Tanta è la confusione sul tema della foibe: anche fra gli storici democratici prevale una sorta di buonismo che mette sullo stesso piano fascisti e antifascisti. Proponiamo questo breve elenco stilato dal prof. Davide Rossi, insegnante di storia.
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Dagli inizi del Novecento i nazionalisti italiani della zona triestina e istriana infoibano gli sloveni, compresi ragazzi e bambini.
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Il fascismo reprime la comunità slovena per oltre un ventennio arrestando anche i preti sloveni fascisti che la domenica tengono la predica in sloveno, perché la lingua e la cultura slovena sono represse e vietate.
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Trieste è regalata da Mussolini a Hitler nel 1943, Trieste non farà mai parte della Repubblica Sociale Italiana. A Trieste non si formerà mai il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), un CLN posticcio viene rappezzato dal vescovo fascista Santin il 30 aprile 1945.
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Trieste è stata liberata da triestini, italiani e sloveni, unitisi all’esercito jugoslavo di Tito, il 1° maggio 1945.
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Nei 40 giorni del governo jugoslavo (1° maggio 1945 – 9 giugno 1945) sono stati condannati e in alcuni casi fucilati e infoibati decine di collaboratori nazifascisti e criminali di guerra, condannati perché colpevoli di atrocità contro l’umanità, non perché italiani.
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La foiba di Trieste è la foiba Plutone, a Basovizza il sindaco democristiano degli anni ’40 e ’50 Gianni Bartoli sversava l’immondizia, non essendoci sotto nessun morto. Quando il Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini si reca a Trieste rinuncia a visitare il campo di concentramento della Risiera, perché lo vogliono obbligare ad andare anche Basovizza e lui ribadisce che là non ci metterà mai piede.
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La strumentalizzazione delle foibe con finalità nazionaliste è raccapricciante e consiglio di leggere i libri delle edizioni Kappavu e di autori come Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi, Sandi Volk, Piero Purini, Giacomo Scotti. Dopo magari avrete le idee un po’ più chiare.
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Trieste e la Venezia Giulia hanno una storia complessa e difficile da capire, occorre studiarla con approfondita attenzione.
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Non è un caso che Umberto Saba ritenesse che gli italiani non avrebbero mai capito nulla di Trieste, come della sua poesia.