Truppe dell'esercito cileno al palazzo La Moneda in una immagine dell'11 settembre 1973. ANSA
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50 anni fa, il golpe filo-USA contro Allende: storia di un assalto fascista alla democrazia

50 anni fa in Cile accadeva uno degli eventi più tragici del secolo scorso. Infatti, il primo governo socialista eletto con mezzi democratici veniva rovesciato. Ad avere le mani macchiate di sangue sono i soliti noti, una parte della borghesia e il nemico stesso di ogni processo socialista e di emancipazione popolare: l’imperialismo statunitense.

Ci tengo a riassumere un po’ l’esperienza del governo di Salvador Allende, per poi arrivare al colpo di stato e alla repressione. Sono sicuro che chi ha qualche anno in più e ha vissuto quel periodo ricordi bene ciò che è accaduto, ma per i più giovani è importante conoscere la storia.

Con l’Unidad Popular, Salvador Allende, diventa presidente nel 1970 con circa il 37% di voti a suo favore. Allende sa fin da subito che lo stato cileno deve essere indipendente e sovrano. Perciò uno dei primi interventi in ambito economico consiste nella nazionalizzazione delle miniere, delle banche e diverse industrie. Lo stato cileno prende possesso di tutti i punti essenziali dell’economia del paese. Vi è controllo nazionale parziale dell’aviazione, dell’infrastruttura energetica, dei trasporti ferroviari e navali. Inoltre, controlla parte dell’industria metallurgica e siderurgica.

Con il governo di Allende nel ‘73, lo Stato controllava il 90% delle miniere, l’84% delle imprese edili, l’85% degli istituti bancari, l’80% delle grandi industrie. Con delle riforme in ambito agricolo e agrario prende possesso del 75% delle aziende agricole e il 52% delle imprese medio-piccole. Sempre grazie alla riforma agraria l’amministrazione di Allende si occupa della condizione economico-sociale delle persone meno agiate e riesce con successo a migliorarne la condizione di vita.

Si occupa fin da subito dell’istruzione, della salute e del benessere del suo popolo. In questo senso, ad esempio, rende gratuito mezzo litro di latte per ogni bambino cileno, alimento essenziale per il sostentamento dei giovani bambini. Questa decisione allevia anche le spese delle famiglie che possono usufruire di questo servizio. Il pane è un alimento di prima necessità, e proprio per questo motivo viene introdotto un prezzo fisso stabile.

Sempre nella politica sociale Allende estende e rafforza i diritti sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici, fa alfabetizzare i bambini, aumenta i salari ed impone un salario minimo dignitoso per ogni professione, fascia di età e sesso. L’amministrazione cilena aumenta anche le pensioni e fa diminuire i costi degli affitti.

Le terre appartenenti ai grandi proprietari terrieri e latifondisti vengono espropriate e date a chi la terra la lavora, piccoli imprenditori e braccianti. Il cibo viene anche garantito come un diritto e fornito gratuitamente alle persone povere che vivono soprattutto nella parte meridionale del Cile.

Sempre nell’istruzione Allende rende l’istruzione universitaria e secondaria gratuita, vi è perciò una democratizzazione dell’istruzione che diventa accessibile anche a chi ha un reddito decisamente basso. L’iscrizione universitaria vede un aumento di quasi il 90% in nemmeno 3 anni.

Questo progresso viene vissuto con allegria da gran parte del popolo cileno che guarda al futuro con speranza. Ovviamente questa politica sociale e quest’intervento così forte nell’economia non viene apprezzata dagli industriali, dai proprietari terrieri, dalle banche e da paesi esteri che avevano di fatto colonizzato l’economia cilena.

Un dato importante da conoscere è che l’economia cilena è molto basata sull’industria metallurgica e d’estrazione di minerali essenziali. Uno tra tutti è il rame, che rappresenta la più grande ricchezza del paese, il cui sottosuolo è ricco di giacimenti.

