Legge sugli agenti stranieri: la Georgia a un bivio

In questi giorni di tensione in Georgia, la mente alveare dell’informazione di massa sta vomitando una quantità proverbiale di grossolane menzogne, tale da rendere urgenti dei chiarimenti a proposito della legge “sugli agenti stranieri”.

Per trovare un esempio di mistificazione propagandistica non bisogna andare lontano: prendiamo l’articolo del Corriere del Ticino, pubblicato lo scorso 14 maggio. La tesi del quotidiano ticinese, che poi è la stessa ottusa narrazione portata avanti da migliaia di altri media occidentali, si può riassumere nel modo seguente: il governo georgiano, che è filorusso, ha adottato una legge che limita la libertà di stampa, provocando la protesta popolare.

Andiamo con ordine, analizzando punto per punto questa serie di fandonie.

Governo “filorusso”?

Per prima cosa, il governo georgiano non è affatto filorusso. Il primo ministro e capo del governo Irakli Kobakhidze ha dichiarato, durante il giorno dell’indipendenza nazionale lo scorso 9 aprile, che la Georgia intende riprendere il controllo di Abkhazia e Ossezia del Sud entro il 2030. Simili dichiarazioni mostrano chiaramente che non è avvenuto nessun disgelo nelle relazioni tra Tbilisi e Mosca dopo la guerra del 2008. Inoltre il partito al potere, “Sogno Georgiano”, non ha mai sconfessato i processi di integrazione nell’Unione Europea e nella NATO, decisi dai governi precedenti.

Da dove nascono dunque le accuse di essere un governo “filorusso”? Insinuazioni di questo tipo sono iniziate con la guerra in Ucraina. La Georgia non ha mai negato il suo sostegno all’Ucraina, che oltre agli aiuti umanitari si manifesta nell’ampia tolleranza verso il mercenariato: la “Legione georgiana”, composta da avventurieri caucasici che combattono per Kiev, in Georgia può liberamente reclutare uomini e raccogliere fondi, senza temere conseguenze legali. Tuttavia Tbilisi ha sempre risposto picche alle ripetute esortazioni di Zelenskij ad entrare in guerra contro la Russia. Un’altra cosa che non è piaciuta all’Ucraina e ai suoi padroni è il rifiuto georgiano di aderire alle sanzioni contro la Russia. Decisione ovvia, visto che l’economia georgiana è dipendente dall’economia russa e non da quella europea o americana, dettaglio evidente a chiunque dia un’occhiata alla collocazione della Georgia sul mappamondo. Dunque la Georgia ha preso chiaramente le parti dell’Ucraina, ma semplicemente non ha intenzione di immolarsi per lei.

Insomma, al giorno d’oggi essere “filorussi” significa badare troppo ai propri interessi.

Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze.

Nessuna censura, ma più trasparenza

La legge sugli agenti stranieri, approvata dal parlamento in terza lettura, prevede delle misure molto semplici: le ONG e i media che sono finanziati dall’estero per oltre il 20% del proprio budget, devono dichiarare la provenienza di tali fondi e ricevono lo status di “agente straniero”. Non viene dunque posto alcun tipo di censura, semplicemente vengono resi pubblici i finanziatori stranieri di alcune organizzazioni, lasciando a ognuno la libertà di tracciare collegamenti tra le narrative proposte e la provenienza dei soldi. Molti paesi nel mondo sono già provvisti di leggi simili, eppure in occidente questo provvedimento è stato ribattezzato “la legge russa”, associandola a un’analoga legge sugli agenti stranieri adottata nella vicina Federazione. In realtà, per la stesura del testo della legge georgiana, come modello è stata utilizzata una legge… statunitense, peraltro ben più severa di quella russa!

Dunque non si capisce in quale modo questa legge avvicinerebbe Tbilisi a Mosca, visto che i legislatori si sono direttamente ispirati a una legge americana.

L’opposizione agita lo spauracchio della censura sovietica, ma il provvedimento è ispirato a una legge americana.

A protestare è un’esigua minoranza

Le attuali proteste a Tbilisi vengono spacciate per un’insurrezione popolare. Ma una piazza piena non è prova sufficiente per certificare un sostegno di massa alla sommossa europeista. In base ai sondaggi il partito di governo “Sogno georgiano” continua a godere di un solidissimo sostegno tra la maggioranza della popolazione. Alla prova dei fatti, le rivoluzioni colorate sono sempre questo: una minoranza che cerca di imporsi con la forza sul resto della popolazione.

Non si capisce inoltre perché una protesta “popolare” debba avvalersi di rappresentanti stranieri per portare sul palco le proprie istanze. Il 15 maggio, a Tbilisi, in sostegno ai manifestanti sono saliti sul palco ben quattro ministri degli esteri dell’UE: quello islandese e i tre repubblichini baltici. Per protestare contro una legge che tutela il paese dalle ingerenze straniere, si risponde con ulteriori ingerenze straniere: la logica è ferrea.

Nei cortei antigovernativi sfilano bandiere degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.

L’isteria occidentale come segno dei tempi

Di fronte a una tutto sommato moderata rivendicazione di sovranità da parte della Georgia, la folle e spropositata reazione dell’Occidente collettivo denota la sua completa inadeguatezza politica. Il rifiuto psicologico dell’ormai evidente ridimensionamento occidentale, di fronte alla nuova realtà storica del multipolarismo, sta rendendo sempre più isterico e aggressivo l’atteggiamento internazionale del campo euroatlantico. All’indirizzo di Tbilisi sono piovute minacce di ogni genere. Il premier Kobakhidze ha detto di essere stato minacciato della sorte di Robert Fico, il suo omologo slovacco gravemente ferito da un attentatore europeista. A lanciare questo avvertimento mafioso non è stata la Camorra, ma il commissario europeo Oliver Varhelyi…

Bruxelles minaccia inoltre di interrompere il processo di integrazione della Georgia nell’UE, se il governo non farà marcia indietro. È un argomento che può pesare sull’equilibrio dello scontro, visto che la maggioranza dei georgiani, indipendentemente dalla loro opinione sul governo, sostiene l’adesione all’UE. Questo genere di ricatti tuttavia ha il grande pregio di mostrare ai georgiani il vero volto dell’Unione Europea, un’organizzazione imperialista che non cerca nuovi partner ma soltanto vassalli da sottomettere. Forse la lezione servirà a convincerli che non vale la pena di essere gli ultimi passeggeri sul Titanic.

Intanto le proteste non si placano, aizzate dalla presidente Salomé Zourabichvili che ha posto il veto sulla legge, subito dopo la sua approvazione. La Zourabichvili, europeista e atlantista furiosa, nata a Parigi, istruitasi alla Columbia University di New York, è lo stereotipo del politico svendipatria, coltivato in provetta nei laboratori accademici occidentali, ed è la prova vivente del perché in Georgia si sia resa necessaria una legge sugli agenti stranieri.

In ogni caso il parlamento ha già completato la procedura di superamento del veto presidenziale, potere di cui si avvale in accordo con la Costituzione. Adesso è probabile che l’opposizione tenterà il tutto per tutto. Potrebbe essere l’ultima occasione per rovesciare il governo di Kobakhidze e trasformare la Georgia in un’altra nazione-kamikaze, in grado di realizzare il “sogno” di ogni cittadino georgiano: immolarsi contro le trincee russe.

Nil Malyguine

Nil Malyguine, classe 1997, è laureato in storia all'Università di Padova. Si occupa in particolare di storia della Russia e dell'Unione Sovietica. Dal 2020 milita nella Gioventù Comunista Svizzera.