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A capo del Vaticano è stato eletto l’ambiguo cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, classe 1936, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati nel conclave che ha scelto il successore di papa Giovanni Paolo II, è tornato alla carica e, dopo il “gran rifiuto” di Joseph Ratzinger, è stato eletto ieri quale “sommo pontefice” della Chiesa cattolica. Visto che la funzione di papa è ruolo più politico che non spirituale, è però forse il caso di dire che egli è stato nominato nuovo monarca dello Stato del Vaticano, l’ultimo Stato europeo ad essere retto da una monarchia assolutista priva di qualsivoglia istituzione democratica e di stampo, oltretutto, persino teocratico. Si tratta del primo pontefice extra-europeo e sudamericano (anche se i suoi genitori erano piemontesi), nonché il primo gesuita ad accedere al soglio di Pietro.

Una scelta …francescana?

Il nuovo papa ha scelto come nome di pontificato, quello di Francesco I. In molti hanno creduto si trattasse di un omaggio simbolico a San Francesco d’Assisi, alla sua dottrina di umiltà e povertà della chiesa di base. L’atteggiamento almeno apparentemente umile di Bergoglio potrebbe confermare questa ipotesi: nel suo discorso d’investitura, ben poco pomposo, non si è mai definito “papa” ma solo “vescovo” (anche se effettivamente il papa è proprio il vescovo di Roma), ha persino chiesto al popolo di pregare per lui (quando teologicamente sarebbe l’infallibile delegato dello spirito santo). Egli è inoltre noto per il suo vivere in un modesto appartamento e per il suo utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici. E tuttavia non è tutto oro quello che luccica: negli anni ’70 contestò ad esempio l’apertura dei gesuiti alla Teologia della Liberazione e la sua linea politica è tutt’altro che progressista. Bergoglio ha scelto il nome di Francesco I in onore a Francesco Saverio, uno dei tre fondatori dell’ordine gesuita insieme Ignacio Loyola. Ordine, quello della Compagnia di Gesù, al quale il neo-papa ha aderito fin da giovane.

C’entra forse qualcosa la massoneria?

Secondo il sito delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) di Bergamo si legge: “Al Conclave del 2005 che elesse Joseph Ratzinger, Bergoglio fu candidato dall’ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini e risultò il secondo più votato”. L’arcivescovo Martini, stando al libro “La Massoneria smascherata” del divulgatore evangelico Giacinto Butindaro, sarebbe un massone: “nella lista ‘Pecorelli’ compaiono questi prelati Gesuiti massoni: il prete Giovanni Caprile e l’arcivescovo Alessandro Gottardi. Secondo ‘la lista di Mons. Marinelli’ pubblicata in molti scritti, il cardinale gesuita Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, morto nell’agosto del 2012, era anch’egli un massone. La cosa è stata confermata da quelli del Grande Oriente Democratico in occasione della sua morte, infatti affermano del Martini che ‘volle essere iniziato Libero Muratore’”. Il legame fra l’attuale papa e la massoneria ha radici lontane: al tempo della dittatura militare in Argentina, l’odierno Francesco I ha infatti avuto relazioni con l’ammiraglio Emilio Massera, responsabile di una repressione spietata sul oppositori del regime, vicino alla “Alianza Anticomunista Argentina”, nonché membro (assieme a Silvio Berlusconi per citarne uno) della potente loggia massonica golpista Propaganda Due (P2) guidata dal fascista italiano Licio Gelli che ha ridisegnato l’Italia a partire dal 1994 con i governi della Seconda Repubblica. Aspetti anche questi che il successore di Pietro dovrebbe chiarire.

