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Italia: dagli F-35 agli attacchi di Bersani. L’unico voto utile è per “Rivoluzione Civile”

Come nella guerriglia urbana: lanciare tra la folla, nei mercati, la bomba a mano politica del “voto utile” per costruire l’insicurezza e lucrare sulla paura. L’aveva già fatto – con esiti disastrosi per l’intera sinistra italiana e con i sentiti ringraziamenti di Berlusconi – Veltroni nel 2008. Ora, ripetono lo stesso gesto cinico sia Bersani che Vendola. I quali arringano le masse ignare di telespettatori con una parola d’ordine tanto bugiarda quanto, politicamente e moralmente, arrogante e perversa. La parola d’ordine, in una sorta d’inconscio desiderio di sconfitta, è mutuata pari pari dalla disfatta veltroniana, dalla ferrea volontà di rompere l’unità a sinistra: “ Non votate Ingroia perché quel voto non ci fa vincere e, dunque, non è utile”. Parole bugiarde, dette in consapevole malafede, in quel perfetto stile politicista che tanto male fa alla politica, all’esigenza democratica di coinvolgere le masse nell’impegno politico (non credi, Vendola?) poiché – come tanti sanno e tutti dovranno sapere, compresi gli elettori del PD e di Sel – Rivoluzione Civile ha proposto sin dall’inizio un accordo unitario con il centro sinistra, per battere, da sinistra, il liberismo di Monti e il gangsterismo di Berlusconi. Una proposta unitaria pervicacemente respinta.

E’ stato Bersani a dire di no all’unità, a rompere l’unità del voto utile. E quelle parole contro Rivoluzione Civile sono arroganti e, sul piano democratico, perverse, poiché escono dalla bocca di Bersani solo dopo che Ingroia dice un normalissimo, scontatissimo, dignitoso no alla richiesta “imperialista” del PD volta a far ritirare Rivoluzione Civile dai collegi senatoriali indicati dal PD! Volete degli schiavi egizi? Naturalmente, il punto è che la costruzione dell’accordo post-elettorale e di governo tra Bersani e Monti (con Vendola spettatore subordinato e inquieto) esclude in tutti i modi l’unità a sinistra. Esclude la possibilità di costruire, ora e dopo il voto, un’alleanza di sinistra più ampia di quella dell’attuale centro sinistra, sospingendo, dunque, il PD ad immergersi nel fango allarmista del “voto utile”. Solo perché non utile è ritenuto un allargamento, un rafforzamento dell’arco della sinistra; mentre utile, conseguentemente, è ritenuto il voto a Monti, futuro alleato di governo. Bersani ha proposto a Rivoluzione Civile una “desistenza” totale, un disarmo unilaterale, un suicidio politico nei collegi senatoriali utili al PD. Un ordine che solo dei servi tremebondi potevano accettare. Abbiamo detto no, ma non siamo contro, per ragioni di principio, alla “desistenza”. Tant’è che la proponiamo noi, una “desistenza”, a Bersani: desista dall’allearsi con Monti e ricostruisca l’unità delle forze democratiche e di sinistra, se non vuole essere sussunto dal “montismo” o correre il rischio di andare, celermente, a nuove elezioni politiche nazionali.

