/

I BRICS come alternativa e l’Ucraina come nuovo terreno di scontro

Il caldo periodo estivo è ormai agli sgoccioli, ma eventi degni di nota a livello mondiale, come di consueto, continuano il loro inesorabile susseguirsi.

Il 16 luglio nella città brasiliana di Fortaleza si è tenuto un nuovo summit dei cinque paesi emergenti i famosi BRICS, questa riunione dimostra senza dubbi come il loro progressivo processo di integrazione economica, politica e sociale stia iniziando a svolgere una funzione di contrappeso rispetto alla vecchia alleanza atlantica. La decisione più importante uscita da questo incontro è stata senza dubbio la volontà comune di istituire la “Nuova Banca di Sviluppo” da contrapporre ad alcune istituzioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, controllate dalle grandi potenze capitalistiche occidentali. La sede centrale del nuovo istituto di credito sarà stabilita a Shangai, a dimostrazione di come la Cina popolare e il Partito Comunista, che ormai la dirige da più di 40 anni, rappresentino uno degli anelli più forti del nuovo mondo multipolare che lentamente sta nascendo.

Sicuramente però l’argomento di politica internazionale che ha destato maggior attenzione e preoccupazione negli ultimi mesi è senza dubbio la crisi ucraina. I nostri mass media sempre di più asserviti alle logiche espansionistiche ed imperialistiche occidentali continuano a strombazzare falsità enormi, attribuendo alla presunta aggressività di un rinato impero russo, guidato dal dittatoriale e dispotico Vladimir Putin, tutte le colpe per il progressivo inasprirsi degli scontri armati nel paese.

Sicuramente dopo l’implosione dell’URSS e la disastrosa transizione a un’economia di mercato guidata dall’ubriacone Eltisin, dobbiamo riconoscere grandi meriti all’odierna classe politica russa, la quale si è dimostrata capace di risollevare una nazione allo stremo e contemporaneamente portare avanti una politica estera di opposizione alle prepotenze degli stati occidentali. Dalla crisi economica del 2008 e di pari passo con una riproposizione di una forte retorica “sovietica” si è implementata la regolamentazione e la partecipazione statale in economia, a discapito di tutto questo non vogliamo certo affermare che siamo alla vigilia di una nuova Rivoluzione di Ottobre.

Della polveriera ucraina avevamo sperato, magari molto ingenuamente, in una possibile risoluzione dello scontro in maniera democratica e secondo le leggi nazionali. L’ingordigia dei governi e dei grandi capitalisti occidentali, dopo la guerra di rapina in Libia e il tentativo di assoggettare la Siria di Assad, non si riesce mai a saziarsi e, in questi ultimi tempi, allunga nuovamente i suoi artigli per impossessarsi di questa nazione strategicamente ed economicamente fondamentale nello scacchiere mondiale. Le popolazioni ribelli nella parte orientale del paese si sono sollevate dopo quello che è stato, senza ombra di dubbio, un golpe finanziato e sponsorizzato dall’imperialismo occidentale per paura che il governo di Janukovyč potesse scegliere la Russia, e quindi indirettamente il mondo anti-imperialista, come suo principale riferimento e partner commerciale.

Anche se con modalità, condizioni ed in un’epoca totalmente differente il paragone con la Guerra Civile Spagnola, che vide contrapposti i repubblicani social-comunisti e i franchisti fascisti, non ci sembra così irrealistico e ilare. Come nella Spagna degli anni ’30 si combatté una battaglia tra forze reazionarie e forze progressiste, tra barbarie e civiltà, oggi nell’Ucraina del 2014 stiamo assistendo alla riproposizione di questo schema. A subire gli effetti peggiori è stato il Partito Comunista Ucraino, principale forza di opposizione alla svolta filo occidentale del nuovo governo e del neo presidente Porošenko, il quale rischia di essere messo fuorilegge su proposta del ministro della giustizia per presunte “attività anticostituzionali”. Ricordiamo sempre a discapito dell’ormai irridente percentuale di voti, consensi e forza che vantano le nostre formazioni comuniste o sedicenti tali in Europa occidentale, con alcune eccezioni, il PCU alle ultime elezioni politiche del 2012 ottenne il 13% dei consensi!

Lanciamo un urlo disperato per svegliare le menti intorpidite a schierarsi in sostegno dei partigiani ucraini e per l’indipendenza delle regioni orientali contro le ingerenze occidentali sotto qualunque bandiera o colore negli affari di altri stati nazionali. Ci preme comunque sottolineare come l’informazione fatta dalla sinistra italiana su tale tema risulti molto spesso schematica e per questo inascoltata dai più ampi strati del nostro popolo. Questa nostra mancanza risulta fatale non solo perché fino ad ora ci è stato impossibile sviluppare un grande movimento d’azione e di opinione a favore della pace, ma anche perchè di fronte a casi gravissimi come le sanzioni applicate alla Russia, per la sua partecipazione attiva in contrasto alle nazioni occidentali alla crisi ucraina, non siamo stati in grado di spiegare le reali motivazioni economiche e politiche mostrando chi siano in realtà gli aggressori e chi gli aggrediti di questo infame scontro.

Fabio Scolari

Fabio Scolari

Fabio Scolari, classe 1995, dopo aver conseguito la maturità liceale, studia attualmente sociologia a Milano. Oltre a Sinistra.ch, collabora anche alla redazione del mensile “Voci del Naviglio”. E’ membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Trezzano.

Lascia un commento