Al fianco di Videla

Jorge Mario Bergoglio è accusato di collusione con la dittatura fascista argentina di Rafael Videla che sterminò migliaia di persone, soprattutto militanti comunisti e peronisti di sinistra. Le prove schiaccianti del ruolo giocato Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976 sono indicate con precisione nel libro “L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” del giornalista Horacio Verbitsky, un esperto di quel tragico periodo storico che ha insanguinato il Paese sudamericano nonché ex-militante del movimento dei Montoneros, i peronisti neo-socialisti. Stando alle sue ricerche il neo-papa avrebbe addirittura aderito alla “Guardia di Ferro”, un movimento della destra ultra-nazionalista argentina. Nei primi anni Settanta, Bergoglio, 36 anni, divenne il più giovane Superiore provinciale dell’ordine gesuitico in Argentina. Acquisì così un potere politico enorme, visto che i gesuiti esercitavano totale egemonia su tutte le comunità ecclesiastiche attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. L’odierno papa fu delatore per conto del regime di Videla persino di sacerdoti considerati “sovversivi” con tanto di documenti segreti trovati negli archivi in cui il ruolo di collaboratore della dittatura fascista da parte dell’odierno papa appare in tutta la sua evidenza; tanto è vero che nel documento classificato come “Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9” si legge: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. Insomma una spia a tutti gli effetti. Il legame fra il papa e gli aguzzini del regime di Videla è peraltro saltato all’occhio il giorno dopo l’elezione, quando nel tribunale di Cordoba (Argentina) si sono presentati, per prendere parte all’ennesimo processo che li vedeva imputati, alcuni ufficiali della giunta dittatoriale di Videla, fra cui il generale Luciano Benjamin Menéndez, i quali (vedi foto a lato) avevano appuntato alla giacca in bella vista una coccarda coi colori del Vaticano, in onore al loro amico neo-eletto pontefice.

Un papa conservatore

Bergoglio è noto per la sua crociata contro i matrimoni gay (che in Argentina sono stati legalizzati nel luglio 2010 grazie al governo di sinistra), su cui ha scritto con toni isterici: “è in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre (…). Qui pure c’è l’invidia del Demonio (…) che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra”. Le associazioni cilene per i diritti degli omosessuali hanno diramato un comunicato stampa in cui dichiarano: “ancora una volta la Chiesa pone a capo del Vaticano un promotore dell’odio verso la diversità sociale e una figura di riferimento dell’omofobia e del disprezzo delle minoranze sessuali”. E Francesco I pare non volerci sentire nemmeno sul tema del celibato ecclesiastico, sulla contraccezione e su altri temi su cui la Chiesa rimane dogmaticamente immobile al Medioevo.

L’Argentina preoccupata

Abbiamo recuperato un comunicato del 2007, intitolato “Il fascismo attacca con Macri, Bergoglio e Bendini”, firmato dalle madri di Plaza de Mayo, i cui figli sono scomparsi ai tempi della dittatura, in molti casi probabilmente assassinati dal regime fascista. In tale nota esse rifiutano le parole dell’allora cardinale Bergoglio durante una sua omelia: “loro sanno di essere complici della dittatura”. E ancora: “nessuno, né la Chiesa né la Giustizia ha condannato qualche vescovo per ciò che ha fatto, né quelli che benedicevano mentre gettavano i nostri figli nel fiume o li torturavano”. E infine la chiusura, durissima: “Macrì, Bendini, Bergoglio sono tutti della stessa pasta. La spazzatura va insieme. Sono fascisti, rappresentano la dittatura, sono proprio dietro alla dittatura, sono la dittatura stessa”. Sulla stessa linea d’onda la Gioventù Comunista Argentina che ha diramato un comunicato stampa in cui oltre ad attaccare il papa si invitano i cristiani rivoluzionari a unirsi per continuare la liberazione dell’America boliviana. Bergoglio, stando ai sacerdoti terzomondisti argentini citati dal quotidiano argentino “Pagina 12” del 14 marzo 2013: “è la persona più adatta a nascondere il marcio, un esperto in insabbiamenti” e ha fatto di tutto per spianarsi la strada fino a raggiungere il soglio di Pietro. Un carrierista, insomma, non un umile pastore come i mass media vogliono farci credere.

Il ruolo storico dei gesuiti

Il ruolo dei gesuiti è sempre stato quello di intervenire nei momenti di crisi per rimettere le cose a posto con pugno fermo. Un leader gesuita è pragmatico, cinico e sempre apertamente fiancheggiatore delle classi dominanti (anche se magari, all’apparenza e mediaticamente, proporrà una sorta di culto all’umiltà). Gli aspetti insoliti che si sono notati nel primo discorso ai fedeli è il fatto che Bergoglio, in linea con la sua concretezza materialista, non ha accennato allo spirito santo, ma ha solo ringraziato i cardinali per averlo scelto, quando per un cattolico e soprattutto per un alto prelato è invece categorico che in conclave aleggi lo spirito santo che ispira i cardinali. Avremo a che fare probabilmente con un papa estremamente concreto e calcolatore, molto attento agli interessi dei clan di potere politico ed economico interni al Vaticano. La potenza del Vaticano è ormai in declino e non sarà facile risollevarla, in quanto si sono esaurite le condizioni della sua stessa egemonia culturale e politica. Le sue profonde lotte interne potranno solo crescere e un papato gesuita basato sull’obbedienza militaresca ai superiori potrebbe accentuare le divisioni. Stando ad alcuni vaticanisti, inoltre, Francesco I potrebbe essere solo un papa di transizione: il suo ruolo dovrebbe essere quello di rimettere in sesto l’immagine della curia romana, indebolire la sinistra rivoluzionaria latinoamericana e infine lasciare spazio a un papa di Hong Kong, così da attaccare direttamente il nemico principale, la Cina socialista che ha creato una propria chiesa nazionale proprio per ostacolare le influenze vaticane.

