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Tutti in (st)rada: dalla PardoWay alla NoWay

Agosto 2016: la PardoWay è morta. Parlando con i frequentatori abituali del Festival Internazionale del Film di Locarno, in molti non si ricordano nemmeno della sua esistenza. Per chi non sapesse di cosa si stia parlando, PardoWay era il nome dato al corollario di locali pubblici ufficialmente affiliati alla kermesse locarnese durante lo svolgimento della stessa. Tali locali garantivano, “partendo dalla colazione all’alba fino alle ore piccole“, un supporto costante ai vari parders ma non solo.

Imponente dispiegamento di Polizia all'ultima serata della 69esima edizione del Festival del Film di Locarno.
Imponente dispiegamento di Polizia all’ultima serata della 69esima edizione del Festival del Film di Locarno.

E in effetti punti di ritrovo quali la Suite rimanevano aperti fino alle cinque di mattina, assicurando costantemente la possibilità di ristorarsi, di bere un bicchiere oppure semplicemente di avere a disposizione uno spazio di discussione sui film appena visionati o venturi. Perché il Cinema non è solo film, è anche tutto quanto vi ruota attorno. E per un Festival che si vuole (ancora?) internazionale come quello di Locarno, sarebbe impensabile non garantire ai propri ospiti una degna accoglienza anche durante le ore notturne.

Lo stabile in cui avrà sede il Palazzo del Cinema, un tempo sede di numerose associazioni ed eventi collaterali alla kermesse.
Lo stabile in cui avrà sede il Palazzo del Cinema, un tempo sede di numerose associazioni ed eventi collaterali alla kermesse.

Sarebbe, poiché già a partire dalla 65esima edizione (2012) i locali affiliati alla rassegna avevano subito un ridimensionamento orario piuttosto pesante: chiusura al più tardi alle tre di notte. Come se ciò non bastasse, quest’anno la PardoWay ha lasciato definitivamente il posto a un altro luogo, quello della Rotonda del Festival. La scelta è comprensibile, visto che quest’anno essa è direttamente gestita dal Festival, ma meno comprensibile è la centralizzazione delle attività extra-filmiche in un unico luogo, non permettendo ai nuovi visitatori di conoscere la città vecchia e altri angoli della città che ora non appaiono più sotto i riflettori della maculata macchina organizzativa giallo-nera.

La tendenza centrificatoria è anche confermata dalla decisione di proseguire l’edificazione del Palazzo del Cinema, stabile che fu sede di numerose associazioni di pubblica utilità. In questo immobile venivano una volta organizzate dalle associazioni ivi presenti numerose attività culturali e ricreative, generando un piacevole flusso di persone che in questa edizione si può purtroppo unicamente ricordare. Una decentralizzazione dei luoghi legati al Festival permetterebbe peraltro, come negli scorsi anni, importanti ricadute economiche sulle attività della Città. Saranno soddisfatti gli esercenti e i commercianti…

La dichiarazione di Carlo Chatrian, Direttore artistico dell'evento. Un tentativo di critica alla tendenza in atto?
La dichiarazione di Carlo Chatrian, Direttore artistico dell’evento. Un tentativo di critica alla tendenza in atto?

Sulla guida ufficiale di quest’anno, quasi a mettere in guardia sulla nefasta dinamica in atto, è pure presente una quantomeno curiosa dichiarazione del Direttore artistico della manifestazione, Carlo Chatrian relativa al Palazzo del Cinema. “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” diceva un noto politico italiano della Democrazia Cristiana.

Quest’anno in vari punti della città è stata costante e invasiva la presenza della Polizia, armata di mitragliatori.

Ad oggi il Festival di Locarno non sembra purtroppo più essere in grado di accogliere degnamente né gli ospiti internazionali, né gli interessati locali. Nel clima di repressione generale che si respira a Locarno in questi giorni – fra poliziotti armati di mitragliatori e perquisizioni all’entrata di ogni proiezione – entro le tre di notte è tutto chiuso, impossibile accedere a dei locali pubblici anche semplicemente per mangiare qualcosa, nemmeno il fine settimana. L’inutilità di tale tipologia di misure di sicurezza sembra peraltro essere confermata dal fatto che una persona in stato d’ebbrezza riesca a dare parzialmente fuoco allo schermo di Piazza Grande.

Nell’apertura dell’ultimo editoriale dei celebri Cahiers du Cinema, a firma di Stéphane Delorme, è presente il seguente passaggio: “Vorremmo anche prendere il largo, e staccarci da quest’altro clima, pesante e inquietante, quello della privazione dei diritti, che pervade il paese come un veleno.” (Cahiers du Cinema n° 724, luglio-agosto 2016). Delorme parla della Francia, si capisce, ma trascorrendo del tempo a Locarno si può dedurre che tale analisi è adatta anche ad altre realtà.

ALL IN - JamesDylanRay feat. Electric Heroes United™
La locandina del programma “ALL IN – JamesDylanRay feat. Electric Heroes United™“, organizzato dall’associazione la rada.

