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Gripen: per la sicurezza del popolo o di altri interessi?

La scadenza del referendum lanciato per evitare l’acquisto degli aerei da guerra Gripen è più vicina di quanto si possa pensare. 50’000 firme entro natale, questo è quello che si spera di raggiungere per evitare che la Svizzera si impegni in un investimento che si avvicina approssimativamente ai 9-10 miliardi di franchi. Ebbene sì! il costo dei nuovi aerei militari non è, come era stato preventivato, di circa 3 miliardi di franchi, ma ben al di sopra, in quanto bisogna tener conto della manutenzione degli aerei per tutto il loro periodo di attività, la formazione dei nuovi piloti e anche tanto bel carburante che verrà bruciato per assicurare al popolo svizzero la sicurezza che il suo spazio aereo non venga invaso (da chi? Mah!).

Concretamente cosa sono 9 miliardi di franchi? Tali sono state, per esempio, le spese sostenute dalla Confederazione nel 2003, in qualità di agenti paganti, per forniture di prestazioni mediche. Più precisamente 8,949 miliardi di franchi. Possiamo però dire che questi quasi 9 miliardi sono stati spesi, in linea di massima, con uno scopo specifico e concreto, ben diverso rispetto all’utilizzo dei Gripen. Davvero crediamo che essi saranno una struttura importante dell’aviazione elvetica, che difenderanno il nostro territorio e ci permetteranno di dormire la notte senza il terrore di un bombardamento? Parliamone seriamente, investire in nuove energie rinnovabili o nella ricerca e nello sviluppo di quest’ultime in vista dell’uscita dal nucleare, tanto per dirne una, non sarebbe un investimento migliore?
Ma probabilmente la domanda più appropriata è: perché il nostro governo vuole questi aerei? non ci sarà per caso uno strano gioco di interessi?

Eppure vediamo come la Grecia, nonostante la situazione economica tragica in cui si trova, non perde tempo a gonfiare il proprio esercito di tanti nuovi gioielli made in Francia e Germania, gli stessi paesi che rimpinguano sostanziosamente le tasche del Meccanismo Europeo di Stabilità, il quale a sua volta versa soldi alla Grecia per evitare la bancarotta. Se la questione greca si può definire almeno emblematica, sollevare qualche dubbio sulla nostra realtà è più che lecito. Nonostante siano due scenari differenti, la questione di fondo rimane la stessa: le spese spropositate per l’acquisto completamente futile e controproducente (almeno per noi cittadini) di mezzi militari.

In sintesi si capisce perfettamente che, se il referendum non dovesse passare, quei 9 miliardi di franchi finanzierebbero soltanto l’acquisto di un gigantesco attestato d’incapacità ad investire i soldi pubblici con criteri razionali a favore dell’economia reale e del benessere della  popolazione, piuttosto che di enigmatiche scelte politico-economiche.

Sebastiano Pestoni, coordinatore del Partito Comunista per il Bellinzonese

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