Tutti contro Dilma per i Mondiali di calcio? A vincere è la disinformazione!

E’ iniziata una nuova campagna internazionale fatta di menzogne e imprecisioni. Vittima – questa volta – è il governo del Brasile, colpevole evidentemente di svilupparsi non solo sempre di più al di fuori dall’area di influenza di Washington, ma attuando anche un chiaro programma politico di impostazione progressista. Ed ecco quindi il diffondersi sulla rete di vere e proprie bufale (ad esempio questa: leggi), prese tragicamente per buone da un’ampia fetta della popolazione occidentale a cui sembra sparito ogni ombra di spirito critico.

Il nuovo nemico da denigrare

83_4ows1jdpxkiv6kspyxpao96ksIl Brasile è diventato così in poche settimane il peggior paese del mondo, fatto di bambini indigenti letteralmente assassinati per strada dalle forze di polizia e un governo anti-popolare che reprime i lavoratori in sciopero senza alcun riguardo. Un paese in cui un manipolo di ministri irresponsabili sta sprecando denaro pubblico a favore della FIFA quando invece i cittadini muoiono di fame. A noi pare invece il tipico piano di destabilizzazione che già si è visto in altri paesi non allineati con i poteri forti occidentali, a cui dovremmo essere ormai abituati. E invece ogni volta ci si casca. In pochi purtroppo riflettono, infatti, sulla stranezza del fatto che gli stessi media che oggi diffondono tali notizie, solitamente sulle lotte operaie e sulle iniquità sociali nel proprio paese si limitano invece a flash di 30 secondi. E così abbiamo giornali di destra e padronali che normalmente denigrano scioperi e sindacati, i quali – di colpo – per raccontare il “loro” Brasile diventano non solo paladini della più egualitaria della giustizia sociale, ma addirittura quasi “bolscevichi” nel sostenere forme di insurrezione di popolo contro un governo corrotto. Se in Svizzera o in Italia si inscenassero le stesse forme di protesta che stiamo vedendo oggi in Brasile, quegli stessi giornali scriverebbero condannando i manifestanti, che invece qui vengono esaltati. E’ proprio vero che la storia non insegna niente: a sinistra, soprattutto, si dovrebbe forse ricordare che la prima tappa del golpe militare di Augusto Pinochet orchestrato dalla CIA ai danni del governo democratico cileno di Salvador Allende fu proprio lo sciopero degli operai. Che sia così anche in Brasile? Palmiro Togliatti, il grande leader comunista italiano, ebbe modo di dire una volta: “un movimento è rivoluzionario quando si compie sotto la direzione di una forza rivoluzionaria che ha chiari davanti a sé gli obiettivi che si propone ed è capace di dominare la situazione. Quando questo non ha luogo, non basta la presenza di gruppi di operai perchè si possa dire che tutto quello che viene fatto è azione rivoluzionaria” (e neanche democratica o progressista, aggiungeremmo noi oggi). Lo dovrebbero capire tanti neo-operaisti dei giorni nostri…

Correa: “una sinistra babbea”

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Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa

Non ci stupisce che la destra e i suoi giornalisti attacchino il Brasile. Il motivo lo vedremo fra poco. Quello che fa inorridire che sia invece la sinistra a cascarci. Dall’estrema sinistra alla socialdemocrazia: tutti uniti ad attaccare il governo brasiliano come anti-popolare e corrotto, sulla base di informazioni veicolate dai media mainstream borghesi, oppure da gruppuscoli brasiliani del “tanto peggio tanto meglio” che con una retorica “anti-capitalista” fungono in realtà da megafono che legittima a sinistra quelli che in realtà sono gli interessi della borghesia. Di questa tendenza aveva avvertito un altro presidente latinoamericano di sinistra, l’ecuadoriano Rafael Correa, che rivolgendosi dalla tribuna del Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, lo scorso dicembre, aveva dichiarato quasi prevedendo quanto sarebbe successo di lì a poco: “il nostro maggior oppositore in questi processi progressisti latinoamericani è una sedicente sinistra radicale, che in verità è una sinistra babbea, infantile, la migliore complice della destra: la sinistra del ‘tutto o niente’, e con ciò la più funzionale allo status quo!”. Quello a cui stiamo assistendo in Brasile è un fuoco incrociato, che riesce a unire in Europa la più moderata socialdemocrazia con i più estremisti fra gli anarchici, contro un governo di sinistra che lavora piano, facendo anche compromessi, ma che riesce a concretizzare numerosi progressi sociali. Bisogna infatti sapere che il Brasile è retto da una coalizione incentrata sui socialisti del PT, il Partito dei Lavoratori sorto 30 anni fa partendo dal sindacato CUT e che conta una forza elettorale del 17%. Alla coalizione partecipa, fra gli altri, anche la forte compagine moderata del Partito del Movimento Democratico (PMDB); i socialdemocratici minoritari del Partito Laburista Democratico (PTD), mentre esprime il ministro dello sport il PCdoB, un partito comunista di ispirazione marxista-leninista, che conta 15 deputati e 2 senatori.

