvocati:
“A novembre e dicembre 2019, due membri di Adetra hanno chiesto al rappresentante della Fondazione Courage in Svizzera le ragioni per cui il team legale londinese di Julian Assange non avesse richiesto il suo rilascio su cauzione. Ci è stato detto che se Julian Assange fosse stato rilasciato, avrebbe rischiato di essere rapito dai servizi americani! Questa risposta è stata confermata qualche mese dopo da un’altra fonte17. »
Finalmente una strategia?
Così, parrebbe giunta finalmente una spiegazione all’inspiegabile: la nostra corte di avvocati non vedrebbe altra scelta se non quella fra il carcere o la morte. Eppure, in tal senso, si potrebbe prendere alla lettera la seguente dichiarazione di Churchill: “Dovevate scegliere tra il disonore e la guerra. Avete scelto il disonore e avrete la guerra. ». Infatti, avendo scelto il carcere per evitare la morte, Assange potrebbe finire con il morire in carcere.
Questo è quanto detto nero su bianco il 5 novembre da Melzer, relatore delle Nazioni Unite sulla tortura, quando ha descritto la natura mortale di questa incarcerazione:
“La salute del signor Assange è entrata in una spirale infernale di progressiva grave ansia, stress e impotenza, tipica delle persone esposte ad un prolungato isolamento e ad un regime di costante arbitrarietà… Mentre l’evoluzione è difficile da prevedere con certezza, questa configurazione dei sintomi può rapidamente trasformarsi in una situazione potenzialmente fatale che comporta un’insufficienza cardiovascolare o un collasso nervoso18. »
Si deve quindi credere che il Covid si sia indubbiamente rivelato una minaccia molto più efficace degli avvertimenti presentati dal rappresentante dell’ONU o delle apprensioni risultanti dai colpi contorti della CIA! Un’efficacia tale da giustificare una richiesta di liberazione condizionale, nonché l’unica finora presentata. Santo Covid, che ha avuto la virtù di confinare metà del globo, avendo inoltre disposto della possibilità di liberare finalmente una persona!
Un’unica soluzione: la comunità internazionale come testimone
Sin dal mio primo articolo dedicato a questo caso (agosto 2019), ho adottato una politica di internazionalizzazione al fine di portare la questione all’attenzione di tutti e ciò con il sostegno delle Nazioni Unite, al fine di ristabilire un minimo di controllo internazionale.
Insisto e firmo.
Le Nazioni Unite possono aver preso, e talvolta ancora prendono, delle decisioni controverse, ma i principi della Carta sono universali e derivanti dalla grande vittoria dell’umanità contro il fascismo.
Una speranza è giunta anche dalla Svizzera, più precisamente dal Cantone di Ginevra, poiché 57 parlamentari su 77 hanno votato a favore dell’ottenimento di un visa umanitario.
Si può presumere che le autorità britanniche, chiamate ad arrestare Julian Assange sulla base di una richiesta di aiuto reciproco, non siano necessariamente contente dell’immagine pubblica che hanno suscitato. La Svizzera offrirebbe in tal senso una via d’uscita onorevole.
Se la sicurezza di Assange non è garantita né all’interno (tesi del relatore dell’ONU), né all’esterno della prigione (presunta tesi degli avvocati), quale modo migliore di trovargli un rifugio se non quello che potrebbe essergli fornito dal popolo svizzero? Il quale, per il momento, “gli permetterebbe di beneficiare di un trattamento presso gli ospedali universitari di Ginevra, specializzati nel trattamento della sindrome da stress post-traumatico”, come lo ha sottolineato Jean Rossiaud, deputato alla base di questa iniziativa.
Lasciate che le armi cedano il passo alla toga
Quindi, per rispondere a questi presunti timori degli avvocati, la CIA sarebbe pronta ad assassinare Assange sul territorio svizzero, sotto il naso e la barba dei cittadini svizzeri che hanno dato mandato ai loro deputati di curare Assange e che sono dotati sul loro territorio del monopolio della violenza legittima conferita da uno Stato? Per di più, in uno Stato geloso delle sue tradizioni d’indipendenza e neutralità? Ovviamente, tutto è tecnicamente possibile. Se gli Stati Uniti si permettessero di farlo, sarebbe perché abbiamo fatto un passo avanti nel processo di fascizzazione e, in questa fase, l’insurrezione rappresenterebbe il più sacro dei doveri.
