L’Assemblea Nazionale venezuelana, finita in mano a forze politiche dell’estrema destra eversiva, ha deciso di non più rispettare le leggi e di procedere di fatto con un golpe istituzionale ai danni del governo socialista di Nicolas Maduro.
I colpi di stato istituzionali stanno diventando la modalità preferita dall’imperialismo atlantico per impedire che l’America latina riconquisti la propria sovranità: se in Ecuador non ci sono riusciti, è proprio con un golpe parlamentare che è stato rovesciato il governo progressista del Paraguay di Lugo, oppure di recente il governo a partecipazione comunista di Dilma in Brasile.

Dall’aula del parlamento di Caracas si sono infatti alzate negli ultimi tempi gravi richieste alle Forze Armate di rivoltarsi in armi contro il Presidente della Repubblica e – di fronte al rifiuto dell’esercito di prendere il potere – è stata richiesta al presidente degli Stati Uniti Donald Trump e al presidente dell’Organizzazione degli Stati Americani Luis Almagro, di sanzionare il Venezuela e di adottare nientemeno che il “modello libico” (cioè bombardamento e conseguenze occupazione militare straniera). Tale richiesta è stata approvata incredibilmente dalla maggioranza golpista dell’Assemblea Nazionale, il che in sé costituisce un atto di alto tradimento naturalmente vietato dalla Costituzione.
La maggioranza parlamentare non si è limitata a ciò, ma ha cercato di azzerare tutte le leggi contro la proprietà privata e per l’integrazione regionale; ha approvato leggi a favore degli immobiliari (cercando perfino di mettere in vendita a prezzi di mercato le case popolari fatte costruire dal Governo rivoluzionario), delle grandi imprese, contro i medici cubani che prestano servizio gratuito ai venezuelani con meno risorse economiche, ecc.

Il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha giudicato anticostituzionali tutte queste riforme, ma la maggioranza del parlamento ha deciso di disobbedire ai giudici e di procedere in ogni caso. Come se non bastasse, una volta appurato che tre candidati nello Stato di Amazonas erano stati eletti con dei brogli, nonostante la sentenza di destituzione dalla carica pronunciata dal Tribunale, il parlamento li ha confermati comunque deputati. Non solo: l’ex-presidente dell’Assemblea Nazionale ha insultato il TSJ quale “bordello gestito da quattro streghe”.
In pratica il parlamento ha iniziato a ribellarsi alla Repubblica, imponendo l’intervento del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) a garanzia della Costituzione e per impedire il blocco delle funzioni dello Stato. Sui media occidentali, di destra come di “sinistra”, pubblici e privati, si sta tacendo tutto ciò e ci si inventano ordini del governo di Maduro per imporre la dittatura e abolire il parlamento. In realtà non l’esecutivo ha agito, ma il potere giudiziario di fronte al tentativo di colpo di stato preparato dall’estrema destra.

Bisogna infatti sapere che il Venezuela è una repubblica presidenziale la cui Costituzione pone un fortissimo accento sull’equilibrio fra cinque poteri, di cui il Tribunale Supremo di Giustizia è l’ago della bilancia che evita il predominio di uno sugli altri. L’Assemblea Nazionale (cioè il Parlamento) è uno di questi cinque poteri e non può, al pari degli altri, rompere l’equilibrio. Il Presidente della Repubblica ha poteri simili al Presidente degli USA, ma nessuno si sognava di definire dittatore Clinton o Obama. Quella venezuelana non è una democrazia rappresentativa, ma è una democrazia “partecipativa e protagonistica”: la Costituzione vieta di agire in favore di potenze straniere, sia militarmente sia economicamente. A garanzia e difesa è chiamata la cittadinanza, insieme alle Forze Armate, in quella che viene definita la Unione Civico-Militare, con una vocazione di pace e compiti più sociali che non prettamente militari.