La “Marcia su Bellinzona” contro gli operai frontalieri si conclude quasi in rissa davanti al bar “Zoccolino” con insulti razzisti agli avventori

Il gruppo Facebook “Giù le mani dal Ticino” ha organizzato una “Marcia su Bellinzona” il 25 giugno 2014 contro i lavoratori immigrati e frontalieri, rei di rubare il lavoro ai ticinesi DOC e per dare un segnale alle autorità federali affinché l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” approvata in votazione popolare lo scorso 9 febbraio venga applicata presto e alla lettera (auspicando insomma una svolta autarchica della Confederazione). La manifestazione è stata fin da subito definita sia apolitica sia apartitica dagli organizzatori e non ha suscitato grande eco mediatica, finché uno dopo l’altro, a pochi giorni dall’evento, i vari media ne hanno dato notizia.

Giornalismo fazioso e classista

marciaBelli_25giugno
Fotogramma della propaganda razzista

La giornalista Liliane Tami della redazione del Mattino-Online ci presenta l’organizzatore dell’evento, tale Claudio Sguoto, il quale “ha dato voce a quelle decine di migliaia di persone che si ritrovano nella sua stessa situazione di disagio economico per colpa di chi, vivendo all’estero, può permettersi di sopravvivere ricevendo uno stipendio inferiore”. Al di là del fatto che queste decine di migliaia di persone non sembra vogliano farsi rappresentare dallo Sguoto, visto che in piazza saranno stati a dir tanto in venticinque (giornalisti compresi), l’articolista tenta di far cadere la colpa dei problemi sociali del Paese su chi vive all’estero e lavora nel nostro paese. Insomma: non il padronato ticinese, che approfitta dei frontalieri come manodopera a basso costo, è il colpevole, ma bensì quei padri di famiglia italiani disoccupati che cercano di sbarcare il lunario cercando lavoro in Ticino. Ecco cosa significa fare giornalismo fazioso con un marcato orientamento classista: la colpa viene fatta ricadere, con poche frasi, sempre sui poveri e mai sui ricchi e, naturalmente, la colpa è dello straniero e mai dello svizzero. Forse il motivo è da ricercare nel fatto che ai piani alti della destra populista e ultra-nazionalista nostrana, fintamente sociale, ci sono proprio quei padroni che favoriscono il dumping salariale e che fomentano capri espiatori così da dirigere l’indignazione del popolo su chi sta peggio e non su chi ne approfitta.

Siamo apolitici ma facciamo politica 

savoia_sguoto
Il leader dei Verdi con i razzisti

L’organizzatore dell’evento, Claudio Sguoto, ci tiene a precisare in un’intervista al portale della Lega dei Ticinesi, di essere attinente di Quinto (Valle Leventina) e dichiara: “abbiamo fatto una manifestazione assolutamente apolitica ed apartitica”. A dire il vero una manifestazione è sempre “politica” (a meno forse che non si tratti di una mostra artistica o di un concerto) ma soprattutto è un evento politico se si parla di lavoro e frontalieri, che sono proprio i temi politici per antonomasia in Ticino e in Svizzera. Semmai la manifestazione può essere stata “apartitica” (che però non è sinonimo di “apolitica”), nel senso che non sembra essere stata diretta da un preciso partito politico. A dire il vero anche su questo possiamo nutrire dei dubbi: non solo perché Sguoto non nasconde, sui socialnetwork, le sue simpatie leghiste, ma anche perché, nella medesima intervista, ammette di gestire la pagina Facebook “Io sto con Blocher” specificando: “anche se Blocher non sta più in politica sostengo le sue idee e traducono dal tedesco i suoi articoli e i suoi discorsi”. E di per sé lo sparuto corteo che ha attraversato il centro storico di Bellinzona con lo slogan “Prima i ticinesi!” non si può dire fosse particolarmente neutro politicamente. Stando a Ticinonews al suo arrivo in Piazza Governo, dai manifestanti (che si sono rivelati per quello che erano) sono partiti insulti (“terroni”, “badini”, “andate a lavorare”) contro alcuni avventori dello Zoccolino, un noto esercizio pubblico vicino agli ambienti progressisti. Una situazione talmente incandescente, da costringere a intervenire persino la Polizia. Ad accogliere il gruppuscolo guidato dallo Sguoto in parlamento il leader dei Verdi (ormai sempre più leghistizzati) Sergio Savoia, che ha così voluto legittimarli.

Reazioni politiche

fascisti_contro_yasin
L’invidia dei razzisti

Il Partito Socialista, solitamente molto attento a queste tematiche, non ci ha fatto caso. Diversa è stata la reazione del Partito Comunista che ha subito reso attenti del fatto che questa “Marcia” (con un nome che faceva riferimento alla nascita del Ventennio fascista in Italia) era in realtà “fortemente politicizzata e orientata a valori nazionalisti esplicitamente di destra”. In effetti da certi post e dai filmati che giravano sui socialnetwork le parole d’ordine erano: “sacrificarsi per il proprio Cantone”, “faremo di voi veri uomini” accompagnate da frasi di rivolta anti-sistema che i Comunisti hanno tacciato di “qualunquismo”. Significativo – secondo il Partito di Massimiliano Ay – anche il tentativo di mettere tale manifestazione in concorrenza a quella convocata pochi mesi prima per Yasin, il ragazzo iraniano su cui pendeva il rischio di espulsione e che ha ricevuto il sostegno di centinaia di persone. Il Partito Comunista ha diramato una nota invitando esplicitamente a boicottare l’evento perché “chi mira a dividere i lavoratori sulla base del passaporto e a favorire una ‘guerra fra poveri’ porta solo acqua al molino del padronato che sfrutta i frontalieri come manodopera a basso costo, e dunque non opera davvero a favore dei diritti dei salariati, ma spinge solo sull’odio e quindi non può contare sul sostegno dei Comunisti che invece parlano di diritti sul lavoro, di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Valori che qualcuno definirà ‘buonisti’, ma che per noi restano alla base di una solida democrazia che sempre di più pare diventare una ‘dittatura della maggioranza’.”.

Quali soluzioni?

Massimiliano Ay (PC)
Massimiliano Ay (PC)

Il segretario comunista Massimiliano Ay ha voluto ribadire nella sua uscita sui media che le soluzioni vanno ricercate nella lotta sindacale e nell’unità fra tutti i salariati e non creando divisioni sulla base della nazionalità o del luogo di residenza. La soluzione – continua Ay – “poteva essere il salario minimo, ma gli stessi promotori del voto sciagurato del 9 febbraio scorso e di questa manifestazione lo hanno fatto bocciare. Gli stessi, insomma, che starnazzano paroloni fintamente sociali e che poi però votano contro la sottoscrizione di Contratti Collettivi di Lavoro”. In effetti l’unica soluzione seria al dumping salariale resta imporre al padronato un minimo salariale obbligatorio così da non poter scegliere i frontalieri solo con l’intento di pagarli meno dei residenti, ma costringendoli a scegliere i propri dipendenti – a parità di stipendio – sulla base della qualifica e della formazione. Ay ricorda pure come pochi anni fa il Granconsiglio ticinese, e la sua componente maggioritaria di destra, abbiamo dichiarato illegale l’iniziativa cantonale per l’introduzione del salario minimo legale e impedito di conseguenza il voto popolare, così come di recente sempre le stesse persone hanno mutilato l’iniziativa del Partito Comunista, del Movimento per il Socialismo e di altre organizzazioni contro il dumping salariale. Insomma: tutte le iniziative sociali sono state stroncate per favorire l’estrema destra nel voto isolazionista e razzista di febbraio.

Lascia un commento