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Il Festival di Locarno tollera le proteste… ma solo quelle che piacciono a Marco Solari

Non abbiamo ovviamente alcun elemento per affermare che l’azione degli attivisti per il clima avvenuta lunedì sera al Festival Internazionale del Film di Locarno fosse concordata. Il presidente Marco Solari – che è ovviamente diventato un grande ecologista – lo ha escluso categoricamente rispondendo alle domande della giornalista Sabrina Melchionda del quotidiano LaRegione (leggi qui): “Mi indigna anche solamente l’idea che noi potessimo abbassarci a tanto e ci potessimo prestare a qualcosa di simile. Il Locarno Film Festival è una manifestazione seria e azioni del genere non le farebbe mai. Mai. Mai. Mai”.

L’eco-ansia del Presidente

Certamente non era premeditato, ma va pur detto che questo genere di “proteste” portano quel tocco di visibilità e di “brio” che i festival artistici necessitano come l’ossigeno per enfatizzare un problema su cui sembra quasi obbligatorio pensarla tutti allo stesso modo. Quello della crisi climatica sta infatti diventando un mantra che arriva ad intenerire persino il burbero Solari, il cui piglio autoritario cede di fronte agli sguardi degli attivisti. Ecco come risponde alla medesima intervista al giornale bellinzonese: “Ammetto di essermi liquefatto come neve al sole, quando ho guardato gli occhi dei due giovani. Nel loro sguardo c’erano quella volontà e quel coraggio di dire le cose. Mi sono commosso e ho provato grande tenerezza: in loro ho visto tanta sincerità”. Ammettiamo a nostra volta che, mentre scriviamo, a stento tratteniamo le lacrime di fronte a tanta umana sensibilità.

Ma poi ci sorge un dubbio: Solari avrebbe accolto allo stesso modo eventuali militanti pacifisti contro la NATO che avessero occupato il palco di Piazza Grande? Ne dubitiamo fortemente. E infatti, sulle pagine de LaRegione, è lo stesso Presidentissimo a mettere le mani avanti: “Che Locarno diventi luogo di manifestazioni prima, dopo o addirittura durante l’evento, non è assolutamente tollerabile. Poi ieri (lunedì, ndr) è accaduto e il tema su cui si voleva porre l’attenzione è condivisibile. Sia chiaro però: si può tollerare una volta, non due”. Giustamente, a questo punto, la giornalista lo incalza: “Allora si è indulgenti con una protesta quando si è d’accordo sul messaggio, mentre non lo si è o non lo si sarebbe se il messaggio piace meno?”. La risposta di Solari è inequivocabile e nel contempo molto preoccupante: “sì, quella del clima è una causa assolutamente fondamentale”. Insomma… dobbiamo forse intendere che il monarca leopardato decida da solo cos’è politicamente corretto e cosa no? Peccato che questo Festival lo paghino tutti i contribuenti…

Dall’università sionista verso Locarno

Occorrerebbe ora capire due cose: anzitutto che cosa non è andato per il verso giusto lunedì sera dal punto di vista della sicurezza del Festival. Al momento non siamo in grado di sapere se esiste un filmato che ci mostri come gli attivisti climatici siano riusciti a bypassare gli agenti e a salire su un palco che, vista la presenza di celebrità, dovrebbe essere particolarmente sotto controllo, ma come minimo andrebbe fatta una riflessione sulle competenze dei responsabili della sorveglianza.

Un dispositivo di sicurezza insufficiente?

La seconda domanda da porsi è invece questa: chi sono gli attivisti che sono riusciti in questa eroica azione che non solo ha sbeffeggiato la Polizia e le agenzie di sicurezza privata ingaggiate dal Pardo, ma che addirittura sono riusciti nella titanica impresa di non far imbestialire Solari, ma anzi di farlo commuovere? Cecile Bessire, 28 anni di Bienne è fondatrice e portavoce dell’associazione “Renovate Switzerland”: ha abbandonato il suo lavoro di logopedista e vive oggi dei suoi risparmi pur di “far finalmente progredire la politica climatica in Svizzera”. E lo fa bloccando le strade, ostacolando chi va a lavorare con l’automobile! Lui invece si chiama Robin Jolissaint ed è un dottorando di Friborgo, sociologo di formazione e militante del Partito Socialista, con una passione a quanto pare, per il turismo accademico: se nel 2021 ha deciso di trasferirsi a Gerusalemme per studiare all’Università Ebraica, nel 2016 era invece alla prestigiosa London School of Economics. Quest’ultima è il minimo comune denominatore che accomuna Jolissaint agli intellettuali mainstream che stanno avendo successo in Ticino e in Italia negli ultimi anni: l’ateneo d’élite della monarchia inglese frequentata da chi oggi legittima la NATO e sta lottando affinché la Svizzera abbandoni la sua neutralità sta producendo una parte non solo dell’intellighenzia svizzera ma anche dei movimenti di protesta che anche se minoritari (“Renovate Switzerland” ha 150 membri in tutto il Paese) godono di più risalto dei partiti di opposizione ben più numerosi. Chissà come mai?!

Quando il potere sostiene gli anti-potere

Il nostro portale fin dal 2019 (leggi qui) è stato il solo in Svizzera a indagare su questo strano movimento degli scioperi per il clima e di tutte le varie associazioni più o meno massimaliste che ne sono sorte negli ultimi anni, tutte stranamente piene di soldi e sempre ben coperte mediaticamente (leggi qui). Lo definiamo strano, perché queste proteste non vengono mai represse e anzi vengono idealizzate proprio da chi si dovrebbe teoricamente sentire messo all’angolo dalle stesse. Strano, perché è l’unico movimento di protesta apparentemente anti-governativo che però ha sempre goduto della legittimazione degli stessi governi borghesi che teoricamente prendeva di mira: non solo Greta Thunberg veniva accolta (non si sa a che titolo) al pari dei più grandi capi di Stato, ma persino nel Canton Ticino il Dipartimento dell’Educazione – che non ha mai tollerato scioperi studenteschi – nel 2019 incitava quasi i ragazzi ad astenersi dalle lezioni…