Scioperi. Quali scioperi?

cut_mondialiSembrerebbe, stando a certi media occidentali, che il Brasile sia letteralmente bloccato dagli scioperi e che i sindacati siano in rivolta contro il governo tiranno. Ma davvero è così? Noi, a differenza degli altri siti giornalistici, siamo andati a consultare le indicazioni delle maggiori associazioni sindacali brasiliane e non ci pare proprio che questa sia la tendenza. La CUT, la più grande organizzazione operaia del Paese (con 7,5 milioni di iscritti), storicamente legata a Lula Da Silva e al PT, annuncia che grazie ai Mondiali si sono creati 100’000 nuovi posti di lavoro.

Il sindacato comunista CTB, la terza più grande forza sindacale del Brasile, saluta calorosamente l’inizio dei giochi. Sulla medesima linea anche l’altra importante centrale sindacale, la CGTB. Entrambe queste due ultime sigle sono peraltro parte della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), l’internazionale dei sindacati rivoluzionari.

ctb_mondialiMa se i sindacati più rappresentativi non stanno scioperando, chi c’è in piazza? Solo il sindacato minoritario CSP-Conlutas vicino al gruppo morenista PSTU ci risulta aver convocato delle proteste di piazza contro i Mondiali.

Ma come mai questa “indifferenza” da parte dei sindacati maggioritari? Il motivo è semplice: il governo socialista li ha fin da subito coinvolti e ha concesso loro varie garanzie di miglioramento nelle condizioni di lavoro per i salariati operanti nell’ambito del Mondiale. A spiegarlo è questo articolo pubblicato dalla CTB: leggi.

Lo sciopero annunciato dei lavoratori della metro alla fine non ha nemmeno avuto luogo e molte delle proteste di cui riferiscono i media europei in realtà sono cortei di poche centinaia di persone.

I giornali dei ricchi contro il Mondiale

E mentre giovedì 12 giugno la selezione brasiliana vinceva contro la nazionale croata, i grandi media dell’oligarchia brasiliana hanno marginalizzato la vittoria del loro stesso Paese per dare enfasi alle proteste contro la presidente Dilma allo stadio di Sao Paolo. In pratica i maggiori giornali brasiliani amici della FIFA stanno sostenendo proprio la protesta anti-mondiali. Essi sperano infatti in un fallimento dell’evento sportivo, così da tradursi non solo in un clima di sconforto nel Paese (notoriamente molto legato al calcio) ma anche di far esplodere le contraddizioni dell’equilibrio politico che regge il governo di centro-sinistra. Una priorità per i ricchi brasiliani, visto che dai sondaggi si prospetta una nuova vittoria della coalizione coi comunisti alle prossime elezioni.  Onesta dal suo punto di vista, la testata liberale tedesca «Handelsblatt», che parla con una certa franchezza sulla lotta sociale in Brasile: lo scorso 23 maggio, in un articolo intitolato «Il Brasile in crisi – e la borsa esulta», ha scritto che il Brasile si sta confrontando con problemi economici che sono parzialmente dovuti ad alterazioni dei prezzi relativi alle esportazioni e alle importazioni e  l’inflazione presente nel Paese dell’ordine del 6,5% è stata «spinta … dai forti aumenti salariali» (!) che hanno infastidito gli imprenditori. L’articolo continua: «all’inizio era solo un ipotesi, ma adesso sembra confermato: ogni volta che Dilma Rousseff scende nei sondaggi, la borsa si sviluppa al meglio», e viceversa. Per noi, vista la fonte, l’indicazione è chiara.

