Il movimento studentesco è passato all’azione occupando, giovedì 26 novembre, un auditorio di UniMail, lo stabilimento più grande dell’ateneo ginevrino. Lo scopo era creare uno spazio dove poter esprimere il proprio dissenso verso l’opprimente Riforma di Bologna.
Purtroppo i conflitti si sono subito manifestati. All’entrata nella classe occupata, lo sconcerto di certi studenti di diritto (circa 50 su 400 totali) si è subito manifestato con reclami e timidi insulti rivolti agli occupanti, mentre il resto si è limitato a sedersi incuriosito. A peggiorare la situazione ci ha pensato il professore, V. Monnier, il quale è corso alla cattedra adottando subito un atteggiamento irrispettoso. Mentre un manifestante parlava con gli studenti di diritto, cercando di riappacificarli e rendendo note le cause per le quali ci si batteva, il docente ha cominciato a soffiare nel secondo microfono creando un frastuono assordante. Qualsiasi tentativo di riconciliazione si è rivelato inutile. Ciò ha portato alla divisione di due grandi gruppi all’interno dell’auditorio: il primo rappresentato dagli occupanti che continuavano nel tentativo di esporre le proprie rivendicazioni; il secondo con il prof. Monnier che ridicolmente teneva la sua lezione come se nulla fosse. Il risultato è semplicemente stato l’incremento delle tensioni. Dopo 45 minuti è stata raggiunta l’apice dell’ignoranza: alcuni degli studenti di diritto, infatti, dopo aver avviato una serie di cori inneggianti alla democrazia, si sono accaniti sui cartelloni e sugli striscioni appesi alle pareti staccandoli e facendoli a pezzi. Come se non bastasse, prima di lasciare definitivamente l’auditorio, alcuni di loro hanno preso come bersaglio gli occupanti, che per tutto l’arco dell’ora avevano mantenuto un atteggiamento assolutamente pacifico, lanciando loro addosso mandarini e pezzi di ghiaccio.
Era prioritario capire le cause dei problemi sorti nel pomeriggio: cosa, cioè, abbia portato gli studenti a comportarsi in tal modo. La base di tutto è stata sicuramente la disinformazione: per questo era di assoluta importanza divulgare una informazione strutturata che conducesse a una vera mobilitazione.
Il giorno seguente si è dato il via al dialogo con la direzione pianificando un primo incontro con il rettore. L’incontro si è svolto in un clima di tranquillità, ma le risposte si sono purtroppo rivelate contraddittorie e poche ore dopo è giunta una email che dichiarava l’ultimatum per lo sgombero a sabato 28 alle 23.00. Senza un’alternativa all’auditorio occupato, ciò non era accettabile! Sabato sera, dopo la manifestazione anti-OMC, molta nuova gente è affluita nella sala creando entusiasmo dato che fino a quel momento non si era superata la soglia di 70 studenti. La domenica è stata dedicata a progettare la susseguente e decisiva settimana. Senza altro segno di vita da parte della direzione, però, lunedì mattina alle 6.00, una decina di securitas hanno fatto da sveglia alla ventina di studenti che dormivano nell’aula, esigendone l’immediata evacuazione. Tentavi di resistenza si sono rivelati inutili dopo che l’auditorio è stato sigillato. Gli studenti si sono spostati nell’unica aula disponibile in quel momento, con soli 50 posti, e procedono ora con altre assemblee.