Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, operato nei mesi scorsi per un cancro, non ce l’ha fatta: è morto a Caracas alle ore 16:25 locali. Lo ha annunciato commosso il vicepresidente Nicolas Maduro a reti unificate accompagnato da numerosi ministri e alti ufficiali dell’esercito. Il decesso di Chavez “è una tragedia storica per la nostra patria”, ha affermato Maduro, un ex-autista di autobus, umile lavoratore di formazione marxista, che ha accompagnato Chavez per tanti anni. Maduro ha lanciato un appello a tutti i venezuelani “affinché siano militanti della pace e della serenità della nostra patria. Noi, i suoi compagni – civili e militari – raccogliamo la sua eredità, il suo progetto e le sue bandiere. Che viva Chavez!” con la voce rotta dal pianto.
Le conquiste del Venezuela chavista
E’ difficile tirare oggi un bilancio di questi quasi 15 anni di governo di Hugo Chavez. Questo nostro portale non mancherà in futuro di seguire con attenzione come la Rivoluzione bolivariana proseguirà il suo cammino, tuttavia già oggi possiamo fornire alcune cifre. Ma prima ancora di elencare alcuni risultati concreti, è giusto sottolineare come il valore forse maggiore di Chavez è stato quello di aver saputo portare gli ideali del socialismo a nuova vita dopo essere rimasti sepolti in gran parte sotto le macerie del Muro di Berlino e del crollo dell’Unione Sovietica. Durante il governo di Chavez il Paese latinoamericano si è dichiarato libero dall’analfabetismo e tre milioni di venezuelani sono stati inseriti nell’istruzione primaria, secondaria e universitaria che prima gli era impedita a causa della selezione sociale. Diciassette milioni di venezuelani (quasi il 70% della popolazione) hanno ricevuto, per la prima volta, assistenza medica e medicinali gratuiti e, in pochi anni, nelle intenzioni governative tutti i venezuelani avranno accesso gratuito all’assistenza medica. Si somministrano più di 1 milione e 700mila tonnellate di alimenti a prezzi modici a 12 milioni di persone (quasi la metà dei venezuelani che finora avevano vissuto nella miseria), un milione dei quali li ricevano gratuitamente in forma transitoria. La questione è centrale in un Paese come il Venezuela dove le persone sottonutrite sono cresciute dal 1992 al 2003 del 7%, raggiungendo la cifra di 4,5 milioni. Nel frattempo però, grazie alle politiche socialiste, la malnutrizione sta diminuendo e la mortalità infantile si è ridotta al 2%. E ciò in un contesto di aperta ostilità internazionale, con gli USA che hanno tentato di rovesciare Chavez nel 2002 attraverso un golpe militare, poi sventato, mettendo al potere – ma guarda un po’ che caso – il direttore del padronato venezuelano (in combutta con il sindacato giallo CTV membro della Confederazione Sindacale Internazionale) svendutosi ai capitalisti. E mntre i suoi avversari usavano la vecchia arma dei colpi di stato, Chavez ha invece guidato nel massimo della democrazia, sviluppando istituzioni partecipative e di base e accettando senza problemi anche una sconfitta referendaria. Diventa quindi difficile ritenerlo un “dittatore” come molti giornalisti in Europa osano definirlo per compiacere i loro editori. Ma questi giornalisti europei dovrebbero prima guardare nel giardino di casa loro, perché i veri dittatori sono semmai il monarca assoluto del regime teocratico dello Stato Vaticano e il premier italiano Mario Monti imposto dalla Banca Centrale Europea senza nemmeno passare dal voto popolare. Ora il Venezuela chavista si trova a una svolta, come sempre accade quando viene a mancare il padre della patria, colui che più di tutti ha saputo convincere della bontà di un percorso. Il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) però ne è certo: il processo rivoluzionario ha un ampio consenso e non si reggeva solo sul carisma del presidente.
