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Un sì convinto alla Legge sulla pianificazione del territorio

Il 3 marzo votiamo sulla nuova legge federale sulla pianificazione del territorio. Con un sì tuteliamo il paesaggio e l’alloggio, minacciati entrambi dalla speculazione edilizia. Speculazione che sciacqua miliardi in tasche private e ributta i costi sulla collettività e gli inquilini. La legge, combattuta dalla destra economica e dall’economia fondiaria, è sostenuta da un vasto schieramento che comprende pure le associazioni degli inquilini.

La legge è la risposta ad una situazione diventata insostenibile per il paesaggio e lo spazio agricolo, entrambi sotto pressione, mentre la speculazione edilizia è fiorente più che mai. Non che la legge attuale sia mal fatta, ma le possibilità di aggirarla sono eccessive e i comuni ne fanno largo uso a favore dei proprietari fondiari. Così, senza muovere un dito, i proprietari hanno potuto gonfiare il proprio patrimonio grazie all’inclusione di terreni troppo vasti in zone edificabili. Secondo le regole dell’economia ciò avrebbe dovuto premere sui prezzi dei terreni in quanto un’offerta abbondante riduce i prezzi. Ma qui le regole le si son messe fuori gioco perché i terreni edificabili troppo grandi sono stati trattenuti – tesaurizzati – e sottratti così al mercato, creando quella penuria artificiosa che alza i prezzi e li ributta, per finire, sulle spalle degli inquilini.

Cambiare rotta

Appare ovvio che non si può tirare avanti così. Ironia della sorte: proprio le cerchie che hanno tratto i maggiori profitti dalla speculazione, si trovano ora unite nel fronte degli avversari della revisione di legge e argomentano che la legge fa aumentare i costi dell’alloggio! Dicono che limitando l’estensione delle zone edificabili al fabbisogno dei prossimi di 15 anni – una norma peraltro già vigente da ben trentadue anni ma restata lettera morta – si crea una penuria che gonfia i prezzi. Sbagliato! La nuova legge chiede sì di non sovradimensionare le zone edificabili ma introduce pure misure contro la loro tesaurizzazione:  non è la pianificazione che gonfia i prezzi e fa esplodere gli affitti, bensì la tesaurizzazione dei terreni e la speculazione!

La nuova rotta richiede un sì

Sulla vecchia strada si è andati talmente avanti che ora la necessità del cambiamento è condivisa da uno schieramento molto ampio di forze: lo compogono il Parlamento e il Consiglio federale, le associazioni per l’ambiente, l’Unione dei contadini, i comuni e i cantoni (salvo il Vallese le cui zone edilizie esorbitanti andranno ridimensionate) e, non da ultimo, le associazioni degli inquilini. La forza, che fa l’unione, nasconde però anche la sua maggior debolezza: che i cittadini e gli inquilini se ne stiano a casa invece di andare a votare il 3 marzo, o che dimentichino perfino di votare per corrispondenza, credendo che il gioco sia fatto, il sì sicuro. Invece non lo è proprio. E’ sempre più facile dire di no (per esempio no alla speculazione!), mentre stavolta bisogna dire di sì.

 

Luca Vetterli, segretario di Pro Natura Ticino

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