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Giusto non discriminare…come in Jugoslavia

Dopo un’attenta lettura dell’intervista rilasciata dal presidente della Lega Musulmana Ticinese Slaheddime Gasmi inerente l’iniziativa Ghiringhelli, la quale si prefige l’obbiettivo di vietare l’utilizzo del burqa, non ci si può trovare se non concordi su gran parte degli argomenti, soprattutto quelli inerenti la non discriminazione.

Il costante ricorso a recondite paure presenti in parte dei cittadini è da tempo tattica di propaganda dei partiti di destra, xenofobi e razzisti. Vertendo su questi temi sensibili, ma che non giovano mimimamente al benessere del popolo, certi gruppi politici fomentano paure e si accaparrano consensi per poi curare gli interessi di casta e favorendo le guerre fra poveri, perché i musulmani ricchi…quelli vanno bene !

Pur supportando quanto detto da Gasmi in materia dell’iniziativa anti-burka non si possono sorvolare i toni anti-comunisti assunti parlando dei cittadini jugoslavi di religione islamica. Viene affermato che i musulmani balcanici vedono negativamente quelli arabi a causa del “nazionalismo“ e del “comunismo“ presente in ex-Jugolsavia.  Va assolutamente ricordato che nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia di Tito ogni religione, così come ogni stato membro, godeva di eguali diritti e ampi margini di autonomia.

In Jugoslavia hanno convissuto a lungo pacificamente, tenendo a bada ogni nazionalismo, cristiani, musulmani, ortodossi ed ebrei. Il governo titino mai ha sostenuto delle crociate contro gli arabi o ha limitato i diritti dei mussulmani, benché naturalmente tutelasse la laicità del paese.

Marin Mikelin,

Membro di Comitato Cantonale del Partito Comunista (PC)

 

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