Il Cile e il governo progressista si ritrova ben presto in una violenta morsa che stritola il paese fino a quando da Washington si decide che l’unico modo per far saltare il governo è con un colpo di stato che è fascista nel metodo e nella repressione, ed è neo-liberista in ambito economico. Situazioni peraltro non estranee anche ad altri paesi dell’America latina e anche di altri continenti: il 12 settembre – sì, ironia della sorte proprio il giorno dopo l’anniversario cilenno – ma del 1980, anche la Turchia subì un golpe militare simile sempre orchestrato dagli USA.

All’epoca il presidente statunitense era Nixon, profondamente anticomunista e disposto a tutto per evitare l’ascesa del socialismo e il diffondersi delle idee marxiste. Attraverso la CIA e gli oppositori di Allende, si iniziano diverse operazioni militari ed economiche ai danni del Cile. Una di queste, forse la più grande operazione mai avvenuta è l’operazione CONDOR, operazione che vuole preservare il controllo statunitense dell’America latina attraverso colpi di stato e dittature fasciste. Tra i paesi vittime di queste sporche operazioni troviamo l’Argentina, la Bolivia, il Brasile, il Paraguay. Il Perù, l’Uruguay ed il Cile.

La seconda operazione è il programma FUBELT, specifico per il Cile e attuato per ostacolare Allende e instaurare una dittatura fascista. Gli Stati Uniti adottano metodi subdoli per distruggere il Cile, fanno crollare il prezzo del rame per indebolire l’economia cilena, impongono un blocco e delle sanzioni, fanno corruzione e si affidano pure ad ex gerarchi nazisti fuggiti in America latina.

Il colpo di stato avviene con una violenza mai vista: carri armati circondano il palazzo della Moneda, sede del governo, i gerarchi militari fedeli al governo democraticamente eletto vengono uccisi. Allende si rifiuta di abbandonare il palazzo e il proprio popolo, e decide di lasciare un ultimo messaggio al popolo per dare coraggio e preparare alla dittatura che da lì a poco sarebbe iniziata. Pinochet darà l’ordine di bombardare la Moneda e Allende e così si instaurerà una dittatura durata 17 lunghi anni.

Pinochet con l’appoggio dell’occidente, in special modo degli Stati Uniti, inizia una violenta repressione e persecuzione degli oppositori politici. In decine di migliaia finiscono torturati, uccisi o scomparsi per sempre. Vittime di questa violenza sono più di 40’000, tra i 3000-4000 quelli che vengono uccisi. Le stime sono difficili, perché l’obiettivo del regime era non lasciare traccia delle persone scomparse. Vittime sono specialmente comunisti, socialisti e sindacalisti ma anche semplici simpatizzanti della sinistra.

Tutto l’operato e l’esperienza del governo di Unidad Popular viene distrutto in poco tempo, e le rivendicazioni e risultati ottenuti a livello sociale muoiono con il presidente Allende. Ma gli ideali, per fortuna, non possono morire e infatti non solo dopo 50 anni siamo qui a discuterli ma anche il Cile vi sono stati importanti mobilitazioni operaie e studentesche e lo stesso presidente Boric proviene da quelle esperienze di lotta.

Non solo a livello economico e sociale viviamo fin da prima anni di un processo di restaurazione, ma la dittatura testa le forme più becere del neoliberismo della scuola di Chicago. Una specie di test servito ad implementare le stesse forme di neoliberismo in Europa e negli Stati Uniti.

Avviandomi alla conclusione vorrei citare un documento della National security degli Stati uniti:

L’esempio di un governo marxista eletto con successo in Cile avrebbe sicuramente un impatto – e persino un valore di precedente – su altre parti del mondo, specialmente in Italia; la diffusione imitativa di fenomeni simili altrove influenzerebbe a sua volta in modo significativo l’equilibrio mondiale e la nostra posizione in esso”

Cito questa frase, proprio perché rende l’idea di quanto sia paradossale che, un governo democraticamente eletto, vengo distrutto da un altro paese, gli Stati uniti, che molto arrogantemente si auto eleggono maestri della democrazia e dell’unico modello giusto.

