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Joe Biden e Twitter provano a rovesciare la Rivoluzione, ma Cuba difende la sua sovranità

Domenica 11 luglio le piazze di Cuba sono state occupate da alcune manifestazioni di “protesta”. E subito i liberi giornalisti delle libere testate dell’Occidente liberale si sono divertiti a fabbricare fakenews a volontà. La BBC britannica, ad esempio, prima ha riferito di “migliaia di persone che manifestano contro il governo”, per poi riconoscere che “la folla di manifestanti non sembra particolarmente grande”. Il Washington Post statunitense ha descritto questi raduni come le “più grandi proteste antigovernative degli ultimi decenni”, basandosi sia sui video presenti sui social sia intervistando personaggi come l’artista Noel Alonso Ginoris, epicamente dipinto nientemeno che come colui “che ha cercato di sfidare l’autorità”. Il Corriere del Ticino pubblica dal canto suo una foto di presunti dissidenti… che però sventolano la bandiera del Movimento 26 luglio, il movimento patriottico scaturito proprio dalla Rivoluzione di Fidel Castro… insomma, gli esperti giornalisti di Muzzano hanno trasformato una manifestazione lealista in una manifestazione anti-governativa. Si sa: tutto fa brodo quando si vuole mostrare che le masse popolari si stanno rivoltando contro i cattivi comunisti. E poi parlano di deontologia professionale…

Il Corriere del Ticino trasforma una manifestazione comunista in una manifestazione dell’opposizione: il livello sempre più basso dei giornalisti che non sanno nulla di storia e di politica cubana ma pretendono di spiegarla ai cittadini!

Il presidente cubano scende in piazza per parlare coi cittadini

Il presidente di Cuba, Miguel Diaz-Canel, si è diretto a San Antonio de los Banos il giorno stesso delle proteste e ha incontrato la popolazione locale. Egli ha ammesso che “c’è insoddisfazione per la situazione che stiamo vivendo. Ma c’è anche un gruppo controrivoluzionario di mercenari, pagati tramite agenzie dal governo degli Stati Uniti per organizzare questo tipo di proteste” e ha quindi chiamato il popolo a isolare questi provocatori. In conferenza stampa, qualche ora dopo, il leader comunista ha spiegato: “siamo sempre stati onesti, aperti e chiari, e abbiamo sempre spiegato al nostro popolo le complessità della situazione attuale”. Il riferimento è alla pandemia e all’embargo. Il presidente cubano ha infatti ricordato che l’amministrazione USA, con Donald Trump e ora con Joe Biden, ha inasprito le sanzioni economiche che creano problemi sul piano produttivo, quello del rifornimento medico e persino nella sovranità energetica dell’Isola. Miguel Diaz-Canel ha sottolineato che queste sanzioni hanno, insieme alla pandemia, “limitato le fonti di valuta estera del paese, portando a un sottoapprovvigionamento di cibo, medicine, materiale da costruzione ed energia, con conseguenti tagli nella produzione e nelle esportazioni”.

Il Ministro dell’Energia Liván Arronte Cruz, ha pure spiegato che il Paese sta facendo uno sforzo enorme per il mantenimento degli impianti elettrici, con il fine di erogare questo fondamentale servizio pubblico alla popolazione. In verità, nonostante la situazione di tensione causata dal bloqueo, “da più di un anno e mezzo siamo senza black out, se non quelli avvenuti a causa di guasti negli impianti di distribuzione di energia elettrica. È soltanto in questo momento che siamo in un deficit di generazione a causa di guasti negli impianti di generazione”, ha chiarito il ministro.

Il presidente Díaz-Canel a San Antonio de los Baños parla con i cittadini che si lamentavano per le dure condizioni economiche

Sulla situazione sanitaria, nel suo modo schietto e trasparente il presidente cubano ha affermato che il paese ha affrontato la situazione con coraggio e altruismo: “abbiamo condiviso il poco che avevamo tra noi, e non solo tra noi ma con il mondo, come dimostrano le brigate mediche internazionali che abbiamo inviato in altri paesi”. Diaz-Canel ha anche ricordato che Cuba ha inventato l’unico vaccino latinoamericano, la cui produzione viene però limitata a causa delle sanzioni e della scarsità di energia.

E mentre il paese è schiacciato tra l’incudine e il martello delle sanzioni e della pandemia, sono emersi dei gruppi finanziati dagli Stati Uniti, che scaricano la colpa della crisi sul governo cubano e chiedono un intervento umanitario. In altre parole, l’occupazione militare dell’Isola.

Le strade di Cuba appartengono ai rivoluzionari, non ai mercenari!