Ma che cos’è, concretamente, un voto utile? Poiché il PD sta versando l’inchiostro nell’acqua e sta intorpidendo le coscienze del popolo della sinistra, occorre riflettere, rimettere sul tavolo un bicchiere d’acqua limpida. Come si dice in filosofia, non bisogna sbagliare le domande, per avere la risposta giusta. E la domanda giusta, per rispondere all’attacco del PD, non è tanto “ che cos’è il voto utile”, ma “a chi è utile il voto? ”. E se tutto è ridotto al fatto che il voto utile è quello dato al PD e al suo progetto “montista”, allora è chiaro che sarebbe sbagliato votare Rivoluzione Civile. Ma se il voto serve per portare in Parlamento una sinistra non subordinata e di lotta, ecco, questo è il voto utile, perché sarebbe utile ai lavoratori, ai precari, ai milioni di poveri cristi, alle ragioni della pace e del disarmo. Non al PD in quanto tale, alla sua odierna politica ultramoderata, alla sua linea volta ad imbarcare nelle liste elettorali confindustriali e cislini,, giuslavoristi antioperai, conservatori e finanzieri. Il voto è utile se sospinge in Parlamento una sinistra che lotti per imporre una patrimoniale sulle grandi fortune (il PD ha abbandonato l’idea, in omaggio a Monti); il voto è utile per una sinistra che punti alla riconquista dell’articolo 18 e alla cancellazione dell’articolo 8 (il PD è per la cancellazione dell’articolo 18 e per una ristrutturazione di stampo liberista del contratto nazionale di lavoro, in omaggio a Monti); il voto è utile per una sinistra che lotti per un nuovo sistema fiscale che tolga le pesanti gabelle sui già magrissimi salari e stipendi e faccia pagare chi non ha mai pagato e può pagare (il PD non è disponibile ad una fiscalità anche minimamente socialdemocratica, in omaggio a Monti); il voto è utile, utilissimo, per una sinistra che vuole rimettere al centro la scuola pubblica, che vuole abbassare drasticamente le tasse per l’iscrizione all’Università (che oggi torna ad essere l’Università dei figli dei padroni, dei figli dei medici, dei figli degli avvocati); per una sinistra che vuole eliminare i ticket della sanità pubblica, che vuole spuntare le unghie dittatoriali al sistema bancario e creditizio, che vuole rilanciare il ruolo pubblico nell’economia ( il caso Monte Paschi di Siena e i quattro miliardi di euro che lo Stato è già scucito – Tremonti bond e Monti bond – per salvare l’Istituto e i problemi giganteschi della siderurgia, non ci dicono forse che processi di nazionalizzazione sono oggi una necessità oggettiva per l’intera economia e non solo un progetto da comunisti?). Il voto è utile per una sinistra che vuole mettere in discussione il fiscal-compact, che vuole rimettere, finalmente, al centro della discussione la questione salariale, del tutto rimossa, dalle destre e dal PD. Il voto è utile e necessitato per una sinistra che vuole considerare centrale il problema, ormai di massa, della disoccupazione giovanile, attraverso misure che solo una forza che sta dalla parte della “classe” può elaborare e praticare: studio, preparazione alle nuove professioni, abbassamento dell’orario di lavoro, riduzione degli anni di lavoro, lotta contro l’esportazione dei capitali all’estero e incoraggiamento agli investimenti in Italia, lotta contro le delocalizzazioni anche attraverso tassazioni molto alte del profitto conseguito attraverso la delocalizzazione. E, certo, Ingroia ne è l’esempio, il voto è necessario per una sinistra che vuole, per la prima volta in questo Paese, passare dalla declamazione della lotta ai poteri mafiosi alla lotta vera e dura contro di essi. Il voto è utile se riporta in Parlamento una sinistra di questo tipo, una sinistra capace, come Rivoluzione Civile, sia di riporre al centro le questioni sociali e strutturali che di proporre e praticare l’unità delle forze progressiste e di sinistra. Il voto non è utile se dato, gratis, a un PD che vuole, poi, investirlo su di una nuova alleanza con Casini e Monti. E’ utile se riaccende, in Parlamento, una voce contraria all’intervento militare italiano nel Mali e contraria alla nostra subordinazione al ritorno della linea colonialista della “Françafrique”; che ricordi i quattro miliardi e mezzo di euro già spesi dai governi italiani per la guerra USA e NATO in Afghanistan; che ricordi i nostri tanti soldati morti, in Afghanistan, e il dolore delle loro famiglie; una sinistra contraria al prossimo rifinanziamento dei tremila soldati della missione italiana in quel Paese; che punti a congelare i settanta programmi (settanta!) sui sistema d’arma. Il voto è utile se porta in Parlamento una sinistra come Rivoluzione Civile che non balbetta sugli F-35, che afferma chiaramente che quei 90 cacciabombardieri USA che Monti ha deciso di acquistare debbono essere tutti, tutti, rinviati al mittente. Perché il voto non è utile se va a chi, come Bersani, dice (annusando l’aria elettorale) che se ne possono comprare un po’ meno di F-35 (andando, dunque, “un po’ meno”, in Mali, “ un po’ meno” in Afghanistan?), continuando, invece, a chiudere “più” scuole, “più” asili nido, “più” reparti di ospedali: no, il voto è utile se invia in Parlamento una forza di sinistra che dice chiaramente che quell’ordine di 90 F-35 è una follia da tutti i punti di vista e va stracciato. E stracciarlo si può, perché la Lockheed-Martin non è Dio.

