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La scomparsa dell’architetto Oscar Niemeyer, simbolo della sinistra brasiliana

Niemeyer con Dilma

Negli scorsi giorni si è spento l’architetto Oscar Niemeyer all’età di 104 anni. In pochi, sui liberi mass-media occidentali, lo hanno voluto ammettere, ma Niemeyer era un militante comunista, fervente marxista-leninista. La sua morte ha molto scosso la sinistra brasiliana, tanto da far decidere alla presidente della Repubblica Dilma Roussef di decretare il lutto nazionale di 7 giorni in onore all’architetto.

Uomo di convinzioni radicate, Niemeyer entrò nel Partito Comunista del Brasile nel 1945 e fino all’ultimo è stato comunista e non ha mai esitato a dichiarare questo suo impegno per la causa della rivoluzione socialista e dell’emancipazione dei lavoratori, che non fu scalfito nemmeno dal crollo del muro di Berlino nel 1989. Ben al contrario, ancora in una delle sue ultime interviste prima di morire – senza mai rinnegare il “Premio Lenin per la Pace” di cui fu insignito dal governo di Mosca nel 1963 – qualificò come una periodo di “gloria per l’umanità” l’esperienza dell’Unione Sovietica e non ebbe problemi, creando scompiglio, a definire addirittura Stalin un “soggetto fantastico”.

La sede del PCF a Parigi

“L’opera architettonica di Oscar Niemeyer, pur essendo profondamente ispirata dalla cultura brasiliana, è diventata universale. Il genio brasiliano ha lasciato il segno del suo talento modificando il paesaggio urbano di molte città del resto del mondo”, ha ricordato José Reinhaldo Carvalho, giornalista del portale on-line Vermelho. Fra le sue opere, infatti, si conta il Palazzo di Vetro dell’ONU, la Moschea di Algeri, la Fiera Internazionale del Libano, ecc. Ma Niemeyer fu anche l’autore della sede centrale del Partito Comunista Francese (PCF) nella Piazza del colonnello Fabien a Parigi.

Come tutto ciò che esiste al mondo, anche l’architettura non è una disciplina neutrale, e anzi è qualcosa di politico. Essa riguarda direttamente la pianificazione del territorio, l’ambiente, la qualità di vita, lo sviluppo economico e come tale è forse una delle discipline più ideologizzate che esistono anche ma non solo in ambito accademico. Oscar Niemeyer lo sapeva perfettamente, tanto è vero che come architetto metteva al servizio il suo lavoro alle cause della democrazia e della giustizia sociale, contro la dittatura militare brasiliana e per una nuova fase di indipendenza nazionale, a partire dal 2002, con i governi di Lula Da Silva sostenuti organicamente del Partito Comunista del Brasile. Come ebbe a dire una volta Eduardo Galeano: Oscar Niemeyer fu nemico sia dell’angolo retto sia del capitalismo! Peraltro fu egli stesso ad affermare: “L’architettura è solo un pretesto. Importante è la vita, importante è l’uomo, questo strano animale che possiede anima e sentimento, e fame di giustizia e bellezza”.

Niemeyer con Fidel Castro

“In pochi hanno saputo abbinare a straordinarie doti artistiche anche una fortissima carica rivoluzionaria”, ha ricordato Oliviero Diliberto, segretario del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), che ha concluso: “con Niemeyer se ne va uno degli ultimi grandi personaggi del XX secolo, un architetto, un artista, un comunista a tutto tondo che ci è stato vicino anche in recenti battaglie importantissime”. Il presidente del Partito Comunista del Brasile (PCdoB) Renato Rabelo ha comunicato che in sua memoria la sede nazionale del PCdoB si chiamerà da ora in poi “Edificio Oscar Niemeyer”.

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