Non cedere alle provocazioni
“Verrà certamente il momento di riflettere su questa perdita enorme e per tutti i militanti di sinistra si dovrà capire come ripartire per riprendere il percorso iniziato da Chavez nel 1998, ma ora siamo tutti molto scossi e commossi e dobbiamo solo confidare nel popolo venezuelano e nel compagno Nicolas Maduro affinché sappiano evitare ogni tentativo di provocazione che gli immancabili sciacalli potrebbero favorire approfittando del momento di smarrimento” – sono queste le parole di Massimiliano Ay, segretario del Partito Comunista del Canton Ticino, una delle prime formazioni politiche europee che, già nel corso della notte scorsa, avevano annunciato la tragica notizia e aveva adeguato alla triste circostanza la loro organizzazione. E’ preoccupato anche il socialista ticinese Franco Cavalli, oncologo di fama mondiale che voci avrebbero indicato come uno dei medici al capezzale del presidente venezuelano quando si trovava all’Avana. L’ex-deputato – intervistato da Ticinonews – ammette il rischio di guerra civile nel paese: “se in Venezuela dovesse vincere la destra e annullare tutte quelle che sono state le conquiste sociali che Chavez ha portato nel Paese, nonché interrompere l’unificazione dell’America Latina, ci sarebbero degli scontri violenti. Non escludo nemmeno una guerra civile”. Non a caso, infatti prima dell’annuncio del decesso, il governo venezuelano non solo aveva espulso dal Paese l’attaché militare dell’Ambasciata di Washington a Caracas per i suoi tentativi di destabilizzare il Paese dall’interno, ma aveva persino dispiegato l’esercito alle frontiere per evitare possibili provocazione sui confini nazionali. E’ in momenti di forte tensione e di confusione come questi, infatti, che potrebbero accadere attentati terroristici o addirittura invasioni militari per rovesciare il socialismo; lo sa bene il presidente USA Barak Obama, l’acerrimo nemico di Chavez che secondo alcuni lo avrebbe addirittura fatto avvelenare. Oscar Figuera, segretario generale del Partito Comunista Venezuela (PCV), stretto alleato di Chavez, ha infatti diramato un appello in cui si legge: “L’Ufficio Politico del Partito Comunista del Venezuela condanna la politica di guerra mediatica e la manipolazione dei media intrapresa dai settori reazionari del Venezuela, sotto la guida dell’imperialismo statunitense, il principale nemico della classe operaia e di tutti i lavoratori. Facciamo appello al popolo venezuelano, alle forze politiche e sociali rivoluzionarie, di serrare i ranghi, di rimanere in allerta e vigili contro le pretese dell’imperialismo che vuole creare il caos e l’instabilità nel nostro paese. Per questo dobbiamo dimostrare gli alti livelli di organizzazione e disciplinata mobilitazione del nostro popolo, attraverso tutte le istanze create negli ultimi anni”.
Solidarietà da tutto il mondo
Fin dalle prime ore dell’annuncio sono stati numerosi i leader dei paesi anti-imperialisti a stringersi intorno al popolo venezuelano orfano del suo presidente. Raul Castro Ruz, presidente della Repubblica di Cuba, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale in onore all’amico Chavez, con cui si era sviluppata un’organica e strategica alleanza. Commossa la presidente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner ha dichiarato a sua volta il lutto nazionale ed è immeditamente decollata alla volta di Caracas. Affranto il presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia, Evo Morales, ha tenuto una conferenza stampa e poi si è recato subito in Venezuelana partecipado al fianco di Maduro al primo corteo che portava la salma di Chavez dall’ospedale militare in cui è morto alla camera ardente. Rafael Correa, presidente dell’Ecuador e leader della “Rivoluzione cittadina” ha tenuto un discorso combattivo promettendo di restare fedeli agli ideali del defunto mandatario venezuelano. Uno dopo l’altro numerosi altri capi di Stato hanno espresso la loro partecipazione di fronte al decesso del leader latinoamericano: fra quelli meno amati in Europa si segnala il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, punto di riferimento della lotta all’imperialismo e al sionismo in tutto il Medioriente, così come il leader socialista siriano Bashar al-Assad alleato con il Venezuela e impegnato in una dura offensiva contro i terroristi filo-americani, nonché Aleksandr Lukaschenka, il leader di quella Bielorussia che tiene alti ancora oggi i valori sovietici. “Noi, gli amanti della libertà e gli oppressi del mondo, abbiamo tutti perso un amico e un sostenitore” ha esclamato nel proprio comunicato Hassan Nasrallah, che oggi è a capo di “Hezbollah”, il partito di liberazione nazionale libanese.
