Fetullah Gülen, il Consiglio di Stato ticinese e le tre scimmie

In un recente articolo del portale svizzero tedesco “Kommunisten.ch“, la risposta del Consiglio di Stato ticinese del 7 settembre scorso all’interrogazione concernente la diffusione nel nostro Paese della confraternita islamista di Fethullah Gülen (vedi) depositata dal deputato del Partito Comunista, Massimiliano Ay, è ritenuta polemica, superficiale e poco idonea a calmare le preoccupazioni sollevate dalla presenza della setta di Gülen nel nostro Paese. Può darsi che la Svizzera tedesca sia più sensibilizzata alla problematica intorno a tale movimento, giàcché è in quella parte del Paese che si concentrano le 8 scuole connesse ai Gülenisti. Sinistra.ch aveva approfondito il tema di questa setta eversiva in questo articolo: leggi.
L'integralista islamico Gülen è proprietario di 8 scuole private in Svizzera!
L’integralista islamico turco-americano Fethullah Gülen è proprietario di 8 scuole private in Svizzera.

Il portale di lingua tedesca critica il tono polemico e la postura “didascalica”, che si percepisce nella risposta del Governo ticinese, in particolare nel preambolo, mediante il quale il Consiglio di Stato si degna ricordare all’interrogante che la Costituzione della Confederazione Svizzera garantisce dei diritti fondamentali e democratici. Scrive il portale: «Superfluo e poco decente nei confronti del Parlamento è anche il tono magistrale, nel quale il Consiglio di Stato chiama l’attenzione alle libertà fondamentali garantite nella Costituzione federale. Questo ammonimento penetrante, elencando una per una le libertà di credo e coscienza, libertà d’opinione e informazione, libertà di riunione e associazione e altre, serve ovviamente per creare l’apparenza che l’interrogante si trovi in un qualsiasi contrasto con i diritti fondamentali della democrazia, e si rivela pertanto essere una tentativo polemico per delegittimare l’intervenzione parlamentare da parte comunista».

«In sintesi», conclude l’articolo, «ne consegue che l’interrogazione Ay ha innescato un’alzata di spalle e persino dell’irritazione in seno al governo di Bellinzona, piuttosto che della vigilanza. La risposta ‘ottimista’ del governo ticinese non è, naturalmente, un motivo per rilassarsi. Che le 8 scuole di Gülen attualmente operative nel nostro Paese non inizino a diventare problematiche per la sicurezza interna e la pace religiosa, come è noto da tempo delle propaggini di questa setta in Turchia e in altri paesi, resta una vaga speranza».
L’articolo osserva poi che l’esecutivo ticinese non è l’unico a scegliere un’atteggiamento simile di “ingenuità ostentata”. Si trova in buona compagnia con il Governo del Baden-Württemberg, condotto dal verde Winfried Kretschmann, che ha respinto cinicamente il desiderio per il monitoraggio della confraternita Gülen con le parole: “E’ proprio quello che non faremo”.
Così commentano in conclusione i comunisti della Svizzera tedesca: «Non si vuole vedere il male, non si vuole sentire il male, non si vuole parlare del male – proprio come le tre scimmiette».