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Primo maggio festa di chi?

La società è cambiata e oggi, secondo me, i lavoratori ai quali esprimere solidarietà sono anche coloro che hanno perso il posto in seguito a questa crisi congiunturale, che colpisce impieghi finora considerati sicuri (posta, ferrovia, banche, ecc.), e cerca disperatamente di ritrovare un’occupazione. I  giovani alla ricerca del primo impiego che, ultimata la formazione, non trovano sbocchi professionali. Quelle mamme che, dopo un divorzio, cercano angosciosamente un’occupazione per arrotondare le entrate. I lavoratori che, a 50 anni, vengono licenziati di punto in bianco.

Nato per celebrare i diritti degli operai oggi, il primo maggio, dovrebbe ricordarsi anche di queste categorie che, troppo spesso, vengono abbandonate al triste destino dell’assistenza. Purtroppo servono a poco i tanti, infervorati discorsi, le solite promesse di giustizia sociale quando, dietro le quinte, silenziosamente, aumentano le coppie che percepiscono mensilmente salari che nelle famiglie di un onesto operaio impiegano mesi per arrivare. Il diritto al lavoro è certo sacro ma, quando questo scarseggia a chi spetta la priorità? A chi lavora per vivere o chi lo fa per realizzarsi?

Un tempo si diceva “lavorare meno per lavorare tutti” ma, anche quelle, sono rimaste belle parole di circostanza. Sarebbe ora di rendersi conto che è inutile piangere sull’esplosione delle spese legate all’assistenza quando non si danno alternative a chi non trova lavoro. Concretamente, almeno gli enti pubblici, dovrebbero cominciare a dare il buon esempio assumendo, a parità di formazione, chi non ha altri mezzi di sostentamento. Ma, purtroppo questo era, e rimane, un argomento scottante che la classe politica si guarda bene dall’affrontare.

Buon primo maggio a chi crede ancora che il lavoro sia un sacrosanto diritto di tutti e non prerogativa di pochi!

Nadia Solari, Bellinzona

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