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“Contro Israele e gli USA: completeremo la Rivoluzione kemalista”! 100’000 in piazza per il Centenario della Turchia moderna.

Nel silenzio dei media svizzeri (sempre così ligi a informare sulle ricorrenze americane) uno dei processi rivoluzionari anti-coloniali più importanti nel 20° secolo ha festeggiato nei giorni scorsi il suo Centenario. Stiamo parlando della Rivoluzione turca che – guidata da Mustafa Kemal Atatürk – proclamò il 29 ottobre del 1923 la nascita della moderna Repubblica di Turchia sconfiggendo sette eserciti invasori occidentali. Le celebrazioni non hanno riguardato però solo le autorità governative capeggiate dal presidente Recep Tayyip Erdogan, ma anche i partiti di opposizione, da destra a sinistra: in particolare nella capitale Ankara si è svolto un’enorme manifestazione della sinistra che ha scandito slogan combattivi: “Abbasso gli Stati Uniti e il sionismo di Israele”, “Siamo i soldati di Mustafa Kemal” e “La gioventù kemalista è pronta alla lotta”.

Fra i manifestanti anche l’ambasciatore palestinese

Guidati dall’Unione della Gioventù di Turchia (TGB) e dall’Associazione delle Donne Repubblicane (CKD) ad Ankara si è svolto un corteo di massa che ha raggiunto le centomila persone. Il fiume di gente si è radunato nel pomeriggio davanti alla sede del primo parlamento repubblicano (la cosiddetta Prima Grande Assemblea Nazionale in cui la Repubblica turca venne effettivamente costituita) e si è diretto verso “Anitkabir”, il complesso architettonico che sovrasta la città dove trova posto il Mausoleo in cui è sepolto il Padre della patria deceduto nel 1938.

La manifestazione di Ankara ha testimoniato la forte solidarietà turca con il popolo palestinese.

Fra i manifestanti vi era significativamente anche l’Ambasciatore della Palestina ad Ankara, Faed Mustafa, il quale prendendo la parola in una piazza in estasi ha dichiarato: “La Turchia moderna è stata fondata 100 anni fa lottando contro l’imperialismo, così come oggi è la Palestina a combattere senza paura contro l’imperialismo”. Fra i relatori ufficiali vi era anche la professoressa universitaria marxista Tülin Oygür, presidente della CKD, che ha insistito su come il ruolo delle donne nel processo rivoluzionario sia ancora oggi quello di difendere la famiglia quale cellula fondamentale della società dall’ideologia gender.

Gli studenti: un’avanguardia patriottica che contrasta l’imperialismo atlantico

I comitati studenteschi di 129 università da quasi tutte le province del Paese organizzati da TGB hanno raggiunto la capitale turca con centinaia di autobus per partecipare alla manifestazione. Ad accoglierli vi era il loro leader, Kayahan Cetin che ha arringato la folla: “L’obiettivo della Rivoluzione turca è quello di una completa indipendenza nazionale” – ha esclamato attaccando l’imperialismo e il sionismo: “Non siamo qui per condannare e protestare contro gli Stati Uniti e Israele, ma per sfidarli come abbiamo fatto cento anni fa. Come giovani turchi, abbiamo il dovere di portare a termine la rivoluzione kemalista!”. Il presidente di TGB, dopo aver espresso solidarietà alla lotta del popolo palestinese, ha spiegato che la manifestazione mirava a mostrare a tutti la determinazione dei giovani rivoluzionari nel “garantire l’unità della nostra nazione, la sicurezza della nostra patria e dell’intera nostra regione, la giustizia di classe e i diritti democratici degli studenti”.

L’Unione della Gioventù di Turchia (TGB) ha organizzato la manifestazione di Ankara.

Ha preso poi la parola Özgür Bursali, il giovane segretario generale del Partito Vatan, la formazione post-maoista che esprime oggi le istanze della sinistra patriottica turca. Nella sua allocuzione Bursali – che in passato era stato fra i dirigenti della stessa TGB – ha anzitutto chiarito che il Centenario non andava ridotto a una mera celebrazione storica, ma trasformato in lotta politica di attualità, per poi definire Ankara “la capitale della classe lavoratrice” che lotta “per stabilire una Repubblica produttiva e completamente indipendente”. Sempre Bursali in una conferenza stampa pochi giorni prima della manifestazione aveva trasformato il Centenario della Repubblica come un atto di accusa contro l’Occidente: “siamo di fronte alle minacce e alle aggressioni statunitensi e israeliane dal Mar Nero al Mediterraneo, da Gaza al Mar dell’Oman: è un fronte unico”! Ed era poi passato a criticare la titubanza del governo Erdogan che “continua ad annaspare sotto il peso del sistema atlantico” quando invece “il mondo intero riconosce che gli Stati Uniti e Israele stanno prendendo di mira principalmente la Turchia, l’Iran, la Russia e la Cina”.

