Sciopero alla LATI di S. Antonino. Battibecco fra i Verdi e il Partito Comunista.

Il sindacato UNIA è raggiante: dopo 3 ore di sciopero e dopo un anno e mezzo di discussioni l’accordo che sancisce l’apertura di una trattativa fra il sindacato e la direzione della LATI SA di S. Antonino nell’ottica di elaborare un Contratto Collettivo di Lavoro (CCL) è stato ragginto. 
Si tratta di “un accordo importante che permetterà alla settantina d’impiegati, di avere un contratto agli inizi di settembre 2012” spiegano dal sindacato. Anche la politica si è mossa a sostegno delle rivendicazioni dei salariati, in primis il Partito Comunista che ha espresso “solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della LATI SA che hanno deciso di bloccare la produzione martedì 18 giugno. Da mesi si segnala una vita insopportabile in azienda, con una totale chiusura al dialogo da parte della Direzione: anche per questo l’adesione allo sciopero è stata unanime e partita dal basso. Le maestranze hanno giustamente chiesto garanzie in vista della stipulazione di un CCL che possa migliorare le loro condizioni di lavoro”. In modo particolare la Direzione dell’azienda ha dovuto accettare un accordo che fissi i principi contrattuali, in particolare i salari minimi e le regole per la partecipazione democratica di operai e impiegati. Il Partito Comunista ha poi invitato “la popolazione ticinese a farsi sentire in sostegno di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico. L’attuale sistema di monopolio privato nel mercato del latte, infatti, permette a pochissime potenti famiglie di sfruttare i lavoratori e le lavoratrici della produzione del latte e più in generale gli operai agricoli e i piccoli contadini. Sostenere i lavoratori della LATI SA significa sostenere i lavoratori le lavoratrici del settore della natura, di chi capisce l’importanza della difesa del territorio”.

Delcò-Petralli (Verdi): “il Partito Comunista dice sciocchezze!”

Un comunicato stampa, quello dei comunisti, a dire il vero, snobbato dalla stragrande maggioranza dei giornali e dei media, che però ha suscitato la rabbia dalla granconsigliera dei Verdi Michela Delcò-Petralli (avvocato) che su Facebook ha commentato: “qui si dicono tante sciocchezze, in particolare che la LATI maltratta i produttori di latte. Ridicolo! La LATI è di proprietà dei produttori di latte ticinesi!”. La deputata dei Verdi ha poi continuato con una retorica dal vago sapore leghistoide: “Spero almeno che chi ha scritto questo comunicato – gettando discredito su un’azienda tutta Ticinese – la spesa la faccia in Ticino, per sostenere l’economia locale, tra cui anche la produzione di latte e latticini dei nostri contadini”. Stefano Moretti, giovane agricoltore ed esponente del Partito Comunista, però non ci sta e contesta la deputata ecologista: “trovo grave che i Verdi siano i primi ad attaccare una lotta operaia, manco i liberali hanno fatto tanto, complimenti!”. L’agricoltore del bellinzonese continua rivolgendosi alla deputata: “Prova anche tu a svegliarti alle 5:00 per andare in stalla e tornare a casa alle 19:00, poi ne riparliamo. Lavoro nell’agricoltura da qualche annetto e so di cosa parlo, si lavora 55 ore alla settimana per dei salari che non appagano la mole lavoro”. Per Moretti lo sciopero dei lavoratori della LATI “dovrebbe far scoperchiare il vaso di Pandora su un settore che non ce la fa più”. E conclude: “quando le finanze me lo permettono, nella spesa cerco di farci finire prodotti ticinesi o svizzeri: eh sì, se sei operaio mica ti puoi permettere di fare tutta la spesa Bio!”.

Conflitto di interessi?

Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista, interpellato sul tema afferma: “che la LATI abbia condizioni di lavoro relativamente sopra la media è vero, ma ciò non toglie che esse non sono fissate in un CCL, ma sono solo il frutto della temporanea generosità della parte padronale, che peraltro nel 2011 ha avanzato peggioramenti nel diritto alle vacanze per anzianità e al riporto per le vacanze non godute, ha ridotto le indennità per infortunio e abolito l’assegno integrativo per le persone a carico, ecc.: bene fa quindi il sindacato a voler regolamentare e garantire i diritti delle maestranze”. Non sono sciocchezze quindi – gli chiediamo? “siamo in contatto con lavoratori del settore e come comunisti ci sentiamo parte del movimento sindacale: le condizioni di lavoro non sono mai sciocchezze, tanto più se hanno scatenato uno sciopero”. E sulla querelle con Delcò-Petralli il segretario del PC afferma: “il Partito Comunista – anche se l’azienda è ticinese DOC – sta comunque dalla parte dei lavoratori che chiedono garanzie e aumenti salariali e dalla parte dei piccoli contadini che fanno fatica a sbarcare il lunario. Gli interessi della LATI o delle aziende agricole maggiori del Piano di Magadino sono già difesi da altri e io non sono l’avvocato della ditta!”. Tutta a Delcò-Petralli è dedicata invece quest’ultima dichiarazione: “chi ostenta la ticinesità della LATI senza però considerare l’opinione di altre realtà come la non meno ticinese Marchio Ticino e dei non pochi contadini, sempre ticinesi, che forniscono i loro prodotti ad altri caseifici pur di non restare sotto la LATI, si fa un’idea perlomeno superficiale della situazione” chiosano i comunisti.

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