Il portale Sinistra.ch si è già occupato in passato dello sciopero del 18 giugno scorso (leggi) dei lavoratori della LATI e avevamo dato notizia di un incontro pubblico a Locarno, con un operaio dell’azienda, organizzato dal Partito Comunista (leggi). Ultimamente la questione è tornata d’attualità con alcuni bisticci fra il sindacato e la parte datoriale. A distanza di quattro mesi dai fatti abbiamo deciso di interpellare uno dei sindacalisti impegnati nella vertenza, Gianluca Bianchi, segretario sindacale di UNIA.
Nonostante la trattativa in corso la firma di un Contratto collettivo di lavoro (CCL) sembra allontanarsi. Come puoi spiegare questa situazione?
Bianchi: Intanto ci tengo a ringraziarvi, a nome del comitato di sciopero della LATI, per il vostro appoggio che è stato non solo apprezzato ma anche importante per tenere sotto pressione la direzione. La firma del CCL sembra allontanarsi per il semplice motivo che parte del Consiglio di amministrazione non vuole un contratto che li obblighi a rispettare i diritti dei lavoratori e non vuole avere a che fare con UNIA. Insomma vogliono poter decidere i diritti dei lavoratori come al ristorante, scegliendo soltanto i punti del contratto che gli piacciono e interpretando liberamente quelli che non gli vanno a genio, ma soprattutto vogliono togliersi di torno un sindacato indipendente come UNIA che vuole tutelare i diritti dei lavoratori e che mai firmerebbe un contratto peggiorativo!
Esistono degli scontenti tra i lavoratori: si tratta più di un malcontento nei confronti dell’azione sindacale o di paura nei confronti dei dirigenti dell’azienda?

Bianchi: Questi “oppositori” a UNIA (nemmeno un quarto dei dipendenti) sono semplicemente i lavoratori che in questi giorni sono stati messi sotto pressione da alcuni dipendenti vicini alla direzione, fornendo loro informazioni errate, con la chiara volontà di mettere in cattiva luce il comitato di sciopero, facendo saltare l’accordo per un CCL. È chiaro che vista la confusione creata dalla direzione, alcuni lavoratori si sono spaventanti preferendo rinunciare alla battaglia. La maggioranza è con il comitato di sciopero e l’assemblea delle maestranze ha votato all’unanimità per la proposta di CCL.
La direzione si è quindi mossa per dividere le maestranze. Quali misure si possono prendere per mantenere l’unità tra i lavoratori? La via dello sciopero è ancora percorribile?
Bianchi: Le misure di lotta, e lo sciopero in questo senso è la via maestra, devono sempre rientrare nell’azione sindacale. La direzione con il suo atteggiamento ha gettato le basi per il conflitto, il nostro dovere è quello di raccoglierlo. Ora, dovremo ricucire lo strappo creato. Il primo passo è quello di spiegare ai firmatari l’errore commesso. Oggi più che mai abbiamo bisogno la solidarietà di tutti. La vicinanza della popolazione e dei salariati, a quei lavoratori che stanno resistendo, è fondamentale per riprendere la via della lotta.
I lavoratori della LATI sono parte del mondo agricolo. Non si è mai pensato di allargare il fronte anche ai lavoratori di tutto il settore, che spesso lavorano in condizioni peggiori di quelle vigenti alla LATI?
Bianchi: Il SEI (Sindacato Edilizia e Industria, predecessore fino al 2004 di UNIA, ndr.) a suo tempo aveva tentato di iniziare un lavoro sindacale nel mondo agricolo, in particolare sulla questione dello statuto degli stagionali. Nel settore si incontrano diverse difficoltà dovute principalmente alla stagionalità dei lavoratori impiegati e alla paura dovuta a quanto li stessi sono sostituibili. La LATI è legata a molte realtà sia nell’abito agricolo più classico che a quello dell’ industria alimentare, questa vertenza ha sollevato un certo polverone nel mondo agricolo. Sarà nostro compito quello di creare una dinamica unitaria nel settore. Direi comunque che dobbiamo ragionare sulla politica dei piccoli passi.
Il commercio del latte è sempre più monopolizzato da proprietari terrieri e industriali. Come si può evitare di lasciare in mano a poche persone facoltose, il settore della lavorazione del latte? Si potrebbe immaginare che per la sua importanza nell’alimentazione dei cittadini, la traformazione del latte diventi un servizio pubblico?
Bianchi: La tendenza purtroppo è contraria. La stessa LATI era una cooperativa e a oggi si è trasformata in una Società Anonima con le logiche del mercato. Logiche che si stanno rivelando fallimentari. Qualcuno non ha ancora capito che non è possibile, oltre che eticamente pessimo, speculare su risorse alimentari come il latte. È chiaro che il latte come l’acqua dovrebbe essere un bene comune e quindi in mani pubbliche, ma la realtà ci indica chiaramente quanto lavoro ci sia ancora da fare in questo senso.