Il governo svizzero vuole arruolare le donne. La Gioventù Comunista: “non c’entra la parità, è una follia ordinata dalla NATO!”

Le donne potrebbero in futuro essere costrette a prestare servizio militare. È quanto prevede una delle due varianti sull’evoluzione dell’obbligo di servizio presentate nei giorni scorsi dal Consiglio federale. Secondo il governo svizzero “i giorni di servizio attualmente prestati non sono sufficienti per soddisfare le esigenze crescenti relative all’istruzione e alla disponibilità operativa”. Disponibilità operativa che però Berna non dice essere una diretta conseguenza da un lato della corsa al riarmo voluta dalla NATO per rendere l’Europa uno scenario bellico contro la Russia, e dall’altro della scelta del Consiglio federale di rottamare la neutralità rendendo il nostro Paese un bersaglio militare per chiunque si opponga agli USA.

Vogliono arruolare i giovani svizzeri per le avventure belliche americane”

Anche Luca Frei, coordinatore dei giovani comunisti, ha rifiutato di prestare servizio militare!

Fra i primi a opporsi a quanto paventato dall’esecutivo federale vi è il movimento giovanile del Partito Comunista, da sempre molto attivo nella critica al militarismo e all’atlantismo. “L’arruolamento massiccio anche delle ragazze significa un drastico aumento degli effettivi dell’esercito, peraltro già oggi sovradimensionato, con conseguente incremento delle spese che ricadrebbero inevitabilmente su una popolazione già impoverita” – attacca la Gioventù Comunista (GC) guidata da Luca Frei. I giovani comunisti ribadiscono l’impegno “per la pace e la neutralità e quindi ci opponiamo all’UE e alla NATO che, con la loro politica imperialista, sono i principali promotori della guerra. Chiediamo l’abolizione della leva obbligatoria perché i giovani svizzeri non devono diventare carne da cannone per la NATO né per le avventure belliche degli americani!”. I giovani del Partito Comunista inoltre condannano la faziosità nella giornata informativa tutta incentrata sulla lode di un esercito che per fortuna ha sparato di rado “ma che quando l’ha fatto ha rivolto le armi contro il suo stesso popolo”.

La “parità” dei sessi è un’altra cosa…

Sempre Frei, coordinatore della Gioventù Comunista, non ha dubbi: “la parità fra uomini e donne non si raggiunge di certo militarizzando anche quella parte di società per ora ancora esente dall’obbligo militare, bensì tramite la promozione di politiche sociali realmente paritarie”. Una posizione che ribadisce quanto aveva già espresso nel 2022 su questo portale Angelica Forni sempre in rappresentanza dei giovani comunisti: “non si può raggiungere la parità dei sessi adeguando le condizioni migliori a quelle peggiori”. Estendere il raggio di coscrizione del nostro esercito – spiega la GC – “non ha insomma proprio nulla a che fare con la presunta ‘parità di genere’, ma significa solo aderire alle richieste che la NATO sta facendo a tutti i paesi partner di disporre di più soldati per le sue pericolose avventure di guerra: non scordiamoci infatti che il comandante dell’esercito Thomas Süssli ha già ipotizzato di mandare soldati svizzeri all’estero!”. Va detto che il Partito Comunista è sempre stato chiaro su questo punto e l’evoluzione delle cose dà ancora una volta ragione al sodalizio guidato da Massimiliano Ay che, in un comunicato stampa di otto anni fa già affermava: “la retorica della parità fra uomo e donna non ci tange: al contrario è una nuova forma di messa sotto tutela della donna nel contesto di una militarizzazione crescente della società. Il governo e la destra hanno per obiettivo quello di procedere a un maggiore controllo sociale sulle nuove generazioni, che oggi avviene anche tramite l’arruolamento forzato e l’indottrinamento nelle caserme”.

Non è un fulmine a ciel sereno…

La Gioventù Comunista da anni si oppone alla coscrizione obbligatoria femminile

Da anni si parlava di costringere anche le ragazze a sottomettersi nelle caserme. Inizialmente, già nel 2017, la Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile e i pompieri (CG MPP) presieduta allora dal consigliere di stato ticinese Norman Gobbi aveva deciso di obbligare anche le ragazze a partecipare alla cosiddetta “giornata informativa” dell’esercito una volta compiuta la maggiore età. Inizialmente è quindi stato preparato il campo, anche attraverso un gruppo di lavoro chiamato “Donne nell’esercito”, patrocinato dal Dipartimento della difesa (DDPS), che nel 2021 invitava il governo ad assoldare una rete di influencers per indottrinare le ragazze tramite i social e ad istituire come negli USA una presenza regolare di reclutatori nelle scuole. Ora il Consiglio federale fa uno step ancora più avanti e lo fa compatibilmente ai diktat della NATO che ha chiesto a tutti i paesi membri e partner di procedere con una corsa al riarmo, con il reclutamento di più effettivi aumentando le capacità pre-belliche contro la Russia e, in futuro, contro la Cina. Purtroppo i movimenti pacifisti e ampia parte della sinistra anti-militarista fomentando l’odio verso le nazioni emergenti stanno legittimando la preparazione psicologica delle nuove generazioni al massacro a cui la NATO li sta preparando.

Il massimalismo retorico della GISO sbaglia obiettivo

Anche la Gioventù Socialista (GISO) si oppone alla proposta governativa, ma nel contempo chiede – senza mezze misure – l’abolizione dell’esercito. Si tratta di una mossa tatticamente sbagliata, soprattutto nell’attuale momento storico, poiché in questo modo ci si aliena quella fetta importante di lavoratori e di giovani che, pur essendo favorevoli all’esercito di difesa, hanno dei dubbi sulla coscrizione obbligatoria femminile e su un’esasperata corsa al riarmo. Mentre la GC tenta insomma di dialogare con queste persone meno convinte per costruire una maggioranza e sconfiggere il pericolo concreto di incasermare le donne, la GISO come suo solito, la spara grossa (ma solo retoricamente) così da mettersi in mostra, dividere il potenziale fronte unito e nel contempo allontanare il dibattito politico dal punto cruciale e determinante, che oggi non è tanto quello di abolire o di mantenere un esercito, ma è decidere se questo esercito debba rimanere di difesa oppure debba porsi al servizio della NATO e delle sue guerre.

La propaganda dell’esercito svizzero gioca da tempo sull’immagine della donna in uniforme!

Un invito ai giovani a non farsi omologare!

Il comunicato della Gioventù Comunista termina con un appello: “La scuola reclute viene dipinta come un’avventura o come una parentesi goliardica dal solito tran tran, in realtà la situazione è più grave e il Consiglio federale ci sta preparando alla guerra senza dirlo: il rifiuto dell’iniziativa sulla neutralità e la maggiore cooperazione con la NATO, l’accettazione dei Bilaterali III e la perdita di sovranità nazionale, l’adesione al sistema Skyshield che rende la Confederazione un bersaglio per tutti gli avversari degli USA (cioè mezzo mondo!), la propaganda atlantista e sionista sui media, l’irrigidimento dei regolamenti per impedire alle reclute di passare al servizio civile sono tutti indicatori di una politica che mette a repentaglio il futuro delle nuove generazioni”. Nuove generazioni che la GC invita a “non farsi omologare nelle caserme e di passare subito al Servizio Civile prima che lo aboliscano”.