Un saluto dalla Svizzera

In piazza TGB ha avuto modo anche di leggere alcuni messaggi di saluto che arrivavano dall’estero. Fra questi vi era anche il saluto di Luca Frei, coordinatore della Gioventù Comunista Svizzera che ha sottolineato che “il mondo multipolare sta avanzando e gli imperialisti non vogliono perdere la loro egemonia. Per questo cercheranno di scatenare sempre più guerre, con l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote ai Paesi emergenti e a quelli che vogliono emanciparsi dal giogo neocoloniale occidentale”.

Anche il deputato ticinese Massimiliano Ay, segretario dei comunisti svizzeri, ha commentato l’anniversario ricordando il legame fra la Rivoluzione turca con quella russa: “Quando nel 1917 trionfò la Rivoluzione Socialista d’Ottobre, Mustafa Kemal Atatürk, ideatore del ‘Socialismo di Stato’ e fondatore del primo partito comunista turco (TKF, una cosa che la storiografia egemone ancora oggi tende a dimenticare), scrisse a Vladimir Ilic’ Lenin: ‘Provo una grandissima soddisfazione nel comunicarvi il senso di ammirazione che ha il popolo turco per il popolo russo il quale, non soddisfatto di aver spezzato le proprie catene, conduce una lotta senza eguali per la liberazione di tutto il mondo e con entusiasmo sopporta indicibili sofferenze affinché sparisca per sempre l’oppressione dalla faccia della terra’. Il giovane potere sovietico aiutò in seguito i rivoluzionari kemalisti nella loro lotta di liberazione nazionale contro l’imperialismo europeo. Mustafa Kemal dichiarò: ‘Il colonialismo e l’imperialismo spariranno dal mondo e saranno sostituiti da un sistema basato sull’armonia e la cooperazione fra le nazioni, che non conoscerà differenze di colore, religione e razza’. Oggi la Repubblica di Turchia compie 100 anni: auguri ai comunisti, ai sindacalisti e alla classe operaia di tutte le etnie che compone la nazione turca, che questo pomeriggio erano in piazza per ribadire il carattere rivoluzionario della sovranità nazionale e del multipolarismo”.

Ben 100’000 persone hanno invaso Ankara per celebrare il centenario della rivoluzione turca.

Anche altre piazze di sinistra hanno ricordato l’epopea kemalista

Non tutti a sinistra hanno però deciso di condividere la medesima piazza. Il Partito Socialista di Turchia (TSP), ad esempio, rinnovando la necessità della “lotta per la patria, per la repubblica e per il lavoro”, ha accusato gli USA di essere impegnati “in una crociata per il dominio del mondo a scapito della Turchia, della Siria e dei Paesi della regione” e ha infine convocato i suoi militanti a scendere in piazza con queste parole d’ordine: “La Turchia sarà libera dalle grinfie dell’imperialismo, uscirà dalla NATO e diventerà pienamente indipendente: preserverà la sua unità nazionale e la sua integrità territoriale”.

I marxisti eclettici del Partito della Liberazione Popolare (HKP) si sono riuniti a Istanbul e pur ritenendo centrale difendere “il principio della piena indipendenza della Repubblica” hanno focalizzato la loro azione di piazza sulla questione del secolarismo allo slogan di “Abbasso la reazione medievale, lunga vita alla Repubblica laica”.

Rifiutando ogni compromesso con le forze della borghesia nazionale, dal canto suo il Partito Comunista di Turchia (TKP) ha anticipato tutti, celebrando il Centenario in proprio alcuni giorni prima nella città di Izmir con numerosi ospiti internazionali fra cui Amos Speranza dal Partito Comunista della Svizzera, Pedro Guerreiro del Partito Comunista Portoghese, Patrick Köbele del Partito Comunista Tedesco e Alberto Lombardo del Partito Comunista d’Italia.