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Quali prospettive per le Officine FFS? Se ne è discusso (con grandi assenti) a Bellinzona nel 6° anniversario dello sciopero

Il 7 marzo 2008 le Officine FFS Cargo di Bellinzona diventavano un luogo simbolo per tutto il movimento operaio e la sinistra svizzera. I lavoratori, per scongiurare i piani di smantellamento del sito produttivo voluti dalla direzione aziendale delle Ferrovie federali, scendevano in sciopero e occupavano la fabbrica. Il lungo sciopero seppe creare un abbraccio fondamentale e ampio con la società civile e portò al ritiro del progetto che sarebbe costato il lavoro a centinaia di persone. Da allora iniziò un importante braccio di ferro per lanciare l’idea del Centro di Competenze in ambito ferroviario apportando valore aggiunto alle Officine.

Sabato 27 aprile 2014, come ogni anno in questo periodo, si è festeggiato il sesto anniversario dell’agitazione operaia vittoriosa. Fin dal tardo pomeriggio numerosi lavoratori e militanti di sinistra si sono riuniti nell’ormai mitica “Pittureria”: prima della parte ricreativa vi è stata l’occasione di discutere sulla situazione economica, i diritti dei salariati e il futuro del polo ferroviario con l’economista Sergio Rossi, il leader del comitato di sciopero bellinzonese Gianni Frizzo e un sindacalista italiano della sigla CUB Rail, l’organizzazione di categoria della Confederazione Unitaria di Base, uno dei sindacati autogestiti attivi nella vicina penisola.

Rossi, di scuola keynesiana, ha espresso fiducia nel Centro di Competenze e ha analizzato la situazione del settore ferroviario al tempo della finanziarizzazione del capitalismo, denunciando le mosse speculative atte alla diminuzione della massa salariale. Il professore di economia politica dell’Università di Friborgo ha criticato la politica di defiscalizzazione imposta dal neo-liberismo che porta ai tagli nel sociale: essa produrrebbe infatti un effetto domino fra gli altri “competitors”, vanificando così anche l’ipotesi di conquistare contribuenti facoltosi. Rossi ha poi esaltato la coesione nazionale di un tempo, legata allo sviluppo della rete di servizi pubblici sul territorio della Confederazione, attualmente messa invece in crisi dalla concorrenza fra i Cantoni. La sua visione di “capitalismo dal volto umano” è stata però duramente contestata sia da Frizzo sia dal collega della CUB che al contrario hanno chiarito l’irriformabilità del sistema liberale e la necessità di costruire un nuovo modello economico basato su tutt’altri valori e principi. Interessante notare il confronto sulle leggi anti-sindacali fra Svizzera e Italia, dove quest’ultima sembra raggiungere le impostazione corporative che la “pace del lavoro” che castra il movimento operaio elvetico. Frizzo ha in modo particolare contestato non solo l’esagerata presenza in alcuni reparti delle Officine di personale interinale, soggetto quindi a gravi livelli di sfruttamento e di precariato, ma ha pure lanciato l’allarme sulla tendenza ad esternalizzare alcune attività a ditte private e ha ribadito la contrarietà delle maestranze al progetto “Area” a cui collaborava anche l’ex-Consigliera di Stato del PS Patrizia Pesenti.

Presenti fra il pubblico il deputato Matteo Pronzini, uno dei sindacalisti protagonisti della vertenze alle Officine del 2008, Pietro Gianolli del sindacato SEV e Andrea Guidicelli del sindacato Transfair. Nulla, invece, la presenza dei quadri del sindacato UNIA Ticino che, evidentemente, restano coerenti con la loro mossa del 2009, quando riuscirono a silurare Gianni Frizzo dall’organizzazione, unitamente a chi aveva strenuamente difeso l’esperienze di lotta delle Officine. Al fianco degli operai c’erano anche i granconsiglieri socialisti Bruno Storni e Ivan Cozzaglio, una delegazione del Partito Comunista con il suo segretario Massimiliano Ay e il coordinatore del Movimento per il Socialismo Pino Sergi, che hanno di recente informato i media di voler costruire una lista unitaria della sinistra di classe che dia valore alle lotte dei lavoratori per le prossime elezioni cantonali. Mentre gli operai e i militanti di sinistra si confrontavano insieme a Bellinzona, il sindacato UNIA Ticino pubblicizzava su Facebook un concerto a Mendrisio, che si svolgeva di fatto in contemporanea all’evento sindacale di Bellinzona. Quando si dice …le priorità!

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