Di recente, il noto rappresentante del Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSoA) e autoproclamato pacifista Jo Lang, già deputato dei Verdi, ha ripetutamente rilasciato dichiarazioni pubbliche di stampo guerrafondaio. In un discorso pronunciato a fine marzo 2025, ha chiesto la fornitura di armi all’Ucraina, ha presentato la vittoria militare dell’Ucraina come l’unica opzione e, senza vergogna, ha persino sollevato l’adesione della Svizzera alla NATO come un’opzione politicamente fattibile. Invitato ad un’assemblea della sezione di Basilea del Partito Socialista Svizzero (PSS, il partito più atlantista e russofobo del parlamento federale), Lang ha affermato: “Per impedire alla Russia di vincere, l’Ucraina dipende dalle armi della NATO. Da pacifista, devo ammetterlo. (…) Ma la pace può, in casi estremi, richiedere l’uso delle armi”.

Quando il finto pacifismo fomenta il razzismo anti-russo
Lang ha poi legittimato la sua posizione facendo riferimento al ruolo degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale, che a detta sua, scordandosi ovviamente il ruolo preponderante dei sovietici fra cui gli antifascisti russi, liberarono l’Europa dai nazisti. “L’idea che le armi possano portare la pace in determinate situazioni estreme può essere comprensibile a livello emotivo, ma non può sostituire un’analisi sistemica delle attuali condizioni geopolitiche”, spiega indignato il Movimento Svizzero per la Pace (MSP) in una nota stampa in cui si distanzia dall’anziano opportunista che, per godere della facile mediatizzazione, è disposto oggi a rinnegare tutto e mandare a morire le nuove generazioni al servizio dell’espansionismo della NATO. Secondo l’MSP – movimento pacifista attivo da ben prima del GSoA – l’ex-deputato verde con queste uscite “legittima la militarizzazione nei paesi occidentali, ma contribuisce anche all’erezione morale di uno scontro geopoliticamente molto pericoloso e banalizza i crimini del fascismo. Chi – come Lang – dichiara che la Russia è un nuovo ‘Stato hitleriano’, apre anche la porta a una logica in cui le forniture di armi non vengono più messe in discussione, ma presentate come un dovere etico”. Se scoppierà la Terza guerra mondiale sapremo chi, in quel che resta nella sinistra svizzera, è stato uno dei suoi istigatori!

Il semplicismo che non vede la pericolosità della NATO
Secondo il Movimento Svizzero per la Pace, la posizione di Lang rivela in realtà un problema più profondo: “la vaghezza e la debolezza strategica di un pacifismo che non ha affrontato a sufficienza le cause della violenza e della guerra”. Troppo spesso, infatti, il rifiuto morale delle armi non tiene conto di alcuna seria analisi delle relazioni economiche, imperialistiche e di potere politico che rendono possibili le escalation militari. La propaganda asfissiante basata solo sulla generica indignazione insomma è voluta per istupidire le masse, soprattutto quelle di sinistra meno propense a cedere al militarismo. L’utilizzo di opportunisti come Jo Lang quando non di infiltrati serve proprio a questo: normalizzare ideologicamente i movimenti potenzialmente di opposizione alla guerra e all’imperialismo. Le posizioni di Lang – continua sempre l’MSP di cui Stefano Araujo è uno dei responsabili nella Svizzera Italiana – “rafforzano narrazioni che fanno apparire l’azione militare dell’Occidente come l’unica opzione: così facendo, mina la credibilità del movimento pacifista nel suo complesso. Jo Lang oggi simboleggia la crisi interiore di alcune correnti del pacifismo moderno: incarna la tensione tra ideale morale e realtà geopolitica, ma non la risolve, anzi sposta i confini di ciò che è accettabile. Chiunque invochi le armi come pacifista rinuncia al suo profilo. È un esempio di come un movimento politico possa fallire a causa della sua stessa riluttanza ad analizzare”.

Due organizzazioni pacifiste diverse
Il Movimento Svizzero per la Pace persegue un approccio fondamentalmente diverso: unisce il rifiuto coerente del riarmo, della logica di guerra imperialista e del confronto geopolitico alla difesa della distensione internazionale e dell’amicizia tra le nazioni. Stefano Araujo, che è pure membro del Partito Comunista svizzero, spiega che l’MSP è un’alternativa al GSoA perché “non concepisce la pace come una posizione morale, ma come un progetto politico che combatte le cause della guerra: lo sfruttamento neo-coloniale, l’immagine del nemico, le rivendicazioni di supremazia”. Chi volesse aderirvi può farlo compilando questo modulo: https://www.friedensbewegung.ch/kontakt/