Alle elezioni federali i comunisti di Basilea sfideranno gli europeisti di “BastA”. Stefan Hofer: “Difendiamo la neutralità”!

Come nel Canton Ticino anche a Basilea, in vista delle elezioni federali di ottobre, troviamo una sinistra divisa. Ma non si tratta della tradizionale divisione fra moderati e massimalisti: il vero discrimine oggi è la collocazione internazionale dei diversi partiti. A confrontarsi è infatti, da un lato una sinistra europeista che adotta un’impostazione liberal, e dall’altro lato una sinistra operaia che intende difendere la neutralità svizzera. Se in Ticino il conflitto è quindi fra il Partito Comunista che si candida con la lista “No UE – No NATO” in alternativa alla congiunzione di PS-Verdi che aspira invece ad aderire all’UE; nel cantone svizzero-tedesco è il Partito del Lavoro (PdA) a sfidare la lista della sinistra ecologista “Basler Starke Alternative” (BastA). Mentre il PdA difende i diritti sociali messi in pericolo dagli accordi bilaterali con l’UE e vuole che la lotta all’inquinamento non sia pagata dai lavoratori, la lista BastA preferisce puntare sui temi alla moda: questione di genere e riscaldamento climatico su tutti.

Il ritorno in pista del Partito del Lavoro di Basilea

Il Partito del Lavoro di Basilea (PdA) è l’organizzazione dei comunisti “storici” del cantone renano: attivo dal 1944 ha mantenuto una propria rappresentanza nel Gran Consiglio di Basilea fino al 2001. Nel 1987, a seguito di divergenze ideologiche con la “casa madre”, venne espulso dal Partito Svizzero del Lavoro (PSdL-POP) e ha quindi adottato una linea di autonomia come peraltro i compagni del Canton Ticino. Dopo oltre vent’anni l’assemblea del PdA ha deciso di tornare a partecipare a una competizione elettorale presentando per le elezioni federali del prossimo ottobre tre candidati al Consiglio Nazionale. La lista sarà guidata dall’avvocato Stefan Hofer, già granconsigliere, che durante una conferenza stampa convocata lo scorso giugno ha affermato che il PdA è contrario a un ammorbidimento della neutralità e sostiene di conseguenza l’iniziativa popolare per una neutralità integrale lanciata dagli ambienti vicini all’UDC.Il Partito del Lavoro di Basilea – ha continuato Hofer – “con il suo coerente sostegno a una Svizzera neutrale, il suo rifiuto dell’adesione all’UE e dell’esportazione di armi, si distingue dagli altri partiti di sinistra, che o tacciono su questi temi o addirittura si pongono per primi al servizio del mainstream della NATO”.

I candidati del PdA di Basilea: da sinistra, Stefan Hofer, Vera Genitsch-Gratwohl e Matthias Goldschmidt.

Fra i candidati comunisti di Basilea vi è anche Vera Genitsch-Gratwohl e Matthias Goldschmidt, i quali hanno spiegato come il PdA respinga la partecipazione della Svizzera a sanzioni economiche che non sono suffragate dal diritto internazionale, sono dannose per il mantenimento della pace e per la nostra economia: il PdA di Basilea esprime per contro apertamente la sua solidarietà con “gli Stati che, contro la brutale pressione degli USA, hanno deciso di creare un ordine sociale ed economico socialista, come Cina, Vietnam, Cuba, Venezuela e altri”.

Trema il seggio degli eco-europeisti

Ad essere in pericolo è il seggio della consigliera nazionale della sinistra ecologista basilese Sibel Arslan, esponente del Movimento Europeo Svizzero (MES), la lobby che spinge per un’adesione della Svizzera nell’Unione Europea: l’alternativa che il PdA rappresenta per tutti coloro che a sinistra non sostengono la svolta atlantista del Paese fa tremare la riconferma della deputata uscente. La responsabilità tuttavia non è attribuibile ai comunisti: è stato il PS (con cui BastA è alleato) ad aver escluso il PdA dalle trattative visto che quest’ultimo partito, coraggiosamente, ha rifiutato di condannare la Russia e di schierarsi con il regime ucraino. Arslan, peraltro, non è solo membro del MES, ma è pure espressione della forte diaspora curda e – secondo Ankara – sarebbe addirittura vicina a organizzazioni separatiste armate.

La deputata europeista Sibel Arslan ha subito invocato sanzioni e fine delle relazioni con la Russia.

La stessa consigliera nazionale si è dichiarata in passato favorevole non solo alle sanzioni contro la Russia ma si è più volte schierata contro la Cina: dalla critica all’accordo di libero scambio fra Berna e Pechino fino al sostegno al separatismo uyguro, tibetano e taiwanese contro l’integrità territoritale della Repubblica popolare, passando per l’invito indiretto al Consiglio federale affinché si unisse agli USA nel dichiarare il “boicottaggio diplomatico” dei giochi olimpici in Cina. Insomma mantenere il suo seggio sotto la cupola di Palazzo federale significa rottamare la neutralità ma anche rafforzare la sudditanza verso l’unipolarismo atlantico, nonché impedire che la sinistra si emancipi da questi personaggi ostili alla cooperazione con le nazioni emergenti.

Solidarietà dal Ticino

Massimiliano Ay, capolista della lista “No UE – No NATO” in Ticino conferma il sostegno dei comunisti ticinesi alla lista del PdA a Basilea: “siamo entrambi partiti comunisti coerenti, convinti che la priorità odierna sia la difesa della neutralità della Confederazione nel contesto del multipolarismo. Rifiutiamo quindi sia l’adesione della Svizzera all’UE sia l’avvicinamento del nostro esercito alla NATO ed entrambi siamo contro le sanzioni!”.