In Russia, Gennadj Zyuganov, segretario del secondo partito nazionale, quello comunista, recandosi presso la sede diplomatica venezuelano per firmare il libro delle condoglianze ha affermato alla stampa: “Come è potuto accadere che sei leader dei paesi latinoamericani che avevano criticato le politiche degli USA e avevano cercato di creare un’alleanza forte tra gli stati indipendenti e sovrani, si sono ammalati contemporaneamente con la stessa malattia? A mio parere, questo è tutt’altro che una coincidenza”, ha detto il capo dei comunisti russi. Egli ha inoltre esortato un’indagine sotto “controllo internazionale” sulla morte di Chavez. Prima dello statista russo era stato proprio il vice-presidente di Caracas a esprimersi pubblicamente in questo modo: Hugo Chavez si sarebbe ammalato perché “è stato attaccato”, secondo Maduro, come è successo con il leader palestinese Yasser Arafat: “una commissione speciale di scienziati” potrà confermare questa tesi, ha detto. Maduro ha infine denunciato l’esistenza di un “piano per destabilizzare” il Venezuela dietro la malattia del leader. Una testimonianza di affetto nei confronti dello scomparso presidente è arrivato poi in giornata addirittura da una società sportiva come l’Inter: “Il presidente Massimo Moratti e tutta F.C. Internazionale si uniscono al cordoglio del popolo venezuelano per la scomparsa del suo Presidente Hugo Chavez. L’Inter ricorda quando nell’ottobre del 2005 allo stadio ‘Meazza’ si tenne la partita fra i nerazzurri e la nazionale venezuelana, espressione dell’amicizia fra il Venezuela, il Presidente Chavez e il club nerazzurro”.
E la Svizzera non è da meno…
In Ticino è stato il Partito Comunista a prendere immediatamente posizione sull’accaduto con un accorato comunicato: “Sconvolti e affranti dalla notizia del decesso del compagno Comandante Hugo Chavez Frias (…), i comunisti ticinesi inchinano le proprie bandiere in suo onore e si stringono intorno all’eroico popolo del Venezuela che deve ora affrontare una fase delicata della propria Rivoluzione”. Il testo continua ricordando che “Chavez ha restituito speranza non solo al suo popolo e all’intera America latina depredata da Washington e dai suoi lacché, ma a tutti i progressisti del mondo. Egli ha affrontato con coraggio l’imperialismo statunitense, ha gettato le basi per una nuova transizione alla società socialista e per un mondo multipolare retto da relazioni eque e pacifiche fra le nazioni, e ha lavorato giorno dopo giorno per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e delle fasce popolari”. Piena fiducia viene poi data al delfino del presidente venezuelano: “Il Partito Comunista del Canton Ticino, con commozione, rinnovando il suo vincolo di fraternità e di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana, invia un augurio al compagno Nicolás Maduro Moros, vicepresidente venezuelano, che – ne siamo certi – saprà portare avanti l’irreversibile processo verso una piena sovranità popolare sulla strada del socialismo del XXI secolo nel solco dell’insegnamento del Comandante Chavez e del Libertador Simon Bolivar”. Il segretario Massimiliano Ay si recherà nei prossimi giorni a Berna presso la sede diplomatica venezuelana per incontrare l’ambasciatore César Mendez e porgergli di persona le proprie condoglianze. E mentre i comunisti sono in lutto, il Partito Socialista, invece, pare che finora non abbia diramato alcuna nota. Non è d’altronde un mistero che il partner venezuelano del PS sia il partito dell’Azione Democratica, strenuo avversario di Chavez e sezione venezuelana dell’Internazionale Socialista, una delle strutture ormai più degenerate della sinistra. L’avvocato Tuto Rossi che si era candidato per i Verdi Liberali Democratici alle ultime elezioni federali scrive sulla sua bacheca Facebook: “Passeggiando sulla spiaggia di La Ceiba (Honduras) tanti anni fa, un tipo che vendeva cassette taroccate di musica caraibica mi disse: ‘io non sono per la democrazia come voi europei. Infatti da noi chi viene eletto comincia subito a rubere e a arricchirsi, così ogni 4 anni una nuova casta dissangua il Paese. Meglio un Re che almeno ruba una volta sola’. Dopo aver percorso le favelas di Tegucigalpa, mi capitò di essere invitato a cena da funzionari svizzeri della Cosude. Apparve una bellissima strada piena di ristorantini all’aperto. Il problema era che, mentre noi mangiavamo, un’esercito di bambini fuori dai cancelli invocava di lanciargli un pezzo di bistecca. Mi sono detto ‘mai più nella mia vita cenerò in queste condizioni’. L’America latina: una élite di famiglie fannullone, parassitarie e miliardarie che succhiava quotidianamente il sangue della gente senza neppure distribuire una briciola. Ecco Hugo Chavez è stato uno che, con la democrazia, ha cercato di fare dare dignità istruzione e un pasto anche ai bambini affamati dietro la cinta del mio ristorante. Con la schiena dritta. Che la terra ti sia leggera Comandante!”. Estaban Munoz del collettivo redazione del portale di informazione alternativa “HastaSiempre.info” ha inviato un appello in cui invita tutti gli amici svizzeri del Venezuela “ad essere attenti nei prossimi giorni e mesi per denunciare ogni tentativo di destabilizzazione del Venezula, per bloccare ogni offensiva mediatica menzognera contro lo svolgimento delle prossime elezioni presidenziali, e per continuare a trasmettere il valore universale della rivoluzione”.
