Il governo del Nicaragua aveva ribadito la sua volontà di affidare alla cooperazione con una compagnia cinese (e non a una multinazionale occidentale) il progetto di realizzazione di un canale che avrebbe dovuto unire l’Atlantico al Pacifico, che per di più sarebbe stato alternativo al canale di Panama controllato dagli Stati Uniti. Guarda caso, di lì a poco sono iniziate le proteste e il cancan mediatico sulla nuova “dittatura” di Daniel Ortega.
E così, dopo il Venezuela di Nicolas Maduro, che nel giro di una notte per tutti i governi atlantici e i media europei diventava una “dittatura”, ora di presunto dittatore ne abbiamo un altro: un dittatore che vince democraticamente le elezioni su base pluripartitica, che quando le perde si ritira (come avvenuto nel 1989) e che, tornato al governo, avanza delle riforme ma è disposto a rinegoziarle qualora il popolo le contesti. Possiamo dire che l’America latina ultimamente pullula di “apprendisti-dittatori” un po’ tanto naiff?!
Oltre ai media mainstream che scrivono sotto dettatura in base a chi caccia la grana, anche l’estrema sinistra, quella che è sempre più a sinistra di tutti e che pensa solo ad attaccare i governi progressisti (“burocratici”, “traditori”, “moderati” e naturalmente immancabilmente “stalinisti”) è stato lanciato un appello pubblico per abbattere il governo “dittatoriale” sandinista. Promotore in Svizzera di questa campagna di odio contro un paese che lotta per la sua sovranità contro le ingerenze imperialiste, è naturalmente – e come potrebbe essere altrimenti? – il Movimento per il Socialismo (MPS, legato al Segretariato Unificato della Quarta Internazionale trotzkista) che aderisce al coro della destra come prima l’aveva fatto contro il Venezuela bolivariano e prima ancora contro Cuba socialista.
Il governo del Nicaragua è tutto rosa e fiori? Certo che no, il paradiso in terra non esiste, men che meno per un marxista! Vi sono contraddizioni anche forti nel sandinismo, vi sono pure arretramenti rispetto alla Rivoluzione del 1979, non fosse altro che il contesto internazionale è oggi molto meno favorevole a un discorso socialista, ma è evidente a tutti che quello è il governo – nel contesto dato del Nicaragua – più avanzato socialmente, e persino il più democratico possibile in un’ottica di classe oggi immaginabile.
E’ un governo che sta promuovendo la pace, il multipolarismo, la sovranità nazionale nel contesto del processo di integrazione bolivariana in America latina. Sì, nonostante Daniel abbia fatto compromessi difficili da ingoiare, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) sta consolidando l’indipendenza del Nicaragua, e questo infastidisce l’imperialismo atlantico. Attaccare il governo sandinista, inventandosi pure che si tratti di una dittatura, è sinceramente uno schifo, una coltellata alla schiena, un atto irresponsabile che spacca la resistenza dei popoli contro il neoliberismo e il neocolonialismo, che frena il processo di integrazione bolivariana, che indebolisce l’idea del multipolarismo e della pace e anzi legittima l’ingerenza statunitense e la guerra.
Quella in corso in Nicaragua non è una protesta sociale, ma sono forme di destabilizzazione violenta dove vengono assassinati poliziotti e sindacalisti e dove si chiede di rovesciare un governo eletto democraticamente, oltre che la svolta a destra del paese. Poi è chiaro, i compagni di MPS possono far finta che i manifestanti siano tutti trotzkisti rivoluzionari che vogliono il vero socialismo: ma i sogni sono una cosa, la realtà è ben altra! D’altronde quando mai ne hanno azzeccata una? Pensate che nel 1991 quando l’Unione Sovietica crollava il trozkista Ernest Mandel scriveva che Boris Eltsin era un sincero progressista… eh già, fu talmente tanto rivoluzionario che privatizzò l’economia russa e distrusse tutte le conquiste sociali per i lavoratori.