Il primo segretario del Partito Comunista di Cuba ha pure dichiarato: “non rinunceremo mai alla nostra sovranità, all’indipendenza del nostro popolo, alla libertà di questa nazione. Devono passare sui nostri cadaveri se vogliono rovesciare la Rivoluzione, e noi siamo pronti a combatterli nelle strade”. E proprio in tal senso Diaz-Canel ha concluso: “invito tutti i rivoluzionari del nostro paese, e i comunisti in prima linea, a scendere in strada ovunque si trovino per combattere le provocazioni. Non permetteremo che qualcuno manipoli la nostra situazione”. E i cubani hanno seguito l’appello del Partito: migliaia di persone fedeli al socialismo si sono riversate nelle strade per difendere la Rivoluzione e respingere le proteste. Lo hanno fatto cantando “Io sono Fidel”, convinti che difendendo il socialismo si difende la patria dagli intrighi guerrafondai.

“L’ordine è dato!”: i rivoluzionari si riapproprino delle piazze e isolino i provocatori e i golpisti filo-USA

Davide Rossi, che è stato tante volte a Cuba, anche in rappresentanza del Partito Comunista della Svizzera, spiega: “a Cuba mancano i turisti, causa Covid, che di solito portano valuta pregiata, circolante in ambienti ristretti in nero a vantaggio del consumo di beni voluttuari. Tali settori sociali sono facilmente strumentalizzabili, come è accaduto ieri e oggi, per inscenare proteste non per il pane, che a Cuba come la casa, la scuola e il lavoro c’è per tutti da quando ha vinto la Rivoluzione, ma con finalità anti-socialiste”. Sempre secondo Rossi si tratta di piccoli gruppi “pagati dai nemici della Rivoluzione residenti principalmente negli Stati Uniti, fomentatori ad esempio dei presunti artisti in protesta lo scorso autunno e della campagna anticubana dei musicisti di ‘Patria y vida’. Va aggiunto che le manifestazioni a sostegno del governo sono state più numerose e più partecipate di quelle contrarie, che si sono invece segnalate per la violenza e la distruzione di beni pubblici e privati. Non basteranno pochi facinorosi prezzolati per abbattere oltre sessant’anni di conquiste da parte di un popolo che ricorda ancora bene le catene impostegli dall’imperialismo statunitense”. Il Partito Comunista svizzero, per bocca del suo segretario politico Massimiliano Ay, conferma: “da domenica notte sono in contatto diretto con una funzionaria del Dipartimento degli affari esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e abbiamo quindi informazioni di prima mano: sono giorni complicati ma i golpisti saranno sconfitti e gli USA impareranno una volta di più che se ne devono stare a casa loro!”.

Le forze armate non tradiscono la patria socialista

Marco Rubio, senatore repubblicano degli Stati Uniti, ha definito le proteste una rivolta “contro il socialismo”, e ha chiesto al presidente Joe Biden di adottare la linea dura. Ma non solo: in un altro tweet, sempre Rubio ha fatto esplicito appello ai militari cubani a “difendere il popolo non il Partito Comunista”. Inutile dire le Forze Armate Rivoluzionarie hanno risposto picche all’invito del politico nordamericano. Con un comunicato l’esercito cubano ha espresso appoggio al presidente Miguel Diaz-Canel: “i combattenti del Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie (MINFAR) hanno espresso oggi il loro appoggio alla Rivoluzione e al governo cubano, in difesa dell’indipendenza e della sovranità della Patria, di fronte alle interferenze e ai tentativi destabilizzanti degli Stati Uniti”.

Il consenso verso il socialismo continua ad essere alto e l’esercito non ha tradito la Rivoluzione

E’ un tentativo di golpe eterodiretto!

I media internazionali riferiscono che la folla protesta contro la scarsità di cibo e di energia elettrica, ma gli slogan sono tuttavia altri, rigorosamente anti-comunisti. Sui social è iniziato a circolare l’hashtag “#SOSCuba”, alludendo al fatto che Cuba sia una sorta di nave che affonda e che deve dunque essere salvata con un intervento esterno. E’ questo il messaggio principale: l’invito a invadere militarmente l’Isola e rovesciare il governo di Diaz-Canel. I comunisti svizzeri hanno sostenuto questa interpretazione dei fatti fin dal primo minuto, anche nel dibattito interno alla sinistra elvetica. Più che di legittime proteste per le difficoltà della pandemia, si tratta di un tentativo di colpo di stato o di “rivoluzione colorata”. Quelle verificatesi sull’Isola “sono azioni eversive dai chiari intenti golpisti: l’obiettivo è creare il caos e provocare le forze dell’ordine così da giustificare, con la scusa della ‘crisi sanitaria’ (che peraltro Cuba sta affrontando relativamente bene considerando l’embargo economico e medico), il già paventato intervento umanitario estero, cioè la guerra” spiega sempre Ay. “Naturalmente non nascondiamo le carenze sul piano economico di cui Cuba soffre” continua il segretario dei comunisti svizzeri, aggiungendo però che esse “sono dettate dal blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti.” Un blocco illegale ed extra-territoriale, che recentemente è stato discusso anche a Berna, dove il Consiglio Nazionale ha approvato un postulato che chiede alla Confederazione di adoperarsi presso l’ONU per abolirlo (leggi qui). Ma l’embargo – ci si domanda – non è una scusa? “Certo che no: concretamente significa che Cuba non può acquistare merci sui mercati internazionali o avere accesso a prestiti finanziari. Gli USA si ritengono autorizzati a punire anche i paesi terzi che vogliono commerciare con Cuba, come la Svizzera. L’amministrazione Biden inoltre ha recentemente investito ulteriori fondi per finanziare la sovversione violenta sull’Isola, e proseguire la politica imperialista volta ad asfissiare l’economia e la sanità cubane proprio nel mezzo della pandemia. E nonostante ciò Cuba è riuscita a sviluppare cinque vaccini e inviare assistenza medica internazionalista ad altri popoli, fra cui l’Italia. Ed era persino disponibile ad aiutare il Canton Ticino durante la prima ondata”.

