Da Zurigo e Berna resoconti delle dimostrazioni contro l’Iniziativa UDC

ZURIGO – Come in altre città svizzere, anche a Zurigo, domenica 28 novembre si è svolta una manifestazione spontanea contro il risultato dell’iniziativa SVP. Il ritrovo era fissato tra le 19:30 e le 20:00 in Helvetiaplatz, nel Kreis 4.

L’ambiente era di festa, come di regola accade in questi raduni spontanei, con musica e gente di tutte le età (da bambini ad anziani) che discutevano e scandivano slogan.

Un corteo composto all’incirca da 2’000 persone, poi aumentate, è partito alle poco dopo le 20:00 dirigendosi sulla Langstrasse scortato da un veicolo della polizia. Giunti all’altezza del ponte della linea ferroviaria, il corteo, guidato dai membri della Revolutionäre Jugend Zürich (RJZ), non ha seguito il percorso scelto dagli agenti, i quali volevano dirigere il corteo verso Limmatplatz, ma ha svoltato in direzione Löwenplatz, Bahnhofstrasse e Hauptbahnhof. Sulla strada per raggiungere Löwenplatz il gruppo di testa ha lanciato petardi e acceso torce; gruppuscoli di anarchici si sono da subito messi all’opera per imbrattare di scritte le pareti degli edifici che costeggiavano il tragitto. Due furgoni della polizia con 9 agenti in tenuta antisommossa hanno bloccato la strada. Il posto di blocco è stato forzato senza scontri. Arrivati in Löwenplatz il corteo è sfilato davanti ad una filiale dell’UBS, la quale era però protetta da svariati agenti della polizia giunti sul posto con 3 autovetture.

Giunti in Bahnhofplatz i riottosi hanno iniziato a rompere le prime vetrine. Gli obbiettivi erano casuali; i primi esercizi a venir daneggiati sono stati: un albergo, un negozio di sigari, un rivenditore Apple e un bankomat della Coop. McDonald’s e Starbucks sono stati stranamente risparmiati. Importante è sottolineare come, alla vista di queste violenze, i manifestati civili fischiavano e gridavano in segno di disappunto, venendo anche alle mani con gli assemblamenti anarchici.

Dopo aver superato Central, il corteo si è diretto verso Bellevue. Sul Limmatquai è stato forzato un cordone della polizia in tenuta antisommossa che si è però fatta da parte vista l’inutilità di un confronto violento. Intanto i danneggiamenti sono continuati: negozi, ristoranti, gioiellerie, banche e club privati di proprietà dei patriziati sono stati presi d’assalto. Uno di questi stabili è stato completamente distrutto dal lancio di pietre e bottiglie; è stato inoltre dato alle fiamme un albero di natale all’ingresso dello stesso. Per domare le il piccolo incendio sono intervenuti i pompieri che si sono visti, in un secondo tempo, attaccati dai manifestati; prontamente hanno reagito con dei getti d’acqua contro i riottosi.

Il corteo, dopo aver superato Bellevue (con conseguente danneggiamento, da parte degli estremisti, di un cinema e di altri esercizi pubblici) ha raggiuntola sede del NZZ a cui è stata distrutta l’entrata. Il gruppo dei violenti ha dato alle fiamme un cassonetto e ha trascinato con se un contenitore del vetro pieno di bottiglie vuote da utilizzare contro gli agenti e le strutture.

La situazione non era pienamente sotto il controllo delle forze dell’ordine. Tutti gli agenti si trovavano a difendere la zona finanziaria e la Bahonhofstrasse ,mentre i disordini avvenivano altrove.

Il corteo è risalito da Bellevue fine al Rathaus dove si è scontrato con un cordone della polizia che presidiava la piazza accanto. Al lancio di oggetti gli agenti hanno risposto con proiettili di gomma sparati ad altezza uomo (alcuni manifesti pacifici sono stati colpiti al capo ad una distanza di 30 metri), lancio di lacrimogeni e getti d’acqua. La maggior parte del gruppo è tornato sui propri passi per poi ritrovarsi in Paradeplatz, mentre i riottosi, i quali cercavano inizialmente di incitare il resto del gruppo ad unirsi alla “battaglia”, si sono dispersi nelle viuzze del Niederdorf, seguiti dai gas.

Poco dopo l’arrivo in Paradeplatz, effettuato attraverso delle vie anguste, un ingente numero di poliziotti in tenuta antisommossa, scortati da un mezzo che spara getti d’acqua, ha iniziato a circondare il gruppo sui due lati della Bahnhofstrasse. Evidentemente non era stato prevista la possibilità che il corteo ripiegasse fin lì, in un così breve lasso di tempo. Dopo questo intimidazione, il corteo, che nel frattempo ha perso quasi tutti i manifestati violenti e anche molti pacifici, si è diretto senza ulteriori danneggiamenti in Helveziaplatz, al suono di brani del re del reagge: Bob Marley.

Dopo un breve discorso il gruppo si è sciolto all’incirca alle 22:35. Per varie ore la polizia ha continuato a sorvegliare il centro.

Sono state due ore e mezza tristemente massacranti per la città di Zurigo. Nota positiva è però l’ottima la partecipazione della popolazione, la quale, nonostante la presenza dei soliti violenti, ha dimostrato grande sensibilità per il tema della votazione, rispetto per le strutture (pubbliche e private) e l’unità della sinistra.

