La direttrice della RUAG vuole portare la Svizzera in guerra? L’UDC contrariata. Il Partito Comunista: dimissioni!

Brigitte Beck è la direttrice dell’azienda di armamenti svizzera RUAG, di cui è proprietaria la Confederazione. Si trova da qualche settimana al centro di uno scandalo poiché ha invitato senza troppi complimenti i governi di Spagna e Germania a riesportare le armi elvetiche in uno scenario di guerra come quello ucraino. Ricordiamo che uno degli elementi centrali della neutralità svizzera è proprio il divieto di riesportazione di materiale bellico. In pratica una dirigente di una delle più importanti aziende svizzere e – appunto – di un’azienda statale (!) legata a un settore strategico come quello militare, invita dei governi stranieri e farsi beffe delle leggi del suo stesso Paese, arrivando persino a prevedere che Berna ingoierebbe il rospo e non reagirebbe. Un’ingerenza bella e buona nel dibattito politico (e finanche giuridico) che ha suscitato reazioni pesanti nell’opinione pubblica e su cui il Consiglio di Amministrazione dell’azienda ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta.

Armate pure l’Ucraina, tanto Berna non reagirà!”

Ecco le parole precise di Brigitte Beck: “Germania, Spagna fornite questo materiale all’Ucraina. E invece chiedono a noi di violare le nostre leggi. Potrebbero farlo… e noi cosa faremmo allora? Probabilmente nulla. Probabilmente non arriveremmo a perseguirli se dovessero consegnare questi sistemi bellici. Non credo proprio ci sarebbero conseguenze. Questo è il mio pensiero”. Si tratta di parole risalenti a due settimane fa, pronunciate a una conferenza sulla neutralità e sulla sicurezza. Quando a parlare è una funzionaria dirigente di un’azienda federale le sue parole non sono più semplici opinioni di una cittadina, ma impegnano e gettano nell’imbarazzo l’intero Stato: la Svizzera agli occhi del mondo appare così una repubblica delle banane. La RUAG non è infatti un’azienda privata: oltre ad essere di proprietà della Confederazione è pure l’officina dell’esercito svizzero. Parole come queste generano un terremoto politico poiché di fatto affossano la già traballante neutralità del Paese: secondo il settimanale “NZZ am Sonntag”, il ministro dell’economia Guy Parmelin è irritato e avrebbe affrontato la questione con il gruppo parlamentare dell’UDC, il suo partito, e vorrebbe l’allontanamento della donna.

Il governo si indigna …a scoppio ritardato!

I vertici dell’Unione Democratica di Centro (UDC) sono in effetti prontamente intervenuti: “il suo compito è dirigere la RUAG e creare le condizioni quadro ideali per l’azienda. Il suo compito non è immischiarsi in dibattiti politici. In questo senso reputo sia andata troppo in là”, ha detto il Consigliere agli Stati di Berna Werner Salzmann. A onor del vero anche il consigliere nazionale ticinese del Partito Liberale-Radicale Rocco Cattaneo – notoriamente filo-ucraino e favorevole alla vendita di armi – ha dichiarato: “Sono parole inopportune. Soprattutto in un momento come questo, in cui ci sono diversi atti parlamentari che trattano il tema della riesportazione di materiale bellico. Penso che sia un compito del Parlamento discutere di questo tema e non della direttrice generale della RUAG”. Con un imbarazzante ritardo di tre settimane anche la ministra della difesa Viola Amherd si è infine degnata di un commento: “Non interferirei mai, né darei a un altro Paese una raccomandazione su cosa fare, è una cosa che neanche noi apprezziamo. Ci consideriamo sovrani e non gradiamo quando altri Paesi ci dicono cosa dovremmo fare”.

Il Partito Comunista: “dichiarazioni irresponsabili: se ne vada!”

A sinistra si è espresso con la coerenza che gli è riconosciuta anche il Partito Comunista. Il partito, seppur minoritario, da mesi sta conducendo una forte campagna a favore della difesa della neutralità scontrandosi con i Verdi e il Partito Socialista che nella loro foga anti-russa hanno ceduto su tutti i principi pacifisti tradizionali dell’area progressista. Il granconsigliere ticinese Massimiliano Ay, segretario politico del PC, ha affermato: “La RUAG è di fatto l’azienda dell’esercito svizzero ed è di proprietà della Confederazione e la sua direttrice invita irresponsabilmente ad aggirare la legge e a fregarsene della neutralità. Questo significa sì mettere in discussione la certezza del diritto, ma rappresenta anche un problema per la nostra sicurezza nazionale. La signora Beck ci vuole portare in guerra contro la Russia per vendere più armi? Una persona del genere va subito allontanata dal suo incarico!”