Si può criticare Greta Thunberg senza negare i cambiamenti climatici?

“Affinché il clima della terra si raffreddi, è necessario che il clima sociale si riscaldi”. E’ questo il titolo che il filosofo marxista francese Georges Gastaud ha scelto per il suo editoriale, apparso sull’ultimo numero di “Iniative Communiste”, la rivista mensile edita dal Polo di Rinascita Comunista in Francia (PRCF).

Siamo di fronte a una nuova (e autorevole) voce anti-conformista sugli scioperi del clima, che sorge fra i marxisti europei: fra i primi ad esprimersi criticamente è stato, proprio sul nostro portale, Egon Canevascini (leggi). In seguito anche il segretario dei Comunisti svizzeri Massimiliano Ay e il presidente della DKP tedesca Patrick Köbele avevano chiarito le modalità con cui i comunisti potevano inserirsi, costruttivamente, in un movimento pur contraddittorio come quello degli scioperi del clima (leggi). Ora anche il leader del PRCF francese si esprime con termini netti su quello che lui definisce una situazione “euro-formattata per un’ecologia inefficace”.

“I media dominanti presentano con simpatia l’operazione legata al nome di Greta Thunberg e incoraggiano le manifestazioni per il clima” – inizia Gastaud. Tali manifestazioni – lodate persino dall’Unione Europea e dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (proprio coloro che hanno responsabilità dirette nella distruzione dell’ecosistema!) – sono fortemente mediatizzate anche perché “si dicono apolitiche” ma soprattutto perché “non individuano alcun nemico particolare”, il che, per il filosofo francese, significa renderle di fatto innocue.

“Noi militanti comunisti – continua Gastaud – non cadiamo nella trappola atta a opporre i difensori dell’ambiente ai militanti dell’uguglianza sociale. E’ il medesimo sistema, il capitalismo, la cui ricerca del massimo profitto a corto termine determina lo spreco delle risorse naturali, provoca le guerre imperialiste, saccheggia le conquiste dei lavoratori, in particolare quelle dei più giovani”.

Gastaud rileva poi come, a partire dalla restaurazione liberale nell’Europa dell’Est e col crollo dell’Unione Sovietica, il capitalismo nella sua fase imperialista è diventato sostanzialmente genocida: “sul piano militare il complesso bellico-finanziario stimola una corsa mondiale agli armamenti nucleari; sul piano socio-economico la corsa al massimo profitto produce profonde disuguaglianze fra le nazioni e all’interno di ciascun paese; sul piano culturale la generalizzazione della American way of life livella le diversità culturali; sul piano ambientale la mondializzazione neoliberista degli scambi inquina tutto”.

Questa posizione, tuttavia, è ben lungi dall’accettare – ci tiene a specificare Gastaud – “il catastrofismo alla moda” di chi sostanzialmente invita a bigiare la scuola perché non ci sarebbe più futuro a causa del surriscaldamento climatico. Al contrario il filosofo marxista si appella ai giovani invitandoli a mobilitarsi certo, ma riscoprendo la famosa frase di Antonio Gramsci secondo cui «La concezione socialista del processo rivoluzionario è caratterizzata da (…): Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà». Infatti “un po’ di ecologismo superficiale e modaiolo porta alla spoliticizzazione; molto ecologismo cittadino conduce all’impegno anti-capitalista” assicura Gastaud.

Insomma: senza che gli scioperi del clima mettano in discussione ad esempio l’Unione Europea e le sue direttive anti-sociali, a partire dal dogma dell’economia di libera concorrenza aperta al mondo, gli scioperi del clima non raggiungeranno alcun vero obiettivo di trasformazione della società. In breve – conclude Gastaud – “se voglio difendere il clima senza farmi manipolare, devo anche combattere il padronato e le sue contro-riforme, incrementare lo spirito critico verso l’euro-beautitudine e l’anti-comunismo che mi inculcano i media e la scuola. Vado sì alle manifestazioni per il clima, ma con striscioni anti-capitalisti e restando solidale con i lavoratori”.

In conclusione dagli scioperi del clima occorre anzitutto togliere ogni astio contro le generazioni di salariati più anziani (l’isterismo di chi urla “ci avete distrutto il futuro” insomma è inopportuno!) e in seguito vanno rigettate le imposizioni classiste e borghesi come l’aumento del prezzo delle benzina e le tasse anti-sociali sul CO2 (sui modelli delle auto o sui biglietti aerei) che colpiscono solo le fasce popolari, studentesche e operaie della popolazione, senza colpire chi davvero ha in mano le leve del sistema produttivo e consumistico.