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Pyongyang: tra urbanismo moderno e sociale, cultura e storia nazionale

Nel nostro viaggio abbiamo potuto visitare in lungo e in largo la capitale della Corea Popolare, Pyongyang. La città si dimostra essere al passo coi tempi, basti osservare l’architettura dei nuovi edifici, l’organizzazione e pianificazione delle varie aree, la metropolitana, gli imponenti grattacieli che sorgono qua e là nella città, e gli stadi sia moderni che più tradizionali palchi di spettacoli maestosi e dell’eccellenza sportiva nazionale. Colpisce in particolare la pianificazione urbanistica: una pianificazione che rispetta appieno lo svilupparsi delle relazioni sociali e le necessità centrali dell’individuo. Ad esempio, in mezzo ai condomini residenziali abbiamo piccoli giardini e parcogiochi, determinati servizi pubblici come gli ospedali o le università si trovano in zone ben precise, con palazzi residenziali vicini appositi per coloro che esercitano la professione del settore. Un’ altro aspetto importante, oltre all’urbanistica sociale, è la protezione, estensione e cura degli spazi verdi, a partire dai giardini, i piccoli boschi o gli alberi presenti accanto ai marciapiedi. Difficile trovare una capitale mondiale con questa percentuale significativa di spazi verdi, e osservare come gli studenti volontariamente si prestano a curare gli stessi, è qualcosa di ammirevole.

Parlando di studenti, siamo rimasti sorpresi per il numero e la qualità delle infrastrutture dedite alla formazione scolastica, culturale e sportiva presenti non solo a Pyongyang, ma anche nelle zone più discosse. Non solo l’informatica è perfettamente integrata nella didattica, permettendo agli allievi un apprendimento maggiore a 360°, ma soprattutto il diritto alla cultura e lo sport è offerto gratuitamente a tutti gli studenti. Essi hanno a disposizione, nella programmazione scolastica, molto tempo da dedicare a una propria passione, che può essere culturale o sportiva. Abbiamo visto come bambini di cinque o sei anni padroneggino con un livello altissimo i propri strumenti musicali, offerti anche questi gratuitamente dallo stato. A mio avviso, questa attenzione non solo per la formazione base, stimolata anche da intere strutture dedite alle scienze naturali o alla tecnologia, ma anche verso la formazione culturale e sportiva dovrebbe fungere da esempio in altri paesi, a partire dal nostro, ove non tutti hanno i mezzi economici e il tempo per dedicarsi a una particolare arte. Apice di questo modello è il Palazzo dei Bambini di Mangyongdae, dalla visita consigliata.

Un altro aspetto di valore che offre Pyongyang sono i suntuosi e curatissimi musei. Il Museo della Rivoluzione, quello della Gioventù, quello della Liberazione, da noi visitati, oltre ad essere edifici di un certo splendore, permettono di immergersi appieno nella storia, nella cultura, nelle dinamiche politiche della Corea Popolare. Anche la Torre Juche, da cui si gode di uno stupendo panorama sulla città, l’Arco di Trionfo e il Palazzo del Sole meritano assolutamente una visita, sempre con l’obiettivo di conoscere in profondità un paese, purtroppo tanto bistrattato, ma che merita di essere vissuto in prima persona.

 

  • Per chi volesse visitare la Corea del Nord può contattare l’agenzia svizzera COMECON a questo link.

Stefano Araujo

Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).