Il prossimo 9 giugno andremo a votare sulla legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. Con un titolo del genere ci verrebbe subito da sostenere una simile proposta, in quanto si prepone l’obiettivo di indirizzare la transizione energetica verso fonti sostenibili e quindi affrontare i problemi climatici in maniera decisa da parte dello Stato. Come comunisti, non possiamo che salutare con favore uno Stato che s’impegni a dare indirizzi chiari nei settori strategici, in quanto questo va verso una programmazione economica necessaria per evitare che sia il mercato a decidere dove vanno investite le maggior risorse. Inoltre, questa legge permette di aumentare in prospettiva l’autoapprovvigionamento energetico del Paese e questo ci rende meno dipendenti dall’estero, cosa che non può che essere positiva, soprattutto nell’attuale contesto internazionale.
Ma, c’è un ma. Nonostante questa legge vada nella direzione corretta negli intenti, c’è da segnalare che nel concreto si tratterà di immettere denaro pubblico nel settore privato per rendere attrattiva questa transizione energetica. Insomma, lo Stato (e quindi i cittadini) dovranno investire miliardi di franchi per questa transizione che sarà poi gestita da chi pensa solo al profitto: le aziende private. È evidente che già di suo questo non permette un buon indirizzamento del settore energetico, perché non sarebbe adeguato ai fabbisogni, ma appunto livellato in funzione di una logica di mercato e stop. Dovendo quindi i privati investire sulle energie rinnovabili – che non è proprio cosa da poco – i costi che non saranno coperti a sufficienza da questi fondi statali saranno riversati sui consumatori, facendo aumentare le bollette. Lì si darà la colpa al fatto che il mercato è semi-libero e la concorrenza non è sufficiente per abbassare i costi, ripetendo un copione già visto in altri settori e preparando il terreno per una totale liberalizzazione del mercato con la scusa dell’abbassamenti dei prezzi. Niente di più falso, infatti le liberalizzazioni non portano tendenzialmente ad un abbassamento dei costi, bensì ad una logica di mercato selvaggia che tiene conto solo dei dividendi degli azionisti. La concorrenza non basta a garantire – come invece viene millantato – il miglior servizio al miglior prezzo. I settori strategici come quello energetico devono rimanere in mano pubblica!
Queste potrebbero essere speculazioni che vanno al di là della legge in questione, ma neanche troppo se guardiamo alla storia del nostro Cantone negli ultimi 35 anni. Infatti, l’effetto di queste leggi proposte dal parlamento tende a questo, nascondendo sotto a dei buoni intenti degli scenari temibili e che poi cominciano ad insinuarsi fra l’agenda politica descritti come “inevitabili” per migliorare la situazione della popolazione. In conclusione, diventa difficile scegliere per un sì o un no a una legge simile, perché pur avendo intenti lodevoli e condivisibili, oltre che necessari e attraverso una forma di pianificazione economica, porta in una direzione sbagliata, ed è un rischio che come cittadini non possiamo correre. Per questo il Partito Comunista invita a votare scheda bianca, al fine di segnalare che queste proposte di legge non sono chiare e aprono a scenari dubbi, e per segnalare al parlamento federale che la popolazione non vuol farsi fregare dalle buone intenzioni non altrettanto supportate da buoni prosegui.