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Andy Garcia, membro della Brigata 2506, ospite d’onore al Festival di Locarno

A chi dice che il Festival Internazionale del Film di Locarno è troppo di sinistra rispondiamo che, perlomeno dopo quest’edizione, avrà modo – almeno un po’ – di ricredersi. Se i post-comunisti russi del Gosfilmofond non andavano bene, sono stati i benvenuti invece gli esponenti della destra sionista dell’Israel Film Fund, senza contare il benvenuto dato a un celebratissimo attore proveniente dagli Stati Uniti.

Basterebbe fare due ricerche in Google, andare ad una sua conferenza stampa o ascoltare con attenzione la presentazione dell’artista in questione, per far rizzare le antenne in testa. Come definire un attore che loda il rapimento di un bambino per motivi politici? Come definire un attore membro di un’organizzazione para-militare? Come definire un attore che è nostalgico di una dittatura che rendeva il proprio paese una colonia?

Andy Garcia
Andy Garcia

L’artista cubano naturalizzato statunitense Andy Garcia è tutto questo: figlio di ricchi industriali collusi con il regime di Fulgencio Batista e legati affaristicamente agli Stati Uniti, Garcia è scappato dall’Isola dopo la vittoria dei comunisti guidati da Fidel Castro nel 1959 e da allora difende in modo accanito il perdurare del blocco economico anti-cubano, rifiutando finanche la normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra i due paesi, in quanto secondo lui l’amministrazione di Barack Obama aiuterebbe in questo modo a mantenere al potere quello che lui considera un “dittatore repressivo”, ossia Raul Castro.

Nel 1999 Garcia addirittura difese il sequestro del bambino cubano Elian Gonzales da parte della mafia cubano-americana. Oggi, come se non bastasse, l’attore è membro onorario pure della “Brigata 2506” un’organizzazione eversiva e para-militare dell’estrema destra di Miami che organizza i mercenari reduci che tentarono di rovesciare militarmente il socialismo con l’invasione della Baia dei Porci. Nel suo film “La città perduta”, peraltro, Garcia esalta non solo la Cuba di un tempo, occupata di fatto da Washington, ma enfatizza i rapporti sociali borghesi, arrivando a dipingere Ernesto Che Guevara come un pazzo assassino.

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