/

Servono misure concrete per gli apprendisti!

Se una persona viene confrontata con il problema della mancanza di un posto di lavoro fin dalla giovane età, psicologicamente vi sono le premesse per la maturazione di un sentimento di rassegnazione e di inutilità. Le autorità dovrebbero leggere queste pericolose conseguenze insite negli attuali problemi del mondo del lavoro ed adoperarsi affinché se ne scongiuri l’esistenza. In tal senso decisamente problematica è anche la precarietà e l’insicurezza circa il proprio posto di lavoro, che certamente non instillano nel giovane ed in generale nel salariato quella sicurezza che permette di affrontare il futuro senza particolari preoccupazioni.

Forme di lavoro tipicamente di natura neoliberista come gli impieghi a tempo determinato, i lavori su chiamata (non per scelta del lavoratore, ma per imposizione del padrone) e di carattere stagionale, unitamente al frequente problema dei bassi salari non sono compatibili con un diritto del lavoro che si vuole democratico e ci indicano come il padronato speculi sull’assunzione di apprendisti, i quali svolgono il ruolo di manodopera a basso costo. In tal senso l’accettare, da parte del giovane in cerca di un impiego, lavori che non corrispondono assolutamente a quanto studiato, appreso e voluto lungo la formazione teorico-professionale, costituisce una problematica su cui si dovrebbe riflettere e lavorare affinché, nel limite del possibile, ognuno possa scegliersi un proprio futuro. Ci troviamo confrontati con una sostituzione verso il basso che implica un’amara rinuncia in rapporto a quelli che erano i propri sogni e le proprie aspettative. È inoltre noto a tutti che la qualità del lavoro eseguito aumenta in modo evidente quando la persona che lo esegue ha scelto volontariamente un determinato tipo di strada e quindi si trova ad avere degli stimoli concreti. In tal senso andrebbero potenziate le scuole professionali a tempo pieno, adibite alla formazione di giovani che non trovano un apprendistato.

Oltre alle circostanze legate al mancato legame fra percorso di studi e impiego svolto, nel calderone delle problematiche giovanili, si vanno ad aggiungere condizioni lavorative poco ottimali. Infatti i giovani sono confrontati, come i colleghi più adulti, a tutte le contraddizioni e le problematiche che storicamente caratterizzano il lavoro salariato. A dominare è un’idea economicistica della gestione della manodopera ( e anche dell’ambiente), che fa riferimento alla prioritaria necessità di massimizzare la quota dei profitti.

Una misura che può concretamente proteggere gli interessi dei giovani lavoratori è senza dubbio l’introduzione di un salario minimo legale di 1’000 franchi, fissato al primo anno, che aumenta del 30% per ogni anno di apprendistato. Sul lungo periodo gli apprendisti devono inoltre veder parificato il numero delle proprie vacanze a quello degli studenti, così che la pressione su di essi diminuisca e venga data più importanza all’esercizio delle proprie passioni, le quali in questa fase cruciale della vita, sono fondamentali.

Aris Della Fontana
Candidato al Granconsiglio sulla lista MPS- Partito Comunista

Lascia un commento