La presidente Dilma parla ai comunisti
La presidente Dilma parla ai comunisti

Le conquiste sociali

Da quanto il Brasile è retto dalla coalizione di centro-sinistra guidata prima da Lula e poi dalla presidente Dilma, la mortalità infantile per malnutrizione si è ridotta del 58%, l’assistenza sanitaria prenatale è aumentata del 40%, l’aspettativa di vita è aumentata da 70,7 a 74,1 anni. Per raggiungere 23 milioni di cittadini esclusi del sistema medico nazionale, e del tutto privi di assistenza sanitaria, sono stati creati programmi speciali che hanno richiesto anche l’importazione di medici (ad esempio da Cuba). Nell’ultimo decennio è diminuito anche l’analfabetismo (dal 12,3% all’8,4%, nel Nordest dal 24,2% al 16,9%) ed è cresciuto il tasso di istruzione a tutti i livelli (la scuola elementare copre oggi il 98,3% della popolazione). Soprattutto, il Brasile è diventato un paese meno ingiusto dal punto di vista sociale: tra il 2002 e il 2012 il reddito del 20% più povero della popolazione brasiliana è cresciuto del 6,4%, mentre quello del 20 più ricco non è andato oltre il 2,5%. In parallelo nel medesimo decennio il valore del salario minimo è aumentato del 72%.

Le bugie più eclatanti sui Mondiali

Analizziamo ora alcune delle menzogne prese per buone da tutti i grandi media.

1) Il Brasile starebbe sprecando denaro pubblico per costruire stadi su stadi, che dopo il Mondiale diverranno cattedrali nel deserto. In realtà l’investimento totale del Paese per gli stadi ammonta a 8 miliardi di real. Di tale importo, 4,4 miliardi sono stati ottenuti con prestiti ai privati giunti dalla BNDES, la Banca Nazionale degli Investimenti di proprietà statale. Questi valori ritorneranno quindi, con gli interessi, alle casse pubbliche. Nessuna risorsa del bilancio dello Stato è stata tolta dai compiti prioritari, ossia dalla salute o dall’istruzione, per costruire campi da gioco. La Coppa del Mondo non lascerà insomma alcun debito per il paese, si calcola anzi un profitto per le casse pubbliche di circa 183 miliardi di real, di cui 16,8 miliardi tramite le imposte.

copa_pcdob2) Il governo avrebbe speso miliardi per la Coppa del Mondo, ritirando risorse dalle aree sociali e delle infrastrutture. Anche questa è una notizia falsa: non vi sono risorse del bilancio dello Stato dirette alle entità che organizzano l’evento sportivo. Gli investimenti pubblici sono rivolti a migliorare i porti, gli aeroporti, la rete urbana e la formazione professionale, e quindi destinati a tutta la popolazione. Dal 2007, quando cioè il Brasile ha ottenuto il mandato di ospitare la Coppa del Mondo, il governo federale ha destinato 311,6 miliardi di real per l’istruzione e 447 miliardi per la salute. Gli investimenti pubblici totali per i Mondiali, soprattutto per quanto riguarda le strutture permanenti, sono di 30 miliardi di real. Questo significa, che il valore dell’evento equivale appena al 3,9% di quanto è stato investito negli altri due settori.

3) Il governo brasiliano avrebbe rimosso più di 150’000 famiglie povere dalle loro case per permettere la Coppa del Mondo. Non è assolutamente vero: il numero di famiglie dislocate è stato esattamente di 6’652 unità e tutte queste sono state tolte dalle baracche e integrate nel programma di edilizia sociale “Minha Casa, Minha Vida”. Tutti i traslochi, inoltre, sono stati attuati per permettere opere di mobilità urbana che puntano, soprattutto, ad ampliare il servizio di trasporto pubblico, in nessun caso per costruire nuovi stadi.

4) Solo la FIFA guadagna con la Coppa del Mondo, mentre i cittadini brasiliani saranno tagliati fuori da ogni beneficio. Falso: le opere di potenziamento in aeroporti, porti, mobilità urbana e gli stadi stessi si tradurranno in moderne strutture pubbliche che serviranno a tutti i brasiliani anche dopo l’evento sportivo. Per realizzare queste opere sono stati assunti direttamente 213’000 lavoratori secondo il governo e più di 100’000 secondo i sindacati, generando impiego e rendita per i lavoratori brasiliani. Il Brasile accoglierà almeno 375’000 turisti stranieri in quel periodo con un indotto economico considerevole per l’economia nazionale. E si calcola che le micro e piccole imprese, non solo le multinazionali quindi, associate direttamente o indirettamente all’evento sportivo hanno incassato 100 milioni di real.

5) Uno stadio nuovo e moderno genera entrate alle casse comunali, a quelle statali e a quelle federali. Per quanto concerne, ad esempio, l’Arena Corinthians, che utilizza 300 milioni all’anno per le sue diverse attività, bisogna immaginare che almeno il 20% di tale valore, cioè 60 milioni di real, si trasformano in imposte a favore delle casse pubbliche.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.

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