Il marxismo insegna a cogliere – con il senso politico – il punto nevralgico, cioè la contraddizione primaria, l’elemento “macro” di una situazione, tenendo presente l’interesse collettivo, cioè quello della classe sociale di riferimento. E’ questa una delle differenze maggiori rispetto alla cultura politica liberale che invece adora i dettagli e la microstoria, quella in cui a prevalere è l’individualità. Noi possiamo criticare questa o quella riforma del governo nicaraguense, ma è evidente che a Daniel viene rimproverato in realtà solo una cosa: e cioè di essere organico al progetto dell’ALBA. Questo è infatti il perno della discussione all’interno dei circoli politico-economici che contano! In quelle sedi non si parla dell’età pensionistica in Nicaragua, si parla di orientamenti strategici dell’economia e l’avversario principale a uno sviluppo di tipo capitalistico e parassitario è proprio l’ALBA. E’ su questo aspetto che si gioca tutto, il resto sono dettagli che possiamo tener conto nell’approfondimento, ma che non sono determinanti per capire dove vuole andare a parare l’avversario di classe. Il conflitto principale in America latina non è certo comunismo vs. capitalismo, bensì è la posizione che si assume verso l’ALBA, cioè il freno maggiore (nella fase storica in cui si trova l’America latina) al grande capitale atlantico (cioè all’imperialismo).
Di fronte a una controversa riforma pensionistica a muoversi non sono stati tanto lavoratori e pensionati, ma gruppi di studenti benestanti di un’università in mano ai gesuiti. In seguito la protesta si estende in altre città e diventano violente. Certo, la reazione della Polizia è stata in alcuni casi esageratamente repressiva, ma quando delle proteste assumono un carattere insurrezionale con dei manifestanti armati di fucile (che infatti uccidono un poliziotto!), che assaltano sedi politiche e aggrediscono cittadini sulla pubblica via, devastando ritrovi pubblici e supermercati, la situazione non è certo più quella di un banale mantenimento dell’ordine pubblico, ma è una questione di sicurezza nazionale! Peraltro quando il 21 aprile scorso Daniel, rendendosi conto del forte malcontento, ritira la riforma pensionistica e riapre il dialogo sociale, le proteste non si placano! Al contrario il Consiglio superiore delle imprese private (cioè il padronato nicaraguense), alleato ai partiti della destra reazionaria, ha ribadito la propria determinazione per deporre il presidente. Insomma la protesta sulle pensioni era una scusa per giustificare un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. Vergognoso il fatto che a questa attività golpista egemonizzata dalla destra più violenta abbiano aderito gli studenti del centro-sinistra “liberal” filo-occidentale e naturalmente gli immancabili “utili idioti” dell’estrema sinistra anarchica e trotzkista il cui obiettivo è sempre e solo attaccare i socialisti e i comunisti che stanno al governo del Paese.
L’appello diffuso da questi “anti-capitalisti” usa come al solito una retorica emotiva e fuorviante, in cui si sprecano parole utilissime per indignare chi legge: “speranza”, “sogni”, “energie ribelli”, ecc. In esso si parla esplicitamente di un “governo illegittimo e criminale”. Talmente illegittimo che è stato votato dal 72,4% degli elettori con il 66% di partecipazione. Talmente criminale che ha dimezzato la povertà in dieci anni e che garantisce il 75% dell’energia da fonti rinnovabili. Il governo di Daniel sarebbe però soprattutto anti-sociale: stranamente però nel 2017 la Camera degli USA ha approvato all’unanimità il “Nicaraguan Investment Conditionality Act” che mette il veto a ogni prestito che le istituzioni internazionali potrebbero elargire al governo nicaraguense. E come mai questa misura? Semplice: il Nicaragua – spiega l’ONG “Alliance for Global Justice” viene accusata dai neo-liberisti di utilizzare “foreign assistance to support social spending on health and education which have become an ever larger proportion of the national budget” (insomma l’accusa è di spendere soldi in ambito sanitario e scolastico!). Non è un caso se il 57% del budget statale nicaraguense è dedicato al settore educativo (con un incremento da 109 milioni di dollari a 436 milioni di dollari in circa dieci anni), per non parlare delle infrastrutture come la costruzione di ospedali a Managua, Puerto Cabezas, ecc.
Sarò poco politically correct ma chi da sinistra lavora per rovesciare il governo sandinista, in questa fase storica fa solo un favore a Donald Trump! Una cosa infatti è criticare – legittimamente, da compagni e in modo costruttivo – alcune delle scelte politiche di Daniel, spesso dettate dalla necessità contingente e dalla tattica politica, tutt’altra cosa è supportare un piano golpista ai danni del governo democratico di Managua!