Un papa politico

“Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio” ha peraltro affermato Verbitsky: “lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo”. Francesco I, in effetti, si è fortemente intromesso nella vita politica laica, del suo paese, attaccando frontalmente ad esempio la presidentessa argentina Cristina Fernandez de Kirchner, colpevole sia di essere donna sia di essere di sinistra e alleata alla Rivoluzione Bolivariana. Il neo-papa ha infatti affermato: “le donne sono naturalmente inadatte agli incarichi politici L’ordine naturale e i fatti ci insegnano che l’uomo è l’essere politico per eccellenza, le Scritture ci mostrano che la donna da sempre è il supporto dell’uomo che pensa e realizza, ma niente più di questo”.

L’Argentina come la Polonia

Papa Francesco I ha denunciato l’autoreferenzialità della Chiesa e promosso un’opera di evangelizzazione verso le periferie: tale strategia, così come l’elezione di un pontefice sudamericano, potrebbe sembrare positiva perché evangelizzare l’America latina impedirebbe l’espansione delle confessioni e delle sette di origine nordamericana (battisti, anabattisti, avventisti, ecc.) che ha convinto molti cattolici dei paesi poveri a convertirsi. E’ questa l’opinione non solo di Vittorio Messori sul quotidiano (fra l’altro proprio filo-americano) “Corriere della Sera”, ma anche di alcuni gruppi complottasti di orientamento fascista (“rossobruno”) e “geopoliticista” che – spinti dalla loro volontà di coniugare elementi esoterici con elementi nazionalisti sotto un manto anti-americanista che faccia breccia a sinistra – non si preoccupano della questione socialista e di classe che resta invece il nemico preponderante per la Chiesa soprattutto se in mano a un gesuita e soprattutto oggi considerando i governi “chavisti” in America latina. In pratica si tenta di “legittimare” il nuovo papa con motivazioni fintamente anti-imperialiste, quando basterebbe leggere i cablogrammi di Wikileaks (diffusi dall’emittente non propriamente tenera con Washington, “RussiaToday”): in essi viene infatti reso noto come la Santa Sede è da anni in strettissimi contatti con la Casa Bianca proprio per occuparsi di temi “preoccupanti” in America latina, in particolare a Cuba e in Venezuela, ma venivano citati anche i coniugi Kirchner in Argentina. Insomma: se il presidente incaricato del Venezuela Nicolas Maduro, un ex-sindacalista di formazione maoista, acclama per evidenti ragioni tattiche l’elezione del primo papa latinoamericano, ironizzando anche sul fatto che sia stato proprio Hugo Chavez, recentemente scomparso, ad aver imposto a Dio la necessità di eleggere un esponente dei paesi del sud del mondo; nelle segrete stanze dei governi progressisti sudamericani c’è una più che fondata preoccupazione. Come nel 1978 era stato eletto un papa polacco, il reazionario Karol Woitjla (amico del dittatore cileno Augusto Pinochet), nell’ottica di dare la spallata finale ai paesi del blocco sovietico già in una situazione di debolezza interna e distruggere di conseguenza il socialismo polacco (e quindi di tutta l’Europa dell’Est), ora con un’altra abile mossa strategica il Vaticano ha deciso di assumere un sudamericano così da strumentalizzare la profonda devozione delle popolazioni coinvolte nei processi di trasformazione sociale (Venezuela, Bolivia, Ecuador, Argentina, ecc.) e, se necessario, organizzarli contro i loro rispettivi governi. Dove non è funzionato il golpe militare, dove non sono funzionate le contro-rivoluzioni colorate della cosiddetta ‘società civile’ ora si ritorna ai vecchi metodi apparentemente più “soft” di Giovanni Paolo II, quando creò il sindacato Solidarnosc in Polonia con i soldi dello IOR inviati per foraggiare gli scioperi operai tramite le valige diplomatiche del cardinale Jozef Glemp e l’adesione come “utili idioti” di settori anarchici, troskisti e socialdemocratici che non avevano visto il carattere reazionario di quei movimenti eterodiretti.

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