I governi occidentali non condannano questi crimini contro il popolo e le istituzioni democratiche Cilene, anzi, si rallegrarono di aver messo fine alle riforme socialiste in Cile riconoscendo fin da subito il regime golpista. Basti pensare che l’ambasciatore svizzero in Cile affermava proprio di essere sollevato della fine del governo progressista. Con la scusa di riconoscere gli Stati e non i Governi, la diplomazia svizzera ha chiuso spesso gli occhi di fronte a certi colpi di stato come quello cileno o nel 2014 quello ucraino, ma in altre occasioni – e l’attualità purtroppo lo dimostra – si è dimostrata attiva nel condannare quei paesi che cercano una via di indipendenza e sovranità rispetto a Washington e Bruxelles.

Molti cileni riescono a scappare, particolarmente grazie all’ambasciata italiana che riesce a portare in salvo migliaia di cileni. Anche in Ticino nascono movimenti che cercano di salvare i rifugiati cileni dalla repressione e anche dalle autorità elvetiche che non volevano rifugiati cileni perché erano socialisti e comunisti. Mentre infatti chi scappava dall’intervento sovietico che concludeva la Primavera di Praga veniva accolto, per chi scappava dal Cile vi erano contingentamenti che – per usare un eufemismo – erano ben poco generosi.

Da ultimo vorrei ricordare anche una cosa: il colpo di stato in Cile non è stato il primo e neanche l’ultimo tentativo di Washington e delle grandi oligarchie di rovesciare governi e mettere in ginocchio interi popoli per preservare i propri interessi. Lungo tutto il secolo scorso fino al giorno d’oggi sono ormai innumerevoli i colpi di stato attuati. Possiamo contare i più recenti tentativi di colpo di stato di fabbricazione americana, nel 2002 in Venezuela, e nel 2019 quando cercarono di deporre il presidente Nicolas Maduro con un burattino autoproclamato presidente voluto da Washington. Nel 2010 tentarono in Ecuador contro il governo di Rafael Correa, ce l’hanno poi fatta in Brasile contro Dilma nel 2016 e nel 2019 quando portarono a termine il colpo di stato contro il popolo boliviano e il presidente eletto Evo Morales. Con la sola differenza che rispetto a modalità violente e apertamente repressive come quelle di Pinochet, oggi si attuano modalità più subdole: spesso si tratta di golpe istituzionali e si arriva addirittura a strumentalizzare l’opposizione di gruppuscoli estremisti persino di sinistra.

Sono trascorsi 50 anni da questo “altro 11 settembre” che i grandi mass-media di solito scordano di citare: credo che il modo migliore per ricordare le vittime sia quello di impegnarci oggi affinché la storia non si ripeta. Oggi il conflitto non è tanto fra socialismo e imperialismo, ma è fra l’idea di un mondo multipolare in cui tutte le nazioni siano sovrane possano cooperare pacificamente a pari dignità, e il sistema atlantico, unipolare che continua con il neo-colonialismo, proprio quel neo-colonialismo che Salvador Allende tentò di contrastare per dare al suo paese una vera e completa indipendenza. Per quanto mi riguarda posso solo dire che la Svizzera oggi debba mantenere la sua neutralità, così da contribuire a mediare ed evitare guerre e colpi di stato: non lo sta facendo il governo, ci dovrà pensare il popolo, perché voi insegnate: el pueblo unido jamas sera vencido!

Mattias Codoni

Mattias Codoni, classe 2002, è membro del coordinamento della Gioventù Comunista. Ha studiato al Centro Professionale Commerciale (CPC) di Locarno ed è appassionato di musica metal e rock.