Il perpetuarsi del buio della democrazia nello spettacolo teatrale di Vittorio Agnoletto

A un anno dalla pubblicazione del libro “L’eclisse della democrazia”, dieci anni dopo Genova (link), Vittorio Agnoletto ha deciso di trasformare quelle emozioni, grandi, estreme, tragiche, in un omonimo spettacolo teatrale. Uno spettacolo in cui le sue parole sono contrappuntate e frammiste al clarinetto di Marco Fusi e alla fisarmonica di Momir Novakovich.

Un Agnoletto attore teatrale potrebbe lasciare perplessi. Invece, appena lo spettacolo inizia, si capisce chenon è una recita. Agnoletto, con garbo, con educazione, con un dolore che traspare, fisico e sincero, ci getta di nuovo nel gorgo della lucida follia in cui Gianni De Gennaro e i dirigenti della polizia, consapevoli della certa impunità, al di là delle sentenze, hanno schiantato i manifestanti del No G8 del 2001 e la democrazia italiana. Un movimento che aveva ragione, pallida Cassandra difronte alla storia, capace di chiedere Tobin Tax, cancellazione del debito deipaesi poveri, rapporti solidali tra Nord e Sud del mondo, agricoltura biologica e fine della speculazione finanziaria.

A queste idee si è risposto con i manganelli e con le pallottole, con le torture e con le sevizie. Dal lago di sangue Carlo Giuliani non si è rialzato. Quello tuttavia che agghiaccia e mortifica è la violenza dei violenti, anche dopo, capaci di lasciare al suo posto il medico che ha assistito agli orrori di Bolzaneto e di intimidire, di minacciare e di impedire di esercitare la professione ad Agnoletto, medico anti-AIDS da sempre. Le ragioni umiliate a Genova lo sono così anche dopo, il dolore ti si attanaglia al cuore e alla pelle, costringendo il cittadino/spettatore a portarselo a casa e a rifletterci.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.

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