Sugli F-35 abbiamo visto questi giorni come è andata: un giornale inglese, il Sunday Telegraph, pubblica un rapporto dell’ “Operational Test and Evaluation Office”, del Pentagono, da cui si evince che lo stesso Pentagono vieta ai 63 F-35 già in mano alle forze armate USA di volare ad una distanza inferiore a 45 chilometri da un temporale. Il problema è che i costosissimi cacciabombardieri prodotti dalla Lockheed- Martin (la stessa industria bellica che aveva prodotto e venduto a peso d’oro, anche all’Italia, negli anni ’70 e ’80, i famigerati F-104, le “bare volanti” più volte precipitate e divenute, appunto, “bare” per i piloti) possono essere abbattuti da un semplice fulmine e, dunque, è meglio che, per ora, sino a ristrutturazione tecnologica avvenuta, non volino. Notazione: dal Rapporto dell’Agenzia del Pentagono non appare un “piccolo”, “irrilevante” particolare: se gli F-35 precipitassero, fulminati, in missione – volando su città, metropoli ? – precipiterebbe, con essi, tutto il carico di bombe nucleari stivate in pancia. E se pensiamo che gli F-35 italiani avrebbero come compito anche quello di trasportare le bombe (nucleari) B-61 stoccate nelle basi aeree della NATO piazzate sia a Torre di Ghedi, in provincia di Brescia, che ad Aviano, in provincia di Pordenone, possiamo immaginare, con raccapriccio, il livello di pericolo insito nei voli insicuri di questi aerei da guerra per il nostro stesso Paese, per le nostre popolazioni. Senza dimenticare, naturalmente, che con l’acquisto degli F-35 l’esercito italiano si doterà di un orrenda possibilità imperialista di massacrare, attraverso il fuoco atomico, i popoli invisi agli USA e alla NATO. Hiroshima mon amour…

Come sappiamo, fu il governo Berlusconi, nel 2002, ad impegnare l’Italia nell’acquisto di 131 F-35 Joint Strike Fighter. Il governo Monti confermò l’acquisto, tagliandone 40 dall’ordine complessivo. Lo stanziamento per i caccia USA, tuttavia, rimane colossale: circa 20 miliardi di euro, quanto basterebbe – è stato calcolato – per mettere in sicurezza gran parte della scuola pubblica italiana, creando centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. L’acquisto, da parte del governo italiano, degli F-35 non è obbligatorio ed è ( è bene ricordarlo) privo di penali, tant’è che l’Olanda, la Norvegia, l’Australia e, ora, il Canada, sono usciti dal progetto, rinunciando all’acquisto. Se si volesse, dunque, si potrebbe stracciare il contratto. Perché non l’hanno fatto né Berlusconi né Monti? Perché sarebbe contrario a stracciarlo anche Bersani (“ne compriamo un po’ meno…”)? Le questioni sono due, entrambe, tuttavia, riconducibili alla totale subordinazione italiana agli USA e alla NATO. Primo: il costo complessivo dell’operazione USA degli F-35 è di 400 miliardi di dollari, per una produzione di circa 2.500 cacciabombardieri. Un’operazione economica titanica, di cui gli unici beneficiari sono gli USA, le loro imprese belliche. Il livello di “fedeltà” e di “amicizia” verso gli USA, da parte degli alleati, è dato proprio dall’acquisto degli F-35, dal livello di aiuto oggettivo che essi forniscono all’economia nordamericana attraverso l’acquisto. E, naturalmente, sia Berlusconi, sia Monti che Bersani non vogliono essere infedeli. Portandoci così a praticare (a far vivere ai lavoratori italiani) un paradosso: la gracile, rachitica, economia italiana corre in soccorso dell’economia del più grande paese imperialista al mondo, facendo staccare cambiali agli operai, ai precari e ai pensionati italiani. Seconda questione: la messa in campo di ordigni di guerra di tanta, spaventosa, forza distruttrice come gli F-35 (che spaventosi rimangono pur nella loro fragilità tecnologica) rappresenta un’ulteriore tappa dell’allargamento di orizzonti bellici della NATO; è parte della strategia di acutizzazione del progetto di aggressività militare USA e NATO, speculare alla stessa crisi economica USA e alla perdita di egemonia rispetto alla crescita dei paesi del BRICS. Anche da questo punto di vista l’acquisto degli F-35 vuol dire, anche, ribadire il rapporto fideistico di alleanza subordinata dell’Italia agli USA e alla NATO. Ed è per tutte queste ragioni che il voto utile, utile agli interessi di massa, utile alla pace e al disarmo, in Italia, non è quello per il PD, ma per una forza, come Rivoluzione Civile, che sullo stracciare il contratto con la Lockheed-Martin e investire a fini sociali i 20 miliardi di euro risparmiati nel rifiutare l’acquisto degli F-35, non ha dubbi e in Parlamento si batterebbe per quest’obiettivo. Vendere il voto al PD e a SEL come unico voto utile non è solo una plateale menzogna, ma anche una caduta di stile che potrebbe essere pagata a caro prezzo, se il gioco sporco venisse scoperto dagli elettori, dal popolo di sinistra. La migliore risposta all’attacco scomposto e ruvido del PD contro Rivoluzione Civile, comunque, l’ha data proprio Ingroia, quando, su Twitter, al Bersani che si chiedeva retoricamente “ Che sinistra è quella che rischia di far vincere la destra? ”, ha sinteticamente risposto : “La tua”.

 

Fosco Giannini, membro della Segreteria Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI)

  • Questo articolo è stato pubblicato anche sul sito di Marx21

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