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Aborto: l’iniziativa di Michele Moor è di cattivo gusto!

Negli scorsi giorni ha fatto notizia l’iniziativa lanciata – e sostenuta fieramente, tra gli altri, dal vicepresidente PPD e dirigente della Wägelin Bank Michele Moor – da un comitato con lo scopo di escludere dall’assicurazione malattia di base la possibilità di risarcimento per l’interruzione della gravidanza.

Prima di esporre qualsivoglia considerazione pratica o economica tengo a precisare come l’argomento sia a tal punto delicato e, soprattutto, personale da farmi ritenere che il dovere dello Stato deve essere quello di difendere le migliori condizioni per una scelta libera da ogni tipo di vincolo. L’aborto deve rimanere un diritto inalienabile, conquistato a caro prezzo, della donna.

È essenziale tenere in considerazione come le donne abbiano l’onere di capire se – a un dato momento della propria vita – siano dotate delle facoltà sanitarie, psicologiche ed economche necessarie per garantire la miglior esistenza possibile al proprio figlio/a. Nel caso in cui siano consapevoli di non avere tali certezze, il diritto di scegliere liberamente passa anche per la garanzia, che lo Stato deve fornire, di propendere per un’interruzione di gravidanza che non pesi sul proprio budget. Questo punto è particolarmente rilevante in quanto la decisione di eliminare l’aborto dalla copertura di base andrebbe a colpire, evidentemente, le donne più vulnerabili sul piano economico. Adottando il testo dell’iniziativa ci troveremmo infatti in una situazione in cui solo le più facoltose avrebbero il diritto di scegliere in proposito, e ciò è assolutamente inaccettabile. Inoltre, in Svizzera, abbiamo la fortuna di avere un servizio di sostegno psicologico mirato ad aiutare le persone che decidono di intraprendere questa difficile scelta che, nel caso in cui il testo in questione diventasse legge, solo i più abbienti potrebbero permettersi.

I fautori dell’iniziativa pretendono, tramite questa misura, di abbassare i costi della salute: ritengo a tale proposito veramente di cattivo gusto attaccarsi a una problematica così delicata e personale al fine di favorire delle vere e proprie imprese private, libere di fare utili e di investire – avventatamente, come la cronaca recente ci insegna – nel mercato immobiliare.

Ridurre i costi della salute è ceramente un proplema attuale, ma privare le donne di un sostegno essenziale, che rappresenta meno dell’1% dei costi in materia, non è sicuramente una soluzione.

Mi sorge quindi il dubbio che i responsabili dell’iniziativa – o almeno alcuni tra essi – abbiano trovato un tema controverso e quindi di sicura presa sull’opinione pubblica che permetta loro di guardagnarsi qualche spazio utile per la propria campagna elettorale e, più in generale, per dare visibilità alla propria immagine. L’esperienza di Giuliano Ferrara in Italia insegna.

Per concludere ci potremmo chiedere se le partners politiche di questi individui, penso qui ad esempio all’onorevole Simoneschi-Cortesi, condividano le posizioni espresse tramite questa aberrante raccolta firme.

Lilith Bernasconi, candidata al Granconsiglio per la lista MPS-Partito Comunista

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