Non si può far dipendere gli ospedali dai soli frontalieri

“E’ urgente investire nella formazione degli infermieri e abolire il numerus clausus alle facoltà di medicina!” – è quanto rivendica il Partito Comunista in un comunicato inviato oggi ai media in cui viene preso di mira anche il ministro socialista della sanità Alain Berset.

Il consigliere federale infatti ha fatto recentemente riferimento alla situazione sanitaria nel Canton Ticino spiegando che “senza i frontalieri, il sistema sanitario ticinese non potrebbe funzionare normalmente. Il virus non si arresta alle frontiere”. 

Il Partito Comunista, pur ringraziando per “il lavoro encomiabile che il personale medico e infermieristico frontaliere sta svolgendo nei nostri ospedali”, considera tuttavia che le affermazioni del ministro denotino una situazione “non auspicabile”! 

Non è normale, infatti, spiega il Partito diretto da Massimiliano Ay, che “il nostro servizio sanitario possa entrare in crisi qualora, per un motivo qualsiasi, si dovessero chiudere le frontiere. Ammettere tranquillamente che senza lavoratori frontalieri non si possano quasi garantire delle cure mediche alla popolazione residente è un messaggio politico di una gravità inaudita”. E ciò nonostante i comunisti riconoscano i miglioramenti in questo ambito presso l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), essi ritengono che ciò non valga sempre per case anziani e cliniche.

Secondo il Partito Comunista, ogni Paese deve “poter garantire il più possibile la propria indipendenza sul piano economico e sociale. E lo stesso dicasi per il tessuto industriale e produttivo privato del nostro Cantone che oggi piange aiuti statali quando per anni ha irresponsabilmente proceduto alla sostituzione di manodopera residente con lavoratori frontalieri più ricattabili e sfruttabili”.

In Svizzera si forma meno della metà del personale infermieristico per soddisfare i nostri bisogni, nonostante l’interesse dei giovani per queste professioni non manchi. I comunisti incalzano: “negli anni scorsi il governo e i partiti borghesi hanno tagliato pesantemente sulla sanità pubblica; hanno foraggiato cliniche private; hanno imposto il numerus clausus alle facoltà universitarie di medicina; hanno evitato di formare un numero adeguato di infermieri qualificati dando spazio ad altri curricola in ambito socioassistenziale meno costosi e hanno peggiorato le condizioni di lavoro del personale sanitario. E oggi il ministro della sanità ammette bellamente che gli ospedali ticinesi, per reggere, devono sperare nelle decisioni di un governo …estero, e cioè che Roma non chiuda le proprie frontiere!”

Insomma l’auspicio del Partito Comunista è che la penuria di medici e infermieri vada sanata al più presto, rendendo attrattive anche le condizioni di lavoro e di tirocinio.