Alfonso Tuor e Simone Pieranni sono stati interrogati sul numero 46 dei “Quaderni” del Forum Alternativo in merito alla situazione cinese e ne hanno tratto un quadro a tinte fosche, poco aderente a mio avviso ai fatti e alla realtà.
Già la premessa insita nella prima domanda del Forum Alternativo è fuorviante: “la crisi immobiliare cinese è parecchio grave”, Alfonso Tuor parla di “un freno alla crescita”, ammettendo tuttavia il ruolo dell’immobiliare nella stagione di crescita che ha portato al miglioramento considerevole delle condizioni di vita dei cinesi negli ultimi trent’anni. Tuor ravvede principalmente un problema psicologico e sociologico: “il danno maggiore della crisi è che ha spento quell’ottimismo nel futuro dei cinesi e che era sicuramente una delle molle del boom del Paese.” Simone Pieranni rincara l’interpreazione ribadendo che il problema forse non è tanto economico, quanto di consenso, perché per lui la Cina sta attraversando “una fase di forte sfiducia nei confronti del futuro”, arrivando a teorizzare un Partito Comunista Cinese disconnesso dal popolo.
Il Forum Alternativo però non demorde e pone un’altra domanda abbastanza pregiudizievole, sottolineando come a loro avviso la crisi perduri “da parecchio tempo” e ”la risposta del governo cinese sia sembrata abbastanza blanda”. Alfonso Tuor sottolinea che “Pechino sta muovendosi con cautela per non commettere gravi errori” e parla di “difficoltà finanziarie” per le quali “alcuni enti locali hanno dimezzato gli stipendi dei loro dipendenti”, poi però spiega che il governo cerca di tutelare i cittadini e non i fondi di investimento privati per i quali non prevede più salvataggi. Simone Pieranni resta stupito nel caso odierno del mancato salvataggio generalizzato, operato in passato dallo stato, per cittadini, imprese edili e finanziarie, sul fronte dei consumi interni auspica che i comunisti cinesi decidano di: “aumentare i salari e pensare a soluzioni di welfare che consentano alle famiglie una maggior capacità di spesa”.
Quindi il Forum Alternativo teorizza in modo un po’ bislacco una difficile transizione “ad un’economia ad alto valore aggiunto (economia della conoscenza)” per colpa del “rallentamento dell’economia cinese”. Simone Pieranni risponde parlando di fabbriche chiuse, di rallentamento della produttività, di sfiducia, ma fortunatamente è costretto ad ammettere che “la Cina continua a essere all’avanguardia nei super computer nei satelliti quantistici e questa non è una cosa che si possa invertire”, di più, sui semiconduttori non vede problemi perché, afferma, “i cinesi sapranno come produrseli da soli”.
Ancora una volta il Forum Alternativo dimostra che le domande sono peggiori delle risposte: “Molto del consenso di cui sin qui ha goduto il governo cinese, soprattutto tra la classe media, era basato sul fatto che le cose andavano ogni anno meglio. Se ora l’economia rallenta di molto e se c’è un chiaro aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, quanto questo può mettere in pericolo il consenso su cui ha potuto sin qui contare il governo di Pechino?” Alfonso Tuor invita alla cautela: “dobbiamo renderci conto che la cultura cinese è diversa e il problema del consenso per il momento non sembra ancora porsi”, Simone Pieranni invece si lancia iperbolico: “il Partito viene visto come un corpo estraneo”.
Mentre Pechino liberalizza l’ingresso nel paese per molti europei senza più chiedere il visto e allo stesso modo facilita l’accesso dalle nazioni di Africa, Asia e America Latina, ecco che il Forum Alternativo vede porte sbarrate: “Non c’è dubbio che la Cina si stia chiudendo (è molto più difficile p.es. ottenere un visto), e l’atmosfera generale nella società si sia fatta più pesante anche perché il controllo del PCC sulla società è diventato più stretto”. Alfonso Tuor con grande onestà rilancia ricordando l’aggressività statunitense: “gli americani, pressoché ogni giorno, adottano misure contro la Cina”, “vengono costruite alleanze militari anti cinesi nell’area del Pacifico”, “il governo cinese è convinto che sarà difficile evitare un conflitto militare” e per questo “i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono già in una fase di preparazione alla guerra”. Simone Pieranni affastella una marea di castronerie che è pure inutile riportare, sentenziando fintamente serafico in conclusione che la Cina stia attraversando “una involuzione pericolosa”.
Insomma se si tirano le somme dell’informazione offerta dal Forum Alternativo la Cina è una nazione in grave crisi economica, con gravi problemi sociali, con una forza politica maggioritaria tra i partiti cinesi, quella comunista, in crisi di consenso – almeno per Pieranni – tanto da diventare un corpo estraneo rispetto alla quotidianità del paese. Ora, occorrerebbero pagine e pagine per dettagliare una risposta puntuale a tutte queste imprecisioni, ma cercando di farlo molto rapidamente, si possono constatare alcune certezze.
Premessa la giustezza della preoccupazione cinese per una possibile aggressione militare statunitense nell’Indo-Pacifico, a tutt’oggi la Cina è la prima, per taluni la seconda, ma poco cambia, potenza economica globale, la sua crescita si è attestata nel 2023 al 5%, quella russa al 3,5%, l’Europa è in recessione e gli Stati Uniti si son salvati con le sanzioni alla Russia che hanno obbligato gli europei a comperare da loro a prezzi maggiorati quanto prima acquistavano a est. Si può fare meglio? Certamente, il Laos, un altro paese socialista, seppur piccolo, riesce ancora a crescere del 7%, tuttavia è abbastanza evidente che la Cina rimanga il motore dell’economia planetaria, una quarantina di nazioni hanno abbandonato nel 2023 il dollaro come moneta di scambio internazionale passando allo yuan, le politiche di cooperazione e quelle promosse nell’ambito dei BRICS fanno della Cina il primo investitore mondiale in Africa, Asia e America Latina. Le esportazioni, dalla telefonia all’informatica, guidano tutte le classifiche planetarie e gli stessi giapponesi hanno dovuto ammettere di essere stati superati dai cinesi nel settore automobilistico nel 2023, i primi esportatori al mondo sono i cinesi con cinque milioni di automobili, in coda i giapponesi con quattro milioni e mezzo.
Omettendo di commentare le folkloristiche affermazioni sulla perdita del consenso interno da parte dei comunisti, va sottolineato piuttosto che una parte significativa della crescita cinese economica riguarda l’aumento dei consumi interni, ovvero una sostanziale attenzione al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Infine, sul delicato tema dell’immobiliare, a essere colpiti sono gli investitori occidentali che nel 2021 hanno acquistato a titoli scontati molte quote di quelle società, in particolare di Evergrande, immaginando che il governo cinese sarebbe intervenuto con il solito salvataggio generalizzato. I cinesi invece hanno arrestato e messo sotto processo gli speculatori interni e i responsabili della bolla immobiliare, hanno tutelato i risparmiatori cinesi e gli investimenti dei cittadini e hanno sostanzialmente informato che non daranno uno yuan agli investitori – speculatori esteri. La bolla immobiliare è quindi una catastrofe per gli occidentali che hanno provato a speculare in casa dei cinesi, non per i cittadini della Repubblica Popolare che sono stati tutelati.
In sostanza i compagni del Forum Alternativo nel manifestare la loro ostilità del tutto pregiudizievole verso la Cina non si capisce se seguano le mode culturali occidentali o inseguano qualche vago sogno veteromaoista fuori tempo massimo, quello che è certo, è che si appassionano per un declino cinese che è solo immaginario.