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“Il Maestro e Margherita”… ma il LAC non è tutto!

A metà dicembre 2018 due rappresentazioni al LAC per “Il Maestro e Margherita” tratto dall’omonimo romanzo di Michail Bulgakov, su testo di Letizia Russo per la regia di Andrea Baracco, con Michele Riondino nel ruolo di Woland, il diavolo apparso per le vie di Mosca, e la brava Federica Rosellini in quello di Margherita.

Apprezzabile lo sforzo di abbracciare tutto il romanzo bulgakoviano con attenzione filologica, comprensibile la volontà di insistere sugli aspetti universali del testo, ovvero lo scontro irrisolto tra bene e male, ma anche quello dell’uomo con le sue passioni terrene, nonché il confronto sempre vivace tra stupidità e intelligenza, grettezza e creatività. Il risultato tuttavia è un po’ algido, nonostante l’impegno degli attori, sinceramente volonteroso negli intenti. L’auspicio è che questo spettacolo possa avvicinare gli spettatori elvetici e italiani alla produzione letteraria e teatrale di Michail Afanasevič Bulgakov, proprio la sua prematura morte gli ha impedito, come per altri suoi scritti precedenti, di immaginarne lui stesso una riduzione teatrale.

Ciò che è del tutto assente nella realizzazione prodotta dai Teatro Stabile dell’Umbria, se non solo accennato, è il contesto sociale, politico e culturale dei fatti narrati da Bulgakov, ovvero la Mosca sovietica della fine degli anni ’20, che da poco aveva acerbamente superato il suo primo tumultuoso decennio rivoluzionario. È vero l’Unione Sovietica non c’è più e oramai in Occidente pochi se ne ricordano, massimamente i giovani, tuttavia la vita e la quotidianità di quella nazione sono state il contesto nel quale l’opera è nata e in cui con ampie revisioni e rimaneggiamenti per tutti gli anni ’30 Bulgakov vi si è dedicato fino ai suoi ultimi giorni sopraggiunti nel 1940.

Resta meritoria l’iniziativa del LAC di portare nel Canton Ticino lo spettacolo, confermando tuttavia le speranze che il LAC stesso non resti l’unico grande centro culturale del Cantone. Il Ticino – come spiega il locale Partito Comunista che nella città di Lugano conta due consiglieri comunali e un deputato a livello cantonale – necessita di un sostegno pubblico più forte alle realtà e alle associazioni culturali attive su tutto il territorio.

Sarebbe altresì opportuno che il LAC si facesse promotore di un sostegno alle compagnie teatrali e agli artisti emergenti. Perché se è vero, come ha scritto Bulgakov ne “Il Maestro e Margherita” che i manoscritti non bruciano, è altrettanto vero che troppe energie, soprattutto giovani, si disperdono, senza dare i frutti che potrebbero.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.