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“Bella Ciao” …a Pyongyang

È confortante ritrovarsi all’ombra della statua del cavallo alato di Chollima, nel cuore di Pyongyang, cantando insieme ai compagni coreani l’Internazionale e Bella Ciao, nei giorni di metà aprile che già profumano di primavera, vincendo i venti siberiani che di solito in questa stagione ancora attraversano la Corea.

L’occasione è l’incontro dedicato al pensiero marxista-leninista coreano, creativamente sviluppatosi attraverso l’idea Juche elaborata da Kim Il Sung, padre della patria coreana e fondatore della nazione socialista, che proprio nei sui primi anni ha affrontato e resistito all’aggressione imperialista e poi dalle macerie ha edificato la Corea Popolare di oggi.

Il socialismo coreano, che s’inscrive nel più vasto contesto delle nazioni socialiste dell’Asia, dalla Cina al Laos, dal Vietnam alla Mongolia, ben al di là delle tensioni internazionali alimentate dagli Stati Uniti, si mostra capace di trasmettere ai suoi cittadini quel senso di appartenenza che nasce da una profonda visione ideologica della vita e della quotidianità. I coreani sono in ogni caso pienamente consapevoli che il diritto alla casa, alla scuola, alla cultura, alla salute, al lavoro, alla tutela degli anziani sono conquiste realizzate dal lungo cammino dell’edificazione socialista.

Per confermare la distanza da un’interpretazione settaria del pensiero socialista coreano, valgano i molti richiami, durante gli incontri dedicati al pensiero Juche, alla religione come parte dell’identità personale e collettiva dei singoli e dei popoli, tanto che il rappresentate africano di tali gruppi di studio è un musulmano praticante.

La stessa parata del 15 aprile, dedicata al 105° anniversario della nascita di Kim Il Sung, comunicata dai media occidentali come una dimostrazione della bellicosità coreana, è stata – ben al di là dell’armamentario militare messo in mostra – l’occasione per una partecipata manifestazione popolare, che ha visto sfilare i lavoratori di tutti i settori.

Ancora una volta la Corea Popolare si dimostra una nazione normale, che difende la sua integrità territoriale, la sua indipendenza e la sua disponibilità a collaborare con le altre nazioni per un mondo multipolare.

E’ certo auspicio che, rispetto all’industria bellica, possa nei prossimi anni essere promossa con più forza quella tecnologica ad alto impatto civile, dai pannelli fotovoltaici alla computeristica.

In egual modo è certo opportuno che la Corea proceda attraverso un maggiore dialogo con le forze regionali, anche per rilanciare al meglio la cooperazione economica con Cina e Russia, che potrebbe portare a un miglioramento delle infrastrutture viarie, dalle strade alle ferrovie, così come a una maggiore presenza di strumentazione moderna a supporto del lavoro nelle campagne.

Una fase di distensione e di dialogo permetterebbe senza dubbio alla Corea di attuare con più decisione e maggiore successo quelle riforme che, già adottate dalle altre nazioni socialiste della regione, la inserirebbero a pieno titolo nel contesto regionale e mondiale, favorendo l’adesione della Corea Popolare all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e all’Organizzazione della cooperazione centro-asiatica.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.