Commossi anche il consigliere comunale di Roveredo Mattia Antognini e il sindacalista studentesco Francesco Vitali, che nel 2010 erano stati i due più giovani invitati dall’Ambasciata Venezuelana per studiare nuove forme di diplomazia internazionalista e partecipativa in sostegno al governo di Caracas nel nostro Paese. Sempre sul fronte giovanile elvetico si registra la reazione della Gioventù Comunista della Svizzera Italiana coordinata da Aris Della Fontana, che ha voluto ricordare il mandatario bolivariano diffondendo una immagine dall’impronta ecologista su Facebook accompagnata da queste parole: “Se ne è andato uno dei più grandi leader popolari del mondo. Lo hanno accusato di ogni nefandezza, persino di essere un dittatore. Aveva un grande ‘torto’ agli occhi dei potenti del pianeta. Amava il suo paese e la sua gente. E al suo paese e alla sua gente aveva restituito dignità e speranza. Prima di lui il Venezuela era nelle mani di pochi super-ricchi e moriva di miseria. Con lui sono nate scuole ed ospedali, cooperative, protagonismo femminile. Si è restituito ai venezuelani le grandi ricchezze di quel paese prima nelle mani di multinazionali straniere e dei loro servi corrotti, si è ridistribuito il reddito e fondata una democrazia. Ed è risorta la speranza nel futuro e nel socialismo. Una speranza che ha dilagato in tutto quello che era considerato il continente dei golpe, il Sudamerica dei generalissimi”. La Gioventù Socialista Svizzera, dal canto suo, si è trincerata nel silenzio, anche se il giovane dirigente Sebastian Dissler su Facebook si è lasciato andare in un commento di tristezza per quanto successo. Più attivi i Giovani Verdi Svizzeri che ancora lo scorso 6 febbraio 2013 a Berna aveva organizzato un convegno con l’Ambasciata venezuelana nella Confederazione sul tema del ruolo della gioventù nel processo rivoluzionario bolivariano invitando esponenti del movimento giovaile del PSUV. Anche il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha espresso il suo cordoglio: il sindacato ticinese è da anni in contatto con l’Unione Nazionale dei Lavoratori (UNT) venezuelana. Janosch Schnider, il coordinatore del SISA, si è così espresso: “Non dimenticherò mai quella sala colma di persone festanti, davanti alle quali Chavez stava annunciando nuove misure del governo bolivariano a favore degli strati più poveri della popolazione, e soprattutto gli sguardi sconfitti, pieni d’odio di un alto esponente del clero e di un burocrate della Confindustria: non avevo mai visto, in vita mia, personaggi come questo messi in un angolo, impotenti di fronte al riscatto popolare. Questi personaggi, maestri del sopruso, che qui in Occidente è difficile scalfire anche solo lontanamente, che stanno cancellando il nostro futuro di giorno in giorno. Una scena che mi emozionò profondamente, e che mi diede la forza di credere che nonostante tutto, per quanto sia difficile, le cose si possono davvero cambiare: con la passione e con l’intelligenza”.