Immaginate di svegliarvi domani e tutta la musica è scomparsa. È questo il titolo e leitmotiv (motivo conduttore) che nella sua essenza di tema musicale conduce lo spettatore in un bellissimo e divertente viaggio, orchestrato vivacemente dal regista Stefan Schwieter, alla scoperta del significato della musica. Guidati da uno straordinario Bill Drummond, storico leader della band punk “The KLF”, ci si immerge nella campagna inglese e scozzese alla ricerca di persone che possano produrre una melodia che ancora non esiste unicamente con le loro voci. Contadini, operai in fabbrica, asfaltatori, bambini di una scuola elementare, clienti di un pub, un gruppo di anziane, tutti uniti dall’istrionico musicista nel produrre musica per il progetto da lui chiamato “The 17”. Specialmente i bambini della scuola offrono un bellissimo esempio del senso collettivo della musica, mostrando una grande potenza immaginativa alla quale attingono per pensare nuove situazioni musicali per Bill.
Oltre al viaggio denso e ricco di persone e paesaggi, Drummond ci propone un’interessante e profonda riflessione sul significato della musica e sul mondo commerciale al quale è inevitabilmente esposta. Ripercorrendo parti della propria carriera, apprendiamo come i “The KLF” abbiano deciso all’apice del successo musicale di distruggere quanto creato con gesti concreti e simbolici: dal completo ritiro dei diritti di riproduzione dei propri brani – escludendosi quindi dal mercato discografico – al falò fatto con un milione di sterline guadagnate tramite l’attività musicale, alla chiusura di un concerto con un kalashnikov dopo aver criticato aspramente le etichette discografiche. Un racconto che porta riflessioni importanti e visionarie sull’evoluzione del mondo musicale, stravolto negli ultimi decenni dall’avvento del digitale prima, e della fruizione online in seguito.
Il carismatico chitarrista propone una visione sperimentale e profonda della musica cercando, anche attraverso le conversazioni con le persone coinvolte, di darle un nuovo senso. Un senso profondamente umano e poetico, che si pone fuori da ogni logica di consumo, di riproduzione e di ri-uso. Un’arte dei suoni posta come esperienza collettiva d’azione e collaborazione tra persone, come la bellissima scena in cui forma cerchi nelle città, dove molte persone poste a una distanza relativamente vicina creano una catena di suoni fruibile da tutti coloro che vi assistono.
La fruibilità della musica per Drummond è immediata e si svolge tendenzialmente a livello collettivo, lontana dalle odierne logiche di mercato dei programmi di streaming e delle librerie virtuali trasferibili sui dispositivi mobili. Emblematico è il fatto che il progetto finale sviluppato assieme a un amico – sovrapponendo i suoni registrati – non sia fatto ascoltare allo spettatore ma venga eliminato dal musicista al termine dell’ascolto su una scogliera. Scelta che, come raccontava al termine della proiezione la produttrice, in alcune sale ha creato qualche malumore tra il pubblico (testimoniando la brama ormai diffusa, e chi scrive sa di non costituire un’eccezione, di voler per forza possedere e avere disponibili i prodotti musicali).
Pubblico che infine viene però invitato dal musicista a una performance musicale collettiva per il progetto “The 17” ascoltando il battito del proprio cuore. Una chiusura divertente e carica di significato simbolico che pone termine al viaggio intrapreso, aprendo però a nuove prospettive.
Simone Romeo