La Gioventù Comunista protesta: “l’esercito calpesta la sovranità popolare: no ai nuovi aerei da combattimento!”

“L’arroganza del Dipartimento Federale della Difesa sta raggiungendo livelli gravi: dopo le angherie contro gli obiettori di coscienza e i civilisti, dopo il primo passo verso l’arruolamento forzato anche delle ragazze, ora tocca all’acquisto di nuovi velivoli: e mentre si taglia nel sociale e nella scuola, mentre la precarietà e la disoccupazione giovanile aumentano, il governo considera prioritario spendere fino a 18 miliardi di franchi per comprare 70 aerei da combattimento”. Inizia così la presa di posizione della Gioventù Comunista.

Nel 2014 il popolo svizzero aveva rifiutato in votazione l’acquisto dei Gripen (leggi). Una campagna vittoriosa quella sul fronte anti-militarista che aveva visto proprio la sezione giovanile del Partito Comunista in prima fila, soprattutto in Ticino, con bancarelle informative, volantinaggi, dibattiti pubblici e una conferenza con giovani comunisti provenienti dalla vicina Italia, anch’essi a quel tempo in lotta contro l’acquisto degli F-35 per l’esercito di Roma.

gripenCome mai torniamo a discuterne a così pochi anni di distanza? La Gioventù Comunista risponde così: “al ministro della difesa UDC Guy Parmelin evidentemente la democrazia va bene solo quando a vincere è lui, e così con un trucchetto vorrebbe inserire i nuovi aerei nel budget dell’esercito (che sarà dunque aumentato) e così facendo impedisce il ricorso al referendum”. Nulla è ancora deciso, ma questo sotterfugio non viene smentito da Palazzo Federale e anzi la stampa svizzero-tedesca lo ipotizza apertamente. Insomma, spiegano sarcastici i giovani comunisti: “l’esercito non permetterà più che il popolo ignorante sbagli a votare un’altra volta! Gli aerei si compreranno: con o senza il consenso dei cittadini! E’ un ordine e gli ordini in non si discutono …anche in democrazia!”.

I giovani comunisti condannando il fatto che l’esercito in questo modo calpesti “la sovranità popolare”, concludono rivendicando “la necessità non solo di diminuire drasticamente il budget militare, ma anche di interrompere la cooperazione con la NATO che rende il nostro esercito complice di pratiche guerrafondaie all’estero!”.