Marin Mikelin, studente universitario, militante della Gioventù Comunista

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BERNA – Come a Zurigo, anche a Berna la manifestazione contro l’esito della votazione era già annunciata con qualche giorno di anticipo su Facebook, poiché nessuno si aspettava veramente che questo successivo colpo allo stato di diritto e alla costituzione del 1848 potesse essere fermato con il voto.

Alle 18.00 in punto arrivano i primi delusi, soprattutto giovani, che un po’ spiazzati aspettano l’inizio del corteo. Sembra essere ormai diventato un incontro annuale, infatti, un anno fa, la proibizione di costruire minareti portò in piazza diverse centinaia di persone. Gruppi anarchici legati alla Reithalle arrivano attorno alle 18.15, come al solito spettacolarmente accompagnati da bengala, fuochi d’artificio, megafoni e striscioni che inneggiano all’abbattimento dello stato fascista e poliziesco. Assieme allo striscione del Partito del Lavoro di Berna e i suoi militanti, il blocco nero costituisce la testa del corteo, seguiti da circa 1000 persone con qualche bandiera sparpagliata del sindacato UNIA e della Gioventù Socialista JUSO.

Quasi subito è individuato un “Zivi”, un agente di polizia in borghese, che viene “invitato” ad allontanarsi con svariati colpi di palle di neve. Nonostante questo il poliziotto resiste e accompagnerà tutto il corteo, dovendosi subire pallonate di neve lungo tutto il tragitto. Il primo atto di vandalismo succede quando ad un elemento del blocco nero viene in mente di arrampicarsi agilmente su una terrazza della città vecchia per bruciare un’enorme bandiera elvetica. Il fatto è accompagnato da un applauso generale dei manifestanti.

Vista la spontaneità del corteo, i due striscioni di testa hanno qualche difficoltà a coordinarsi tra di loro, per cui si susseguono continui cambi di rotta per i vicoletti della città vecchia di Berna, che causano una certa difficoltà agli agenti di polizia che cercano di dirigere il traffico. Questa totale mancanza d’idea sul percorso da intraprendere blocca l’intera circolazione della zona.

Dopo un’ora, il corteo finalmente si muove in piazza federale, dove è atteso da un cordone di agenti dell’antisommossa, intenti a proteggere il palazzo federale. Il corteo si ferma. Seguono slogan e diversi lanci di palle di neve verso la polizia. I media hanno riferito che sarebbero state lanciate diverse bottiglie, in realtà dal corteo ne é partita solamente una. L’atto non è accettato dai manifestanti, che in larga maggioranza pregano agli esaltati di non far degenerare la situazione.

Prossima tappa è l’Hotel Bristol, che si situa tra la piazza federale e la stazione, dove l’UDC ha deciso di festeggiare la sua vittoria. Si sentono rumori di vetri infranti e fischi e urla della maggioranza dei manifestanti che non approvano questo modo di fare. Il corteo ora si sta muovendo verso la stazione e anche la sede UBS non è risparmiata. Prima di essere attaccata, un ragazzo dal volto coperto si avvicina ai passanti che stanno osservando il corteo, per chiedere a loro di spostarsi gentilmente di qualche metro. Seguono lanci di gavettoni di vernice e martellate sulle vetrine.

Arrivato in stazione, il corteo sembra essersi dissolto, ma si ricongiunge all’uscita per muoversi verso la prigione. Nel frattempo il blocco nero infrange diverse vetrine che contenevano i cartelloni a favore dell’iniziativa. Davanti alla prigione, da ogni direzione si avvicinano agenti dell’antisommossa che dimostrano che, se lo volessero, sarebbero in grado di accerchiare senza problemi l’intero corteo. I manifestanti recepiscono il messaggio e si ritirano in zona Reithalle, dall’altra parte della strada. Prima di dissolversi definitivamente, verso le 19.45, dal corteo parte ancora qualche palla di neve verso gli agenti di polizia.

Concludendo si può notare che a differenza di Zurigo la polizia si é comportata in modo abbastanza responsabile, rinunciando ad intervenire con forza e non lasciandosi provocare troppo dalle palle di neve. Questo è abbastanza tipico per Berna, dove dopo il disastro del 2007 durante la marcia su Berna dell’UDC, si è potuto assistere diverse volte a questa strategia volta a tenere un profilo basso.
Da parte del corteo si può parlare di un relativo successo, poiché si è riusciti a dimostrare la propria rabbia e incomprensione per l’esito della votazione illegale. Purtroppo i vandalismi, pur essendo stati più mirati che a Zurigo, anche a Berna hanno evidentemente portato più svantaggi che meriti al corteo e soprattutto alla Reithalle, che da sempre è definita dai suoi nemici il punto di ritiro del blocco nero e degli estremisti.
Nonostante questo si è potuto assistere ad un certo avvicinamento delle varie fazioni interne al movimento, le quali hanno iniziato a discutere dopo il corteo su strategie da intraprendere per fermare la pericolosa tendenza razzista e autoritaria sempre più visibile nel paese, che internazionalmente sta perdendo sempre maggiormente la sua reputazione.

Beat Wyss, studente universitario e membro del Coordinamento della Gioventù Comunista

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