Per il momento, facciamo riferimento alle parole ciceroniane “Cedant arma togae“, ossia “lasciamo che le armi cedano il passo alla toga”.
Intendiamo quindi mettere in discussione il coraggioso diritto del popolo svizzero di accogliere il giornalista australiano? Si tratta dello stesso argomento che i pétainisti hanno sostenuto durante la guerra: con i vostri atti di resistenza, state provocando le terribili rappresaglie della potenza occupante. Se avessimo seguito senza indugi questa argomentazione, ora saremmo ancora schiacciati dallo stivale nazista.
Tuttavia, questo approccio democratico è in concorrenza con una richiesta d’asilo presentata in Svizzera, sempre da… indovinate chi?
Secondo Adetra, nuovamente:
« Due avvocati della Svizzera tedesca, Andreas Noll e Philip Stolkin, si oppongono attivamente alla concessione del visa umanitario, anche se la proposta ginevrina di accogliere temporaneamente il signor Julian Assange negli ospedali universitari di Ginevra è l’unica possibilità effettiva di permettergli di lasciare il carcere per ricevere le cure19. »
Questa domanda concorrente spiegherebbe in parte perché la Svizzera non ha ancora preso una decisione a livello federale? Non c’è alcuna volontà da parte mia di dubitare della buona fede di queste azioni, ma vorrei chiarire la posta in gioco.
In principio, gli approcci non sono paragonabili. Da un lato, si ha l’espressione del popolo sovrano, il popolo del cantone di Ginevra attraverso i suoi rappresentanti e, dall’altro, una nuova iniziativa della cosiddetta “società civile”. Da Hegel, sappiamo che lo Stato, il popolo e la società civile si trovano in un rapporto dialettico. Nessuno afferma che le iniziative della società civile debbano essere disprezzate, ma la pretesa della società civile di sostituirsi alla volontà popolare è inaccettabile. Si ricadrebbe nella “società aperta”, cara a George Soros, di cui vediamo l’influenza sull’entourage di Assange (si vedano i miei articoli, passim) – anche se non ha esitato nel rivelare le azioni del cosiddetto “filantropo”. Si parla qui della società aperta al finanziamento interessato dei più ricchi.
Inoltre, la richiesta d’asilo, contrariamente alla richiesta di un visa umanitario presentata dal Parlamento del Cantone di Ginevra, non sarebbe nemmeno giuridicamente pertinente. In effetti, il visa umanitario è stato creato quando è stata abolita la possibilità di ottenere l’asilo dall’estero20. Per poter richiedere l’asilo è quindi indispensabile trovarsi o in territorio svizzero o al confine svizzero. L’asilo può quindi costituire una seconda fase poiché ai richiedenti, dopo aver ricevuto il visa umanitario, viene concesso l’asilo nel 100 per cento dei casi21.
È la volontà del popolo che deve prevalere in questo caso, perché Julian è l’incarnazione dei diritti democratici di tutti. La volontà del popolo si sta attualmente esprimendo in Francia in forma insurrezionale. Questa si è espressa anche a Ginevra, dove il popolo non ha dimenticato le sue tradizioni democratiche ancestrali e non si è sottomesso alle pressioni degli Stati Uniti. La volontà del popolo deve prevalere.
L’autore di questo articolo desidera ringraziare Isabelle Muller, Pindaro Hugo Guarin e Ivar Petterson di ADETRA per le informazioni che sono stati così gentili da fornire.
Note
1. Ho prodotto il numero di matricola su RT France il 28 settembre 2019. Sarà riprodotto da John Shipton solo in ottobre. Questo numero era rimasto invariato sin dalla sua prima incarcerazione.
