“Scemi di guerra”: Marco Travaglio contro la propaganda di guerra

Il guardarci allo specchio è quell’azione della routine mattutina che ci pone direttamente in relazione con noi stessi. Ci guardiamo, ci studiamo, ci piacciamo o non ci piacciamo; come che sia è il momento del bilancio quotidiano sul fatto e sul da farsi. Trasfigurando questa azione quotidiana sulla società, la metafora del guardarci allo specchio diventa un esame di coscienza collettivo che una società matura dovrebbe essere in grado di affrontare senza problemi. Scemi di Guerra (Paperfirst, 2023), l’ultima fatica di Marco Travaglio rappresenta uno specchio di 450 pagine per le società europee (ed italiana in particolare), che si vorrebbero le migliori e più avanzate, ma che da più un anno rifiutano di incrociare il proprio sguardo nello specchio.

Corredato da un prologo che ricostruisce la storia dell’Ucraina dal 1989 al 24 febbraio 2022, passando per un’accurata ricostruzione dello snodo fondamentale del golpe di Evromaidan del 2014, il libro propone un diario di questo anno di conflitto che riletto oggi acquista la funzione di specchio. Risultato dell’autoanalisi: abbiamo abolito i valori della pace, del disarmo e dell’antifascismo, abbiamo abolito la geografia; la storia, l’economia, la medicina, il comune senso del pudore, il vocabolario, la libertà di pensiero, il dovere di cronaca e la deontologia professionale dei giornalisti, abbiamo abolito la logica, la diplomazia, il rispetto per le altre culture e il senso del ridicolo. Se i valori non fossero solo un modo di giustificare le azioni, per i liberali e i democratici occidentali si prospettano lunghe sessioni terapeutiche che nessun think tank può sostituire.

L’abolizione del vocabolario è forse l’azione più spregevole nei confronti del cittadino, che si ritrova immerso in una propaganda basata su, scrive Travaglio, “una neolingua da far impallidire quella del Ministero della Verità di George Orwell in 1984”. La stragrande maggioranza della politica e dell’informazione promuovono una propaganda per cui “la guerra è la pace”: a partire dal famosissimo “volete la pace o i condizionatori” di Mario Draghi, ripreso allo sfinimento e spacciato per lampo di genio del miglior statista italiano, fino al “le armi fanno vivere la pace” pronunciato da Letta, passando dall’impudente assurdità di Fausto Carioti, che rivolgendosi al Papa titola su Libero “giusto pregare, ma facciamolo armati”.

La lettura di Scemi di guerra ha il pregio di porci davanti a noi stessi e vedere l’inconsistenza della propaganda bellicista, abilmente smascherata da Travaglio. Soluzioni non ne dà, né è il suo ruolo. Davanti a noi stessi e con rinnovata consapevolezza sta a noi decidere se credere o meno alla propaganda bellicista, e quindi essere gli scemi di guerra evocati dal titolo, che si buttano ciecamente nella catastrofe nucleare senza porsi domande.

Martino Marconi

Martino Marconi, classe 1999, è membro di coordinamento della Gioventù Comunista Svizzera. Dal 2017 è consigliere comunale a Morbio Inferiore.