Non è in ogni caso la mancanza di infrastrutture a denotare questa incapacità invece sì strutturale di accoglienza del pubblico a Locarno, sebbene le imposizioni orarie ai locali pubblici. Non sono infatti mancate le critiche all’operato della Polizia. Fra i pochi eventi rimasti al di fuori delle proiezioni, la mostra “ALL IN – JamesDylanRay feat. Electric Heroes United™” organizzata dall’associazione culturale la rada, è stata oggetto di visite sicuramente poco edificanti e forse pure poco legali (girano voci di macchine fotografiche arbitrariamente sequestrate ad invitati alla kermesse locarnese) da parte degli agenti di Polizia. Vari invitati al Festival hanno infatti espresso dure critiche alla poca tolleranza e ai modi di agire delle forze dell’ordine. Critiche che causano un danno d’immagine non solo al Festival, ma anche alla Città e alla regione tutta. Interpellando i poliziotti intervenuti in tale occasione, le ragioni dell’intervento sono apparse poco chiare e fuorvianti, così come le modalità atte a interpellare i passanti: “che ore sono?! È ora di andare a casa!“.

La dichiarazione ufficiale de la rada su Facebook, in seguito ai fatti avvenuti nella notte fra martedì 2 e mercoledì 3 agosto 2016.
La dichiarazione de la rada è apparsa direttamente sulla pagina ufficiale su Facebook.

Il giorno successivo, in seguito alle pressioni, arriva la decisione presa da parte dell’associazione culturale di interrompere la mostra in questione, tramite un annuncio comunicato tramite il profilo ufficiale sul social network Facebook. La sera stessa dell’annuncio sono pure circolate voci di agenti in assetto antisommossa presenti dinanzi al cancello d’entrata dello stabile situato in via Morettina 2, onde evitare l’avvicinamento di persone, seppur la mostra fosse stata dichiarata interrotta.

Via Morettina 2: l'attuale sede dell'associazione la rada.
Via Morettina 2: l’attuale sede dell’associazione la rada.

A onor di cronaca, tra giovedì 11 e venerdì 12 luglio 2016, il Direttore de la rada Riccardo Lisi riceve pure una lettera raccomandata – immediatamente diffusa dall’associazione stessa su Facebook – da parte dell’organo esecutivo della Città di Locarno, firmata dal Sindaco “liberale” Alain Scherrer (sì, colui solito cantare “(…) voglio una vita spericolata (…)” con la sua cover-band Vasco Jam). Raccomandata nella quale vengono diffidate la diffusione di musica nello stabile, la mescita di bevande, lo svolgimento di feste a pagamento (?) e l’uso dei locali oltre la mezzanotte; pena la revoca dell’autorizzazione d’uso dello stabile. Ripubblichiamo qui la parte finale della missiva.

La parte finale della missiva inviata dal Municipio di Locarno all'associazione culturale la rada.
La parte finale della missiva inviata dal Municipio di Locarno all’associazione la rada.

Se non si è iscritti sulle liste d’invitati ai vari eventi esclusivi, NoWay. Forse è questo il nuovo concept avanguardistico portato avanti di pari passo dalla direzione del Pardo e dalla Città di Locarno. Quello che non torna è che questa manifestazione ha fatto del suo carattere popolare uno dei suoi cavalli di battaglia da anni a questa parte. Infine – parlando con vari visitatori abituali – tutti notano una diminuzione di spettatori e di persone in generale fra le vie di Locarno.

In seguito alla situazione venutasi a creare a Locarno – non solamente in periodo festivaliero – relativamente agli spazi aggregativi e alla mancanza di tolleranza da parte delle autorità cittadine, quasi un centinaio di giovani locarnesi ha deciso di organizzare una protesta al grido di “No alla repressione: spazi di aggregazione!” durante la serata di sabato 13 agosto 2016. L’azione si è conclusa ponendo uno striscione recante la scritta “No alla repressione – Spazi liberi per tutti” sulle rovine di Piazza Castello, quasi a mo’ di monito verso la Rotonda antestante.

L'emblematico striscione posato sulle rovine di Piazza Castello.
L’emblematico striscione posato sulle rovine di Piazza Castello.

Per ritornare sullo stato attuale della kermesse locarnese, notasi che nel discorso d’apertura della 69esima edizione il Presidente Marco Solari, in seguito a una filippica sul terrorismo internazionale, dichiarò: “(…) che la Madonna del Sasso vegli su Locarno! (…)”. Un appello al divino definito da qualcuno come “medioevale“. Forse Marco Solari dovrebbe preoccuparsi più della tendenza in atto a Locarno, che di relazioni internazionali, sulle quali peraltro non pare avere una visione esattamente lungimirante, vista la non entrata in materia relativa alle proposte di collaborazione culturale con la Russia nel 2014 (vedasi https://www.sinistra.ch/?p=3016).

Concludendo vorrei sottolineare che questo articolo non vuole in ogni caso essere accostato alle varie critiche aprioristicamente contrarie al Festival di cui ogni anno il Pardo è vittima; al contrario esso vuole essere uno spunto di necessaria riflessione per migliorare tale evento e fortificarlo, in quanto di importanza strategica per il paese.

Egon Canevascini

Egon Canevascini (classe 1993), impiegato di commercio e studente, è stato coordinatore della Gioventù Socialista in Ticino. Attualmente è membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2012 al 2018 è stato consigliere comunale a Gordola.