Le manifestazioni a sostegno del governo cubano sono enormi rispetto a quelle dissidenti ma i media svizzeri le censurano

Twitter è uno strumento politico al servizio dell’establishment USA

L’analista spagnolo Julián Macías Tovar ha indagato sul ruolo dei social, scoprendo alcuni dettagli alquanto interessanti. L’operazione “#SOSCuba” è stata lanciata dall’estero e ha avuto come referente l’argentino Agustín Antonelli, noto per essere un professionista della sovversione contro la sinistra latinoamericana, e per i suoi probabili legami con i servizi segreti nordamericani. Il primo account ad usare l’hashtag è stato rilevato in Spagna. Lo stesso ha postato più di mille tweet sia il 10 che l’11 luglio, con un’automazione di 5 retweet al secondo: una cifra esorbitante che evidentemente non può essere raggiunta nemmeno dal più attivo fra i dissidenti. Dietro a tutto ciò si nasconde insomma un sistema informatico preparato minuziosamente, a dimostrazione che non si tratta di “manifestazioni spontanee” sorte tra la “povera gente affamata nei villaggi cubani”, come invece vogliono far credere i media atlantici. L’operazione è al contrario molto sofisticata, e fa uso intensivo di bot, algoritmi e nuovi account creati per l’occasione: sono infatti più di 1’500 gli account Twitter, creati ex-novo fra il 10 e l’11 luglio, che hanno partecipato all’operazione con il suddetto hashtag. Accanto alle macchine, a fare la loro parte sono stati anche artisti e celebrità internazionali – quelle che trastullano il popolo con cultura consumistica ed edonista – che si sono prestati alla propaganda atlantista e hanno ritwittato, senza nemmeno commentare, i vari post con l’hashtag in questione. Ciò è bastato ai media mainstream per inventare la notizia secondo cui le celebrità dello spettacolo chiederebbero un corridoio umanitario per Cuba. La quale – sia detto per in inciso – non si trova affatto in una situazione tanto grave da necessitarlo.

Il sindacalista cubano Ulises Guilarte de Nacimiento parla ai lavoratori

La Federazione Sindacale Mondiale e il Consiglio Mondiale della Pace si schierano

A esprimere solidarietà con la Cuba socialista si sono mossi in tanti: oltre ai vari partiti comunisti e di sinistra, anche alcune associazioni della società civile. E’ il caso del Movimento Svizzero per la Pace (MSP), che parla di “vile tentativo imperialista di creare caos e disordine con evidenti intenti golpisti”, come si legge sulla pagina Facebook della storica organizzazione pacifista. L’MSP si spinge oltre, e accusa il presidente Joe Biden di aver “recentemente investito milioni di dollari in un fondo per aiutare la sovversione controrivoluzionaria”. L’organizzazione svizzera conferma quindi le accuse di Díaz-Canel contro Biden, colpevole di intensificare le misure contro l’isola. Questi piani criminali rappresentano, secondo l’MSP, una seria minaccia per la pace mondiale: “Condanniamo quindi fermamente tali provocazioni golpiste e guerrafondaie, così come l’apparato mediatico che funge da supporto per le menzogne e le calunnie contro Cuba”. Il riferimento alla pace è evidente anche perché Cuba non è sola: Russia e Cina non accetteranno tanto facilmente le ingerenze americane. Il Consiglio Mondiale della Pace (WPC) dal canto suo ha pure espresso la sua preoccupazione per quanto sta accadendo. Pur riconoscendo la sofferenza del popolo cubano a causa dell’embargo, il WPC sottolinea “nel modo più energico il suo rifiuto ad azioni sovversive e d’ingerenza che mirano al ‘cambio di regime’ da parte di elementi pagati e di mercenari, come abbiamo già osservato in altre parti del mondo con le ‘Rivoluzioni colorate’.” Sulla medesima linea d’onda anche la Federazione Sindacale Mondiale (WFTU-FSM) che per bocca del suo segretario generale George Mavrikos ha condannato “fermamente le recenti provocazioni orchestrate da elementi controrivoluzionari a Cuba, organizzate e finanziate dagli Stati Uniti a fini destabilizzanti. Il movimento sindacale mondiale di classe sostiene il popolo cubano nella sua lotta contro queste azioni”.