2. https://fr.sputniknews.com/international/201910041042213360-nous-avons-recu-un-sos-de-julian-assange-ecrit-en-morse-assure-aymeric-monville/
3. https://www.wsws.org/fr/articles/2019/09/16/assa-s16.html
4. https://www.smh.com.au/national/press-freedom-under-threat-from-national-security-law-spree-20191020-p532f8.html
5. https://www.wsws.org/fr/articles/2019/07/15/pers-j15.html
6. https://www.wsws.org/fr/articles/2019/08/01/wiki-a01.html
7. https://www.thekomisarscoop.com/2019/11/assange-lawyers-links-to-u-s-govt-bill-browder-raises-questions/
8. https://blogs.mediapart.fr/edition/liberez-assange-ethiques-et-medias/article/201119/avocats-d-assange-le-scandale-des-conflits-d-interets-se-repand-j
9. https://www.valeursactuelles.com/societe/exclusif-quand-juan-branco-ecrivait-salah-abdeslam-116341 et https://www.marianne.net/societe/c-est-un-exercice-illegal-quand-il-sollicite-le-terroriste-abdeslam-juan-branco-n-est-pas
10. https://www.judiciary.uk/?s=assange ; https://assangecourt.report/categories#Documents
11. https://www.zeit-fragen.ch/fr/archives/2019/n-14-24-juin-2019/avec-son-procede-de-traitement-contre-julian-assange-lamerique-creuse-sa-propre-tombe.html
12. https://twitter.com/NilsMelzer/status/1211812961737740289
Link diretto alla lettera di Nils Melzer al governo britannico (nessuna risposta) al 31 dicembre 2019: http://bit.ly/2ZCygWA
13. http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-FR.asp?fileid=28508&lang=FR
Altre iniziative meritano di essere menzionate:
– Il 16 aprile 2019 il Parlamento europeo ha adottato a larga maggioranza una nuova direttiva per gli informatori.
– il 7 gennaio 2020. La Federazione Internazionale per i Diritti Umani, che riunisce 192 organizzazioni nazionali per i diritti umani in 112 paesi, ha inviato, insieme alla Ligue des droits de l’Homme France, una lettera aperta all’attenzione dell’ambasciatore britannico in Francia.
14. https://www.wsws.org/fr/articles/2020/03/02/jaex-m02.html
15. Aymeric Monville, RT France, 29 gennaio 2020. Anche : https://www.initiative-communiste.fr/articles/billet-rouge-2/pour-defendre-assange-envoyez-vos-dons-aux-etats-unis/
16. https://www.adetra.org/index.php?option=com_content&task=view&id=45&Itemid=35
17. Ibidem.
18. https://www.wsws.org/fr/articles/2019/11/05/pers-n05.html
19. https://www.adetra.org/index.php?option=com_content&task=view&id=45&Itemid=35
20. A questo proposito si veda la risposta della consigliera federale Karin Keller-Sutter dell’11 giugno 2019 all’interrogazione parlamentare del 5 giugno 2019 del consigliere nazionale Carlo Sommaruga, che giustifica la procedura di visto umanitario:
“Il rilascio di un permesso umanitario presuppone che un’autorità cantonale si sia precedentemente dichiarata disposta a concedere un permesso di soggiorno su questa base. Inoltre, a seguito della modifica della legge sull’asilo del 28 settembre 2012, non è più possibile presentare una domanda d’asilo all’estero. Tuttavia, qualsiasi persona la cui vita o integrità fisica sia direttamente, seriamente e concretamente minacciata può presentare una domanda di visto umanitario a una rappresentanza svizzera all’estero. La domanda viene esaminata in dettaglio alla luce delle norme sull’ingresso nel territorio nazionale e sulla concessione dei visti, che presuppongono una situazione di particolare disagio che richiede l’intervento delle autorità e giustifica la concessione di un visto d’ingresso in Svizzera. In generale, le autorità ritengono che una persona che si trova già in un paese terzo sicuro non sia direttamente minacciata. In questo caso, non vi è alcuna indicazione che la Gran Bretagna, il paese in cui Julian Assange vive attualmente, non stia rispettando i suoi obblighi legali. ” (Si noti che quest’ultima affermazione è contraddetta dal rapporto di Nils Melzer sulla tortura, n.d.a.).
21. Ces points de droit nous ont été confirmés par l’Adetra après que celle-ci s’en fut assurée auprès de juristes suisses.