Mentre in Europa purtroppo fanno più rumore i cannoni della NATO messi in mano all’illegittimo governo ucraino per continuare all’infinito il conflitto con la Russia, per altro dichiaratamente disponibile ad accordi di pace, torna a rotolare la palla nel torneo continentale, che tuttavia non è lontano dai temi del conflitto, avendo impedito alla nazionale russa di partecipare alle qualificazioni e assistito senza batter ciglio allo spareggio tra ucraini e israeliani per l’ultimo posto all’Europeo tedesco, andato ai kieviti. Le due squadre – Israele ed Ucraina – rappresentano tra l’altro la metà delle squadre europee in competizione per la medaglia d’oro alle olimpiadi parigine di luglio e agosto. Trentacinquemila civili palestinesi uccisi in sei mesi, un milione e più di profughi senza acqua per bere e per lavarsi, senza cibo, senza energia elettrica e medicinali non sembrano purtroppo alla FIFA e alla UEFA ragioni sufficienti per escludere la rappresentativa del governo sionista di Netanyahu.
Il 14 giugno i padroni di casa tedeschi in quel di Monaco di Baviera iniziano a far scivolare la sfera sul verde prato, affrontando nella partita d’apertura la rediviva Scozia da tempo assente dalle grandi competizioni, da un quarto di secolo per i mondiali e fugacemente apparsa dopo altrettanti anni all’ultimo europeo per rimediare due sconfitte e un miserando 0 a 0 con gli inglesi.
I teutonici ambiscono ad arrivare in finale a Berlino domenica 14 luglio 2024 e si affidano al ventunenne Jamal Musiala del Bayern Monaco e a Florian Wirtz, il ventunenne regista offensivo che ha fatto prodigi con il Bayer Leverkusen tra coppa e campionato, salvo inchinarsi davanti alla Dea bergamasca nell’Europa League, a contendere loro il passo i favoriti di sempre, i francesi guidati da capitan Mbappé, il più forte giocatore del mondo in questo momento, nonostante un’annata opaca a Parigi, anche per la risaputa partenza verso Madrid. Il ventiquattrenne campione di origini algerino – camerunensi ha comunque compagni che hanno l’età sua ai tempi del trionfo mondiale moscovita del 2018 e fanno meraviglie, come il diciottenne Warren Zaïre-Emery del Paris Saint-Germain, non da meno la Spagna, altra candidata alla vittoria finale, che vanta altrettanti ragazzini fenomenali, addirittura il sedicenne Lamine Yamal che conta già sei presenze e due reti in nazionale. Quarta possibile semifinalista, declinanti il Belgio e le squadre balcaniche, la solita Inghilterra, che però mostra meno velocità e meno fantasia del solito, incapace di trovare adeguati ricambi per i giocatori più attempati.
Nessuna possibilità per l’Italia detentrice del titolo, la squadretta azzurra è modesta oltre ogni limite, ben lo sa il povero quanto bravo allenatore Luciano Spalletti, ancora indeciso se affidare la maglia da centravanti a Retegui o a Scamacca. Spalletti, per non scontentare nessuno, ha portato i soliti trentenni, mentre nelle squadre favorite giocano i diciottenni, una mossa azzardata, forse per sbarazzarsene definitivamente prima di affrontare – non certo una formalità – le qualificazioni per i mondiali 2026, i quali nel frattempo sono diventati faraonici, con quarantotto squadre partecipanti di cui sedici europee. Al centro della difesa l’infortunato Acerbi ha lasciato il posto al compagno di maglia interista Bastoni, mentre un giovane difensore centrale di straordinarie qualità come Ghilardi è costretto ad attendere la convocazione, a segno che il coraggio di lanciare ragazzini come Rossi e Cabrini nel 1978 e Bergomi nel 1982 in Italia non ce l’ha più nessuno. Tra gli azzurri, nefasto presagio, neppure un milanista, l’ultima volta che è successo, tra mondiali ed europei, è stato solo nel 1938, l’anno dopo è scoppiata la guerra mondiale.
L’Italia può vantare solo un indiscutibile primato, quello del maggior numero di allenatori presenti, ben cinque su ventiquattro partecipanti, a segno che comunque gli italiani di calcio ne capiscono e lo sanno insegnare, ci sono infatti Marco Rossi per l’Ungheria, ovviamente Luciano Spalletti per l’Italia, Domenico Tedesco per il Belgio, Francesco Calzona per la Slovacchia e per la Turchia il bravo e combattivo Vincenzo Montella. Proprio quest’ultima potrebbe essere una possibile sorpresa, con Chalanoglu diventato un campione nelle geometrie una volta cambiata sponda del Naviglio e l’ankarino Arda Guler, un attaccante diciottenne che con dieci spezzoni di partita e sei reti è diventato l’idolo del Real Madrid al punto che il saggio Carletto Ancelotti gli ha promesso un posto da titolare il prossimo anno, sebbene non si capisca ancora al posto di chi. La Turchia è giovane, veloce, attenta in difesa, stupirà chi non la ha ancora vista giocare.
La Svizzera allenata da Murat Yakin si affida al solito gruppo consolidato, a trazione kossovara, i trentenni Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri, hanno con loro il ventunenne del Lugano Albian Hajdari, la sola novità dal sapore italiano è dovuta ai tre convocati del Bologna: Dan Ndoye, Remo Freuler e Michel Aebischer, i rossoblu emiliani sono stati capaci di tornare in Champions dopo sessant’anni con uno strepitoso quinto posto in campionato e a settembre ripartiranno da quell’unica e lontana apparizione con l’Anderlechet.
Sarà dunque un mese di calcio, ma anche un mese di politica, non solo le elezioni europee e le presidenziali iraniane, la presidenza di turno dell’Ungheria dell’Unione Europea, che dovrebbe iniziare il 1° luglio ma che i fanatici guerrafondai di Bruxelles vorrebbero impedire perché Orban promuove la pace e relazioni amichevoli e collaborative con Cina e Russia, le armi e gli uomini per Kiev invocati da una parte considerevole della NATO, le provocazioni atlantiste nel Pacifico, la tragedia palestinese che tarda a placarsi, i sempre più vivaci contrasti tra il declinante unipolarismo e il crescente multipolarismo, i giochi sportivi dei BRICS a Kazan questo giugno, i quali precedono il nuovo vertice del gruppo di nazioni che lo compongono l’associazione economica nella stessa città russa.
Ancora una volta dunque assisteremo all’incrociarsi di calcio e politica, più di quanto si possa immaginare, massimamente in un tempo in cui imperversano in ogni angolo della